Due precisazioni: i punti che seguono si trovano formulati, in forma maggiormente discorsiva,
qui. E quando parlo di strumenti monetari complementari da introdurre nelle sigole nazioni dell'area euro, chiaramente faccio riferimento ai
Certificati di Credito Fiscale.
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UNO: la piena
occupazione e la stabilità dei prezzi sono gli obiettivi della politica
macroeconomica.
DUE: in una
nazione che controlla l’emissione della propria moneta, i due obiettivi sono
quasi sempre compatibili.
TRE: nell’ultimo
secolo l’unica eccezione rilevante rispetto al punto DUE è stato lo shock
petrolifero degli anni Settanta.
QUATTRO: normali
oscillazioni del ciclo economico possono essere gestite dalla banca centrale,
abbassando i tassi e facilitando il credito quando la domanda rallenta o, al
contrario, aumentando i tassi e rendendo più stringenti le condizioni di
concessione del credito quando i prezzi salgono troppo velocemente.
CINQUE: sono invece anormali le situazioni di
trappola della liquidità (TL) che si producono quando la domanda cala a livelli
molto depressi e la riduzione a zero dei tassi d’interesse non basta a
riportarla al livello necessario per la piena occupazione.
SEI: la TL si è
prodotta varie volte a seguito dell’esplosione di bolle speculative: crescita
dei valori di azioni, immobili o altri beni a livelli irrazionali; massicci
fenomeni di acquisti a credito; repentina caduta che ha lasciato investitori e pubblico
gravati di debiti a rischio di insolvenza, e gli intermediari finanziari carichi
di crediti di dubbia esigibilità.
SETTE: in
situazione di TL, è necessaria un’azione diretta di sostegno della domanda:
spesa pubblica, riduzione delle imposte, erogazione diretta di contributi ai
cittadini o una combinazione di questi interventi.
OTTO: l’azione
diretta di sostegno alla domanda deve essere finanziata con moneta di nuova emissione.
Non ci sono aumenti significativi di inflazione né di tassi d’interesse, fino a
quando l’occupazione non ritorna a livelli normali. Il cambio estero della
moneta tende invece a deprezzarsi, il che peraltro aiuta la domanda grazie al miglioramento
del saldo commerciale.
NOVE: il “quantitative
easing” (la banca centrale compra titoli di Stato o altre attività finanziarie)
dà invece benefici limitati. Si immette liquidità nel sistema bancario che però
alimenta credito e domanda solo in misura modesta. Dopo la scoppio di una bolla
speculativa, le banche sono cariche di crediti problematici e poco propense a
erogare nuovi finanziamenti.
DIECI: il
governo e la banca centrale devono quindi agire in modo coordinato: la banca
centrale deve in effetti essere un’agenzia governativa.
UNDICI: ogni
nazione, o più esattamente ogni ente pubblico territoriale che gestisce tutte
(o la parte preponderante delle) politiche fiscali (tassazione e spesa) in
vigore sul territorio, deve quindi essere in grado di emettere uno strumento di
natura monetaria.
DODICI: per “strumento
di natura monetaria”, più brevemente “moneta”, si intende un’attività
finanziaria emessa da un’entità pubblica, che quest’ultima NON si impegna a
rimborsare BENSI’ ad accettare a saldo delle obbligazioni verso di sé (ad
esempio, le tasse).
TREDICI: i cambi
flessibili tra le monete nazionali ammortizzano gli squilibri di competitività
e prevengono la formazione di sbilanci nei saldi commerciali. Se più nazioni
usano la stessa moneta, come oggi l’eurozona, è indispensabile introdurre strumenti
monetari complementari nazione per nazione, finanziare politiche di detassazione
dei costi produttivi e riprodurre lo stesso livello di flessibilità assicurato
dalle valute nazionali a cambio fluttuante.
QUATTORDICI: il
debito pubblico denominato nella moneta dello stato emittente non ha per
definizione rischio di default, salvo che si decida volontariamente di non
rimborsarlo. Casomai ci può essere un rischio di svalutazione della moneta di
denominazione, se lo stato la emette in quantità che spingono la domanda al di
sopra della capacità produttiva del sistema economico, e quindi producono una
salita generale dei prezzi interni.
QUINDICI: se un
sistema economico è in condizioni normali (non è in TL) l’incremento del
sostegno a determinate forme di domanda (più spesa pubblica o meno tasse) causa
un decremento di altre (spiazzamento). Se finanziato a debito, aumenta i tassi
d’interesse. Se finanziato con emissione di moneta, aumenta i prezzi interni.
Viceversa per il decremento del sostegno alla domanda. Quindi se l’economia non
è in TL, sostenere determinate forme di domanda è utile per riallocare risorse,
non per aumentare l’occupazione.
SEDICI: come
detto al punto TRE, nell’ultimo secolo lo shock petrolifero degli anni Settanta
è stato l’unico caso rilevante in cui piena occupazione e stabilità monetaria
sono risultati temporaneamente incompatibili. Questo perché la crescita dei
costi di produzione ha abbassato di colpo il PIL potenziale. Se non si fosse
accettato un certo livello di inflazione, i redditi sarebbero calati non solo
in termini reali ma anche nominali, creando massicce insolvenze di aziende e
privati, TL e depressione dell’economia.
DICIASSETTE:
nella rara e temporanea situazione di incompatibilità di cui a TRE e SEDICI, l’obiettivo
della piena occupazione deve prevalere su quello della stabilità monetaria.