sabato 15 febbraio 2014

Riforma Morbida del sistema monetario e dell’economia italiana: principali caratteristiche e vantaggi rispetto al break-up dell’euro


Le controindicazioni di un processo di break-up dell’euro derivano dal fatto che una serie di rapporti contrattuali e di posizioni di debito e credito subiscono una conversione della valuta in cui sono espressi.

Stipendi, pensioni, contratti d’affitto, contratti di fornitura, contratti di finanziamento, in caso di break-up trasformano la loro valuta di denominazione in una moneta di minor valore.

Confusione, complicazioni, contenziosi legali, effetti redistributivi, incertezza sulle reazioni delle controparti, turbolenze sui mercati finanziari, instabilità del sistema bancario, sotto TUTTE in un modo o nell’altro conseguenze derivanti dalla ridenominazione dei contratti in essere al momento del break-up.

Sono prevedibili forti ostilità a qualsiasi ipotesi di questa natura da parte di gruppi d’interesse molto influenti quali:

le aziende tedesche e degli altri paesi dell’area ex-marco, che si troverebbero immediatamente a operare con una moneta rivalutata; e

i mercati finanziari, dove gli operatori che detengono crediti verso l’Italia subirebbero una perdita sui loro crediti.

Tuttavia anche i cittadini italiani, compresi molti di coloro che stanno sempre più capendo la relazione tra disfunzionalità del sistema monetario e problemi economici del paese, vivono comunque con disagio la possibilità di vedere i loro risparmi, le loro retribuzioni e le loro pensioni trasformate in un’unità monetaria di minor valore.

Queste ultime preoccupazioni sono di natura prevalentemente psicologica, in quanto non c'è da aspettarsi l'emergere di fenomeni inflattivi (in seguito al break-up) se non su scala molto inferiore all’entità della svalutazione. Ma costituiscono comunque un forte freno all’emergere di un netto consenso della pubblica opinione in favore del break-up.

Ci sono poi le difficoltà tecniche di gestire un processo di break-up senza che si producano fughe di notizie, turbative di mercato, corse agli sportelli bancari e fughe di depositi, eccetera.

Una riforma del sistema monetario che permette di conseguire TUTTI i risultati che ci si propongono in seguito al break-up:

PRIMO, eliminazione degli squilibri di competitività tra paesi appartenenti all’eurozona

SECONDO, sviluppo di politiche economiche di pieno impiego

TERZO, finanziamento del settore pubblico senza emettere debito in una moneta che lo stato non gestisce e non controlla

senza che si ridenomini nessuno dei rapporti contrattuali pregressi è quindi nettamente più efficace e meno rischiosa di un break-up, suscita di gran lunga meno ostilità, meno inquietudini e dubbi nella pubblica opinione, e ha difficoltà di esecuzione enormemente inferiori.

Tra l’altro, la Riforma Morbida è attuabile SENZA che debbano essere effettuate richieste di alcun tipo ad altri stati membri dell’Eurozona e in particolare alla Germania (richieste quali eurobond, trasferimenti finanziari o qualsiasi altra forma di sostegno).

La strada da seguire non è quindi di rottura, ma di affiancamento e sostituzione.

Fermo restando che tutti gli effetti benefici del recupero di sovranità monetaria possono, e devono, essere conseguiti immediatamente.

 
Tutto quanto sopra esposto è ottenibile con un processo articolato nei seguenti passaggi.

UNO: Certificati di Credito Fiscale (CCF) vengono assegnati gratuitamente a cittadini e aziende, e utilizzati dallo stato per finanziare provvedimenti di spesa. Le assegnazioni annue sono adeguate, in quantità, a riportare l’economia italiana al pieno impiego (stima attuale: 200 miliardi annui). Una quota è assegnata alle aziende in funzione dei costi di lavoro sostenuti, per riportare la loro competitività al livello dei paesi più efficienti dell’Eurozona (principalmente la Germania: stima attuale 80 miliardi annui) ed evitare il formarsi di sbilanci commerciali (l’obbiettivo è un saldo import-export tendenzialmente in pareggio).

