Visualizzazione post con etichetta Andrea De Bertoldi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Andrea De Bertoldi. Mostra tutti i post

venerdì 2 dicembre 2022

Che cosa penso di questo governo

 

Mi chiedono che cosa penso del comportamento, fin qui, del governo Meloni, in particolare riguardo all’economia.

Beh penso, in sintesi, che manchi di coraggio. Esponenti di rilievo della maggioranza parlamentare, a partire da Andrea de Bertoldi, sono perfettamente al corrente del potenziale della moneta fiscale, in funzione non solo del rilancio di domanda, redditi, investimenti e occupazione, ma anche della mitigazione dei fenomeni inflattivi.

Però nulla di tutto questo traspare dai provvedimenti presi e dalle dichiarazioni dei ministri. La gestione del Superbonus e dei problemi creati da Draghi con i suoi ennemila cambiamenti normativi rimane un mistero. Le recenti affermazioni di Giorgetti (“dobbiamo evitare di dire che questi crediti fiscali devono circolare liberamente… anzi non dobbiamo proprio dirlo… è meglio per tutti… per lo Stato italiano in particolare”) suonano MOLTO strane in bocca al ministro di un paese indipendente e sovrano.

Riesce così difficile spiegare alla UE e ai mercati finanziari che la moneta fiscale risolve le disfunzioni dell’eurosistema senza romperlo ? oppure il problema è quello che sospettano in molti, che ridare autonomia agli stati è intollerabile per Bruxelles e per i potentati che le stanno alle spalle ? e che questi potentati sono impossibili da sfidare ?

Così però le cose continueranno a non funzionare. Per l’Italia ma anche per la UE. Dando quindi ragione a quanto scriveva Wolfgang Munchau pochi giorni fa: “i peggiori nemici della UE sono i suoi più grandi sostenitori. La difendano qualsiasi cosa faccia”.

Se è così, e molti lo pensano da parecchio tempo, con la UE non si può ragionare, perché ogni proposta di modifica degli assetti e delle linee di conduzione della politica economica (e non) viene considerata una critica inaccettabile.

Queste sono le mie considerazioni al momento. Poi, può essere che il governo Meloni abbia scelto una linea guardinga nelle prime fasi, e che si muoverà con più determinazione poi.

Può essere. Ma per ora, qui siamo.

domenica 20 novembre 2022

Superbonus e Moneta Fiscale

 

Leggo sempre con interesse i commenti economici di Giuseppe Liturri e in genere mi trovo largamente in sintonia con le sue analisi. Nel caso di questo articolo sul tema superbonus 110%, però, un po’ meno del solito.

A parere di Giuseppe, l’ostilità, più che evidente, della UE nei confronti del superbonus deriva principalmente da due fattori.

Il primo è il livello degli incentivi: il 110% è addirittura superiore al costo dei lavori da effettuarsi. Il che fa venir meno l’interesse al contenimento del valore monetario degli investimenti: se ho a disposizione una quantità di incentivi più alta dell’esborso, non sono spinto a negoziare con chi effettuerà i lavori per contenere l’esborso medesimo. Anzi, committente e aziende appaltatrice avrebbero addirittura interesse a gonfiare le cifre.

Il secondo è la cedibilità illimitata: incentivi fiscali non cedibili finiranno per non essere tutti utilizzati per intero, perché alcuni beneficiari in pratica non avranno la necessaria capienza fiscale, cioè non avranno sufficiente materiale imponibile. Se invece gli incentivi, cioè i crediti fiscali, sono liberamente cedibili con ogni probabilità si troverà sempre un compratore dotato della suddetta capienza, e l’utilizzo degli incentivi sarà totale, o pressoché tale.

Sul primo punto, Liturri stesso però nota che l’inconveniente viene meno riducendo l’aliquota e riportandola sotto il 100%, per esempio al 90%.

Sul secondo punto, il difetto del superbonus non è la cedibilità illimitata, ma l’aver introdotto l’incentivo senza prevedere un livello massimo di erogazione di crediti, per esempio su base annua.

Del resto, come questo blog ha chiarito fin dall’inizio, il superbonus è un’applicazione del concetto di Moneta Fiscale, qui proposto sulla base del modello CCF (Certificati di Compensazione Fiscale: titoli utilizzabili come sconti fiscali, liberamente cedibili e assolutamente destinati a circolare ILLIMITATAMENTE).

Ma fin dalle proposte originarie, ho sempre affermato che i CCF devono essere attribuiti per una varietà di applicazioni e per DETERMINATI IMPORTI MASSIMI SU BASE ANNUA.