DUE: I CCF, che possono anche essere denominati Lire Fiscali, saranno negoziabili tra gli assegnatari e il sistema bancario (gli assegnatari potranno cioè convertirli in euro) e anche utilizzati in transazioni tra privati. Sicuramente tramite supporti elettronici / informatici; eventualmente potranno essere emessi titoli bancari cartacei al portatore rappresentativi di Lire Fiscali (in pratica sarebbero banconote: da valutare le esigenze di compatibilità con l’art. 105 del trattato di Maastricht).

TRE: con effetto immediato, lo Stato italiano cesserà di emettere titoli di debito pubblico in euro. Le emissioni saranno esclusivamente denominate in Lire Fiscali: daranno quindi diritto al rimborso di capitale e interessi in moneta utilizzabile per pagare obbligazioni finanziarie verso lo Stato italiano.

QUATTRO: nessun rapporto di debito / credito, nessun contratto, nessun rapporto di lavoro, nessun impegno per pagamento di pensioni (eccetera) verrà convertito da euro a Lire Fiscali.

CINQUE: tuttavia è prevedibile che i NUOVI contratti di lavoro, finanziamento eccetera vengano sempre più spesso stipulati in Lire Fiscali e non in euro.

SEI: nel giro di qualche anno con ogni probabilità l’utilizzo della Lira Fiscale (moneta sovrana) risulterà predominante rispetto a quello dell’euro (moneta non sovrana).
 
Riguardo ai rapporti con l’Unione Europea, va precisato che quanto sopra deve essere messo in atto SENZA trattative o richieste di autorizzazioni, in quanto non viola nessun trattato ed è, d’altra parte, ESSENZIALE per il ripristino di adeguate condizioni di occupazione e sviluppo.
 
Potrà essere tenuto un referendum per stabilire la completa cessazione dell’utilizzo dell’euro da parte della pubblica amministrazione italiana (in luogo del quale verrebbe, in questo caso, esclusivamente utilizzata la Lira Fiscale). Tutto questo però SUCCESSIVAMENTE a quanto esposto ai precedenti punti UNO, DUE, TRE e QUATTRO (e senza che il referendum sia precondizione per metterli in atto).

35 commenti:

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  2. Mi chiamo Frano Vaccari, sono un laureato in scienze economiche presso l'università di Bologna e seguo con interesse dal 2008, anno in cui ho iniziato a scrivere la mia tesi di econometria, il dibattito su Euro, Europa e istituzioni europee.
    Sto leggendo il suo (vostro) libro Dott. Cattaneo e le posto di seguito alcune domande.
    1- All'interno delle categorie previste: aziende, lavoratori, stato e in particolare in riferimento alle prime due, quali criterio di selezione prevedete? Considerate indifferente dal punto di vista dell'efficacia, assegnare i CCF tanto ad aziende che producono all'estero quanto ad aziende che producono in Italia?
    2- Per "lavoratori" sono intesi solo i lavoratori dipendenti? In caso affermativo, potrei sapere le motivazioni?

    Nota: ho letto altrove nel forum alcune considerazioni riguardo alla preferibilità dei CCF riguardo alle teorie basate sul break-up (Borghi e Bagnai per intenderci). Non credo che le due cose possano essere comparate considerando solo gli aspetti meramente tecnico operativi, esistono a mio avviso diverse visioni politiche sottostanti ad ognuna delle due proposte. Ritengo che i CCF potrebbero togliere a Renzi parecchie castagne dal fuoco ma ritengo altresì che sarebbero controproducenti per chi (Borghi, Bagnai, Brancaccio, LePen ecc) vorrebbero far saltare, assieme all'euro, tutto il banco dell'assetto istituzionale europeo.
    3- In riferimento a quanto afferma nei punti 5 e 6, (se ne ho compreso bene il senso) in base a quali considerazioni ritiene che i CCF possano costituire un preambolo indolore per uscire dall'euro e non invece la terapia per mantenerlo artificialmente in vita?