Per il superbonus, così come per qualsiasi altra applicazione, si sarebbe dovuto dire – ma siamo ovviamente del tutto in tempo per correggere il tiro nel futuro – che le erogazioni avevano un limite annuo: per esempio, i primi 20 miliardi che fanno regolare richiesta ottengono il credito, gli altri slittano all’anno successivo.

Il limite annuo è necessario anche e soprattutto perché diversamente si rischia di far partire più interventi di quelli che la capacità produttiva del settore riesce poi effettivamente a effettuare: e questa sicuramente è una distorsione, con effetti inflazionistici.

Quello che il governo deve fare è contenere l’aliquota e fissare un tetto annuo. Ma NON limitare la cedibilità.

Tra l’altro la cedibilità illimitata consente anche di introdurre un’altra variante che in questo blog è stata spesso proposta e analizzata: attribuire ai crediti un tasso d’interesse (una maggiorazione di valore se l’utilizzo viene volontariamente differito). 

Il tasso d’interesse spingerebbe parecchi percettori a ritardare l’impiego dei crediti per scontare tasse, appunto perché il valore del credito cresce nel tempo e lo può quindi rendere un investimento interessante.

Parecchi crediti fiscali circolerebbero senza essere utilizzati per molti anni, e in qualche misura, forse, mai.

L’erogazione di crediti sarebbe quindi compensata non solo dalla retroazione fiscale (il maggior gettito consentito dalla crescita di PIL prodotta dall’incentivo, che va messo in conto, come non si stanca di ripetere l’onorevole Andrea de Bertoldi – e come ovviamente questo blog ha sempre affermato) ma anche dal differimento di utilizzo.

Le soluzioni tecniche, in altri termini, esistono e sono portata di mano. Se la UE è ostile alla Moneta Fiscale la ragione è tutta un’altra: è ostile perché la Moneta Fiscale FUNZIONA BENISSIMO ma ha il “difettuccio” (dal punto di vista di chi vorrebbe centralizzare tutte le decisioni di politica economica) di ridare autonomia agli Stati che la introducono.

 

sabato 23 maggio 2020

"Trovare i soldi per ripartire": il video

Videodibattito su CCF, sentenza della Corte Costituzionale tedesca, e altri temi connessi.

Organizzato da Sottosopra, il 9 maggio 2020.

Con Pino Cabras, Marco Cattaneo, Andrea de Bertoldi, Stefano Fassina, "Musso" e Alessandro Somma.

Moderato da Rosanna Maniscalco.

Qui il video.

domenica 12 aprile 2020

CCF: perché il silenzio della politica ?


E’ la via che evita deflagrazioni, compensa gli effetti economici della crisi sanitaria, supera le disfunzioni dell’eurosistema. Perché ancora non la si percorre ?

Nella serata del 9 aprile, l’Eurogruppo ha partorito un accordo che nella migliore, anzi proprio nella più sfrenatamente ottimistica delle ipotesi, è completamente inutile.

Abbiamo un SURE (il meccanismo UE di gestione della disoccupazione) che è una partita di giro tra soldi dati e messi dagli Stati, e che erogherà cifre (al netto di contributi e garanzie) del tutto inadeguate.

Idem per il potenziamento dei fondi BEI.

Non parliamo poi del MES: l’utilizzo senza condizioni è reso possibile solo per i costi legati alla crisi sanitaria. Assolutamente no per gli ammontari, enormemente superiori, necessari a fronteggiarne le conseguenze economiche.

Quanto a un meccanismo d’intervento comune con debiti mutualizzati, c’è un riferimento molto vago e nessun impegno preciso. Non ho alcun dubbio che non si tradurrà mai in niente di concreto e operativo. E’ sempre stata la tattica tedesca, del resto: esprimere un vago possibilismo, non prendere nessun impegno definito, e poi non fare nulla.

In sintesi: un risultato inesistente (se il MES “condizionato” non verrà mai attivato) o pessimo (in caso contrario).

L’Italia aveva, e ha, strade diverse per fronteggiare l’impatto economico del Coronavirus ? certo. E senza chiedere niente alla UE, dalla quale niente di utile arriverà mai.

Le linee secondo le quali occorre procedere sono le seguenti.

La BCE ha deliberato un estensione del programma di QE che per l’Italia vale, pro-quota, 220 miliardi di lire.

Bene, l’Italia inizia a emettere questi 220 miliardi e completa il programma, compatibilmente con l’esigenza di non “ingolfare” il mercato, nei tempi più rapidi possibili.

Il rapporto debito pubblico / PIL dell’Italia a fine 2020, secondo alcune stime recenti, schizzerà a qualcosa tipo il 160% rispetto al 135% attuale, come effetto combinato di un deficit (quindi crescita del numeratore) del 10% e di un calo del PIL intorno, anche questo, al 10%.