    Mi scuso per eventuali imprecisioni e ringrazio per l'attenzione.
    saluti


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    1. In merito al punto 1): l’allocazione è una decisione politica e quindi si potrà arrivare a forme di implementazioni diverse, per esempio in merito a quanto destinare a riduzioni del carico fiscale e quanto a sostegno di spesa pubblica diretta. Un punto chiave è assicurare che la ripresa della domanda non comporti di mandare in deficit la bilancia commerciale e questo è ottenuto, nella formulazione attuale, con l’intervento sul cuneo fiscale a beneficio non solo dei lavoratori, ma anche delle aziende. In realtà già per com’è concepita oggi, la proposta avvantaggia le aziende che producono in Italia e non quelle che delocalizzano perché i CCF sono ad esse attribuiti SOLO in funzione dei costi di lavoro SOSTENUTI IN ITALIA.
      In merito al punto 2): no, anche ai lavoratori autonomi. Vedi la bozza di proposta di legge (post del 30.4.2013).
      In merito alla Nota: certo, che cosa si finirà per fare dipende da variabili politiche. Dal mio punto di vista, ritengo importante però dare la massima diffusione al concetto che il breakup non è l’unica via possibile per risolvere le gravissime disfunzionalità dell’Eurozona, e neanche la più efficiente. Capisco che si possa avere un’opinione negativa in merito al processo di integrazione europea per motivi che vanno al di là dei problemi del sistema monetario. D’altra parte c’è anche il rischio che perseguire una via “massimalista”, senza alternative, blocchi qualsiasi tipo di soluzione del problema. Il breakup è un processo inefficiente, complesso e controverso: questo è un fatto, e per ogni elettore convinto della necessità di percorrerlo, almeno un altro (ma forse due o tre…) ne è spaventato.
      In merito al punto 3): il mio punto è che se applichiamo correttamente la Riforma Morbida, risolviamo le inefficienze del sistema. Dopodiché rimane vero che l’euro non ha un senso economico… lo rendiamo inoffensivo, non utile. Quindi rimane aperta la possibilità di tornare, negli anni successivi, al precedente sistema di monete nazionali. Mi limito a dire che non è vitale deciderlo immediatamente.

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    2. Faccio a riguardo una ulteriore considerazione, che è anche una domanda,
      Riguardo alla necessità di riunire chi è per i ccf anche sotto una bandiera politica per poter esercitare pressione, sono in linea di principio d'accordo con lei riguardo al fatto che non sarebbe necessario ma non posso non ricordare che viviamo in un paese a sovranità espropriata dove governano gli interessi del capitale finanziario globale.
      Tali interessi sono, tra gli altri, anche:
      1- mantenere scarsa la quantità di moneta perchè più moneta c'è e minore sarà la necessità di debito. E il capitale vive di debito.
      2- mantenere basso il livello di inflazione. (fare politiche dal lato domanda potrebbe dare problemi in questo senso).
      3- la convinzione riguardo alla totale subbitanza rispetto alla finanza globale, mi si rafforza ulteriormente se noto che non si è nemmeno mai minimamente manco parlato di istituire la famosa banca di stato che permetterebbe direttamente di accedere ai prestiti BCE, risparmiando notevoli spese da interessi. Credo che abbia ragione chi pensa che questo non lo si è fatto proprio perchè priverebbe gli istituti privati di importanti introiti.