Partivamo da 135 / 100, arriviamo a 145 / 90 = 160% (161% per i pignoli… ma sono stime approssimative, ordini di grandezza, non possono essere previsioni puntuali, a questo stadio).

Tutto ciò premesso, alla UE, come si diceva, non si deve chiedere assolutamente nulla.

Occorre invece sviluppare una serie di azioni di politica economica – investimenti e assunzioni nel settore pubblico (nell’immediato, specialmente nella sanità), integrazioni di redditi, spesa sociale, riduzione di tasse – emettendo CCF per alcune decine di miliardi all’anno.

Questo, in aggiunta alle azioni di “tamponamento” da attuare (il più rapidamente possibile: soldi a cittadini in difficoltà e ad aziende che rischiano di chiudere) con i 220 miliardi di BTP.

I CCF non rientrano nel debito pubblico secondo le definizione dei trattati (“Maastricht Debt”) e non devono essere collocati sul mercato.

Ancora più importante, i CCF non danno luogo a impegni di rimborso: quindi non è possibile forzare lo Stato italiano al default sui CCF.

L’Italia deve avviare tutto questo, dichiarando fin da subito, unilateralmente, come impegno non tanto o non solo nei confronti della UE, ma nei confronti dei mercati finanziari, della comunità internazionale, dell’universo mondo, che

l’Italia non darà luogo alla rottura dell’euro (non ne ha bisogno perché con i CCF ne risolve le disfunzioni), e che

il rapporto debito pubblico / PIL scenderà di cinque punti percentuali all’anno, rispetto al livello di fine 2020. Dal 160%, caleremo quindi al 60% in vent’anni.

La riduzione avverrà in primo luogo grazie al recupero del PIL, già nel 2021, per effetto dell’essersi lasciati alle spalle (speriamo !) l’emergenza sanitaria.

E il recupero sarà rafforzato delle azioni espansive attuate mediante i CCF.

Se mancherà qualcosa al raggiungimento dell’obiettivo, si aumenteranno le emissioni di CCF nella misura necessaria.

Non c’è da temere (da parte dei partner europei) un qualsiasi tipo di “indisciplina” nell’emissione dei CCF. I CCF non sono soggetti a rimborso in euro e quindi non c’è nessun rischio di default da “tamponare” (in uno scenario sfavorevole).

L’essenziale è che i CCF che giungono a scadenza ogni anno rimangano una modesta frazione del gettito fiscale lordo del settore pubblico (oltre 800 miliardi nel 2019).

Nel caso si esageri, ci sarà uno svilimento di valore dei CCF in circolazione (troppi CCF che rischiano di ingenerare “vischiosità” al momento di utilizzarli come sconti fiscali). Ma quand’anche questo scenario si verificasse, sarà esclusivamente un problema italiano.

Se tutto questo è vero, se questo percorso è noto, perché la politica è silente ?

In realtà non lo è del tutto. Anzi.

Una proposta di legge è stata depositata per la discussione in Senato da parte dei deputati M5S Cabras e Trano (e firmata da 90 parlamentari).

Uno specifico ordine del giorno è stato messo ai voti dal senatore de Bertoldi di Fratelli d’Italia, e approvato.

I Minibot proposti da Claudio Borghi della Lega sono anch’essi uno strumento di Moneta Fiscale (come i CCF).

Un piano di salvezza nazionale che prevede, tra i vari strumenti, la Moneta Fiscale è stato sottoscritto da 23 membri del parlamento (e da 20.000 cittadini).

La politica non è silente, ma le voci di chi ha compreso la direzione in cui muoversi sono avversate da interessi costituiti fortissimi. E le ragioni non sono difficili da comprendere.

Il progetto CCF (e/o altre varianti sul tema “Moneta Fiscale”) ridanno discrezionalità di azione allo Stato.

Riducono, quindi, l’influenza dei mercati finanziari.

E limitano lo strapotere di un fortissimo sistema di interessi costituiti, tra loro collegati: la UE, la BCE, gli Stati Nordeurozonici, i grandi gruppi finanziari e industriali.

Le resistenze sono quindi enormi.

Ma la totale emergenza del momento può, anzi deve, essere la leva per far rompere gli indugi.


sabato 11 aprile 2020

Ordine del giorno Andrea de Bertoldi – Senato, 7.4.2020


Atto Senato 7 aprile 2020 – approvato

Ordine del Giorno 0/1766/46/05 presentato dal Senatore Andrea de Bertoldi (FdI).

Il Senato,

premesso che

il disegno di legge in conversione, contiene una molteplicità di interventi, che intervengono nella scadenza, in ogni segmento del sistema economico, sociale, del lavoro e produttivo del Paese, oltre che prioritariamente sulla tutela e la salvaguardia della comunità nazionale, diretti a fronteggiare una crisi epidemiologica senza precedenti, causata dall’epidemia Covid-19;

in tale ambito, le misure adottate dal Governo, finalizzate a sostenere l’impatto economico e sociale, sui lavoratori, le famiglie e le imprese, nettamente insufficienti e incapaci a fronteggiare i gravissimi effetti negativi e penalizzanti che a partire dal breve periodo, si manifesteranno sull’intero sistema-Paese, appaiono peraltro, rivolte più alla tutela di determinate fasce di lavoratori, che nei riguardi degli autonomi, i liberi professionisti e le piccole e medie imprese;

al riguardo, fra le ulteriori misure fiscali ed economiche prioritarie che si rendono indispensabili introdurre in tempi rapidi (il cui costo dell’esitazione potrebbe risultare irreversibile per la tenuta sociale del Paese) si evidenziano gli interventi per assicurare la necessaria liquidità alle famiglie e alle imprese, unitamente a disposizioni di assoluta emergenza nei riguardi dei contribuenti, volte a differire i termini di pagamento di ogni tipo di imposta e tributo, nonché misure innovative in grado di sostenere il tessuto economico e produttivo nazionale, nell’attuale fase emergenziale e in quella futura;

all’interno di tale scenario, appare pertanto urgente e necessario prevedere politiche d’espansione in grado di prevedere nel sistema economico, una maggiore quantità di potere d’acquisto, mettendola a disposizione degli operatori che si muovono nell’ambito dell’economia reale ovvero: famiglie e le imprese, attraverso una netta diminuzione del carico fiscale, aumentando nel contempo i trasferimenti e incrementando la spesa pubblica statale diretta;

l’istituto della moneta fiscale, inteso come qualunque titolo privato o pubblico che lo Stato accetta dai possessori per l’adempimento dei propri obblighi fiscali nella forma di sconti sugli importi dovuti o di pagamento dei medesimi, può costituire al riguardo, un’importante sostegno all’economia reale, la cui manovra monetaria, è in grado di apportare significativi risultati in termini di ripresa della domanda interna e miglioramento della competitività delle imprese, in particolare nell’attuale fase di estrema emergenza sanitaria e successivamente economico e finanziaria, che sta coinvolgendo l’intero Paese;

tale strumento è rappresentato attraverso titoli, che non costituiscono moneta legale né impegnano lo Stato a garantire la conversione in moneta legale, ma tuttavia sono negoziabili, trasferibili a terzi e scambiabili sul mercato, in grado di garantire il diritto al titolare, di ridurre i pagamenti dovuti alla pubblica amministrazione (per tasse, imposte, contributi) a partire da due anni dopo la loro emissione e non devono essere collocati sul mercato, ma attribuiti direttamente a una pluralità di soggetti, quali: le persone fisiche, il sistema delle imprese e gli enti pubblici territoriali, per finanziare investimenti e spese correnti (in primo luogo, nell’immediato, le azioni di contrasto all’emergenza Coronavirus);

a tal fine, in relazione alla crisi dei mercati finanziari e al perdurare dei contrasti tra i Governi che si manifestano a livello europeo e internazionale (che evidenziano la mancanza di adeguate risposte coordinate e globali) in sintonia con le accelerazioni della diffusione del Coronavirus su scala mondiale, appare pertanto urgente e necessario, introdurre nuovi strumenti di politica fiscale, in grado di stimolare la ripresa economica per il nostro Paese, come lo strumento della moneta fiscale, (inteso quale mezzo di pagamento) nella consapevolezza che tale iniziativa potrà nei prossimi anni, anche in relazione agli scenari economici che si intravedono oggettivamente, difficili e complessi, garantire un effetto moltiplicatore finalizzato al rilancio dell’economia interna, senza contravvenire alle regole europee e del Trattato di funzionamento dell’Unione europea;

impegna il governo

a valutare l’opportunità di prevedere in tempi rapidi, in relazione ai prossimi scenari che si determineranno per il sistema economico e finanziario nazionale a partire dal breve periodo, nonché alle forti previsioni di ribasso del prodotto nazionale lordo, ad ampliare le fattispecie ammesse alla compensazione tra crediti e debiti della pubblica amministrazione, anche attraverso titoli riconducibili alla più ampia categoria dei certificati di compensazione fiscale, definendoli, quale “moneta fiscale”, complementare, priva di corso legale, basata su sconti fiscali differiti, relativi a imposte non ancora maturate.