      Non pensa lei che avere un supporto politico alla soluzione CCF farebbe la differenza tra poterli adottare e no?
      Saluti
      Franco Vaccari

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    3. Per quanto è nelle mie forze e nelle mie possibilità, i supporti politici li sto cercando in tutte le direzioni (italiane e anche estere). Anche e soprattutto perché diversamente non si smuoverà nulla.
      Sono invece scettico sul fatto che si debba necessariamente passare per un fronte comune di paesi, ad esempio Italia, Spagna e Francia insieme. E' già difficile sbloccare la situazione in uno solo, figuriamoci accordarsi in due, tre o più... La Riforma Morbida ha il pregio, tra le altre cose, che la può adottare una singola nazione. Mi sembra plausibile che una parta e poi ci sia un rapido effetto imitativo.

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  3. Vabbè ... ovviamente mi chiamo Franco e non Frano ... peccato non sia prevista la possibilità di modificare successivamente il testo.

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  4. E' una sorta di credito di imposta o tassazione negativa. Ma è una moneta vera e propria. Come fate a chiedere una moneta parallela all'euro, e al tempo stesso negare che siete contrari alla caduta dell'euro? Se chiedeste credito di imposta non sarebbe una moneta ma una tassazione negativa e quindi non metterebbe in crisi l'euro. Anche se fermerebbe il processo di integrazione per qualche anno. Vogliamo unirci sì o no? Gli europei dicono "boh".

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    1. E' opportuno unirci politicamente ? io sono perplesso, ma il punto è che la volontà non esiste.
      Se la Riforma Morbida sia una "caduta" dell'euro, dipende dal significato che si dà al termine "caduta". Io la vedo molto più pragmaticamente: c'è una situazione che non va, qual è il modo più semplice, più efficiente e meno controverso per risolvere il problema ?

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    2. ho capito volete l'euro-standard e usare i ccf per fare la spesa. potrebbe funzionare perché no? del resto l'europa si è sempre distinta per la sua decadenza e la sua inutile sofisticazione culturale.

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    3. Veramente la mia proposta è di usarli prevalentemente per ridurre la fiscalità. Poi, se una proposta che funziona è sintomo di sofisticazione e decadenza, ben venga essere sofisticati e decadenti...

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    4. Vabbè era una battuta. Cioè i CCF diventano un derivato dell'euro ma non risolvono il problema la richiesta di liquidità. Che è il problema principale attuale. Forse risolvono l'insolvenza del settore privato, almeno fin quando non si svaluteranno a zero dato che saranno gestiti a quanto vedo dalle autorità italiane la cui fiducia è prossima allo zero assoluto.
      Non perdete di vista il problema principale: la richiesta di liquidità che assalta i mercati ogni secondo. Il resto è robetta. E aggiornate la riforma morbida così come si fa con un software.

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    5. Il problema principale attuale è la carenza di domanda, dovuta a insufficiente disponibilità di potere d'acquisto per cittadini e aziende. I CCF la risolvono in pieno.

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    6. ma quello è il problema a valle. è a monte che va risolto. in america hanno messo la volcker, noi in europa abbiamo fatto alcune blande raccomandazioni e non una legge. come vede a monte sta il problema.

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    7. No... la carenza di potere d'acquisto è il problema a monte. Risolto quello, il resto viene di conseguenza.

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    8. la carenza del potere di acquisto è solo nel privato. il pubblico ha aumentato il suo potere di acquisto a causa della deflazione senza mai perdere uno stipedio.

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    9. Certo, finché il dipendente pubblico mantiene il posto è così. Ma a livello di sistema economico, di paese Italia nel suo complesso, la carenza di potere d'acquisto rispetto alle potenzialità produttive c'è, ed è drammatica.

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    10. finora nessuno è stato licenziato. ad essere licenziati sono i privati. i ccf daranno allo stato la scusa per assumere ancora di più e far uccidere ancora di più l'economia reale che a lei sta a cuore.

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    11. Non vedo perché, visto che li utilizzo in modo preponderante per ridurre il carico fiscale (soprattutto sul lavoro, e a beneficio sia del lavoratore che delle aziende) e non per incrementare la spesa pubblica.

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    12. il gettito derivato dall'aumento del pil che lei prevede coi ccf andrà tutto ad assunzioni pubbliche e a salvare imprese fallite. quando i ccf arriveranno a fine progetto come lei prevede, lei si ritroverà con una spesa pubblica ancora più insostenibile. cioè la grecia. ecco eprché abbiamo ancora tasse sull'abissinia, perché non riusciamo a toglierle per via della spesa che coprono. stessa cosa succederà ai ccf che non prevedendo riforme ma solo "moneta" lasciano le cose come oggi.

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    13. Lei sta facendo il processo alle intenzioni...

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    14. Se diminuisci le tasse come fai a reggere la spesa pubblica che la Riforma Morbida non prevede di riformare? ovviamentre ri-alzando le tasse e quindi si torna al punto di partenza. i ccf non prevedono infatti riforme.

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    15. Se diminuisco le tasse (le aliquote per essere più precisi) recupero tutta la disoccupazione prodotta dalla crisi, aumento il PIL, ho lo stesso gettito fiscale di oggi e posso tranquillamente sostenere la spesa pubblica ai livelli attuali.

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    16. e se l'aumento del pil finisce in altra spesa publica? come è sempre avvenuto e sempre avviene. i ccf infatti sono emessi dalla stessa entità che regola la spesa pubblica.

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    17. Se abbasso le tasse sul lavoro, NON finisce in spesa pubblica.

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    18. se abbassa le tasse sul lavoro e lo stato non ha diminuito la spesa pubblica dovrà per forza rialzare altre tasse per non fallire. gli italiani questo gioco lo conoscono. ti abbasso questo e ti alzo quell'altro perché se abbasso la spesa pubblica perdo le elezioni. il gettito in più dei ccf, se ci sarà, infatti andrà in spesa publica per vincere le elezioni. come sempre è successo. in assenza di riforme che blocchino questo circolo vizioso.

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    19. L'ho detto ieri e non lo ripeto più: lei fa il processo alle intenzioni. Comunque NON c'è bisogno di abbassare la spesa, basta non aumentarla.

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    20. chi pensa male ci azzecca diceva uno famoso.....

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    21. CHI PENSA MALE CI AZZECCA

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  5. I CCF ESSENDO MONETA PARALLELA ALL'EURO LO FARANNO APPREZZARE ANCORA DI PIù FACENDO CALARE LE ESPORTAZIONI. QUELLO CHE SI GUADAGNA NELLA DOMANDA INTERNA LO SI PERDE CON LE ESPORTAZIONI. LA STESSA COSA è SUCCESSA AL GIAPPONE DEGLI ANNI 90 FACENDOLO ENTRARE IN DEFLAZIONE PER 20 ANNI.
    TENERE IN PIEDI IL SISTEMA SENZA FAR NASCERE NUOVE IMRPESE PIù COMPETITIVE è IL MOTIVO PER CUI LA CINA HA SUPERATO IL GIAPPONE I TASSI A ZERO TENGONO IN PIEDI LE AZIENDE FALLITE E IMPEDISCONO IL RICAMBIO NECESSARIO AD UNA ECONOMIA CHE DEVE TORNARE AD ESSERE COMPETITIVA GRAZIE A NUOVE RIFORME.
    IN CASO NEGATIVO VI ASPETTANO 20 ANNI DI DEFLAZIONE. I SOLDI CI SONO NON VBISOGNA STAMPARNE ALTRI. BISOGNA CAMBIARE LE LEGGI CHE IMPEDISCONO IL RICAMBIO EOCNOMICO E GENERAZIONALE. MA GLI ITLAIANI NON C'HANNO VOGLIA DI LAVORARE. ADESSO MI BEVO UNA LIMONATA SOTTO L'OMBRELLONE PERCHé HO LAVORATO TROPPO OGGI SCRIVENDO QUESTO POST.




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    1. Buona idea la limonata...
      Quanto al resto, i CCF abbassano il costo del lavoro per le aziende, quindi l'effetto positivo per le esportazioni nette ci sarà, eccome.
      La deflazione in Giappone è durata vent'anni perché si sono tenuti i tassi a zero ma non si sono dati abbastanza soldi all'economia reale. La Riforma Morbida ottiene questo risultato, e i tassi successivamente, quando si è recuperata una situazione economica normale (riassorbimento della disoccupazione prodotta dalla crisi, dal 2008 in poi) torneranno a livelli normali: BOT al 2% (pari all'inflazione), BTP decennali al 4%.

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  6. Salve dr Cattaneo, seguo con interesse la vs. proposta, ed avrei due osservazioni da fare.
    -l'assegnazione dei ccf dati solo ad alcune imprese non si configurano come aiuti di stato alle dette imprese e rischiano di essere sanzionati dalla UE?
    -assegnare gratuitamente i ccf significa in pratica ridurre le tasse per chi li riceve, ma non sarebbe più semplice un taglio drastico della tassazione delle imprese con una flat tax per tutti (accompagnata da una sburocratizzazione di tutte le procedure amministrative e fiscali) che sarebbe un segnale rivoluzionario per il sistema paese tale da attrarre investimenti e far ripartire PIL ed occupazione?

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    1. Sul primo punto, non stiamo proponendo di assegnarli solo ad alcune imprese, ma a tutti i datori di lavoro, in funzione dei costi di lavoro sostenuti. Escludiamo solo il datore di lavoro pubblico. perché si tratterebbe di una partita di giro.
      Sul secondo, il problema sono i vincoli di Maastricht. L'unica maniera di risolvere la crisi è attuare una forte azione espansiva. Se tagliamo tasse ma dobbiamo rispettare i vincoli dobbiamo recuperare altrove con tagli o incremento di altre tasse. I CCF sono il modo di abbattere il carico fiscale con un'azione espansiva che però non incrementa il debito totale (perché i CCF non hanno rischio di default, quindi sono una forma di moneta, non di debito).

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    3. Lei dice ai "datori di lavoro in funzione dei costi di lavoro sostenuti", quindi verrebbero escluse quelle imprese che non hanno dipendenti, che in Italia sono un numero non marginale se solo pensiamo alle imprese artigiane con solo il titolare senza dipendenti.
      Sul secondo punto secondo la curva di laffer un taglio di tasse produce un aumento del gettito che potrebbe compensare il taglio e nel contempo migliorare il rapporto deficit/pil con l'incremento del pil conseguente a tale taglio.
      A mio parere com'è incancrenita la situazione economica ci vuole una terapia shock che la si può ottenere con un drastico cambio di direzione e l'ipotesi di una flat tax va in tale direzione.
      I ccf pur essendo una soluzione al problema richiedono tempi di implementazione nel sistema più lunghi e mentre la "terapia" comincia a diffondersi e la gente inizia a capirne il meccanismo ...il "paziente" potrebbe essere già collassato.

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    4. Per quanto riguarda imprese artigiani e lavoratori autonomi in genere, il progetto prevede che i CCF vengano assegnati anche a loro. Vedi l'articolo 5 della proposta di legge, qui.
      Riguardo all'effetto espansivo del taglio d'imposte: sono d'accordo che nelle condizioni attuali può essere molto forte, il punto è che va attuato senza che vengano aumentate altre tasse o tagliate spese. Cosa possibile solo se si esce dai vincoli dell'attuale eurosistema.
      Quanto ai tempi di implementazione: se c'è la volontà politica, sulla base appunto della proposta di legge sopra citata, i tempi di implementazione sono rapidissimi. Non certo più lunghi (se non a livello di pochi giorni) di una pura e semplice riduzione delle imposte.

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