domenica 21 settembre 2025

giovedì 18 settembre 2025

Economia o anarchia ?

 

Leggo un tweet (si chiamano ancora così dopo che Twitter è diventato X ?) dell’Istituto Bruno Leoni:

“Potremmo definire l’economia come la scienza che studia l’utilizzo delle risorse scarse per fini alternativi.

In un’economia non libera è l’interferenza dell’azione governativa a determinare le scelte”.

La prima parte del tweet è interessante e anche condivisibile. Implica però un concetto basilare della MMT, scuola di pensiero economico che non credo goda delle simpatie di un’associazione liberal-liberista come l’IBL.

Implica che l’identificazione delle risorse scarse è basilare per l’analisi economica; e la moneta non è una risorsa scarsa. Può essere prodotta in quantità indefinita. L’inflazione è la conseguenza di un eccesso di mobilitazione delle risorse realmente scarse (RRS): che sono lavoro, impianti, energia, materie prime. Non la moneta. La creazione di moneta non è intrinsecamente inflattiva. Lo è se produce l’eccesso di mobilitazione delle RRS.

La seconda parte del tweet è curiosa. Vero, l’azione governativa contribuisce a determinare le scelte. Ma tutte le economie dove esiste un’azione governativa, cioè dove esiste un governo, sono forse “economie non libere” ?

Se all’IBL pensano questo, non sono liberal-liberisti.

Sono anarchici puri.

lunedì 15 settembre 2025

Un chiarimento

 

A proposito dell’ultimo post: ho scritto “chi crede in buona fede al progetto di integrazione politica europea dovrebbe essere in prima fila nel sostenere l’introduzione delle Monete Fiscali nazionali.”

Come ho detto in risposta a un commento di Lidia Riboli, NON è vero il contrario. NON è vero che chi NON crede al progetto di integrazione politica dovrebbe osteggiare la Moneta Fiscale.

L’euro è un pessimo progetto. Introdurlo è stato un catastrofico errore. Ma la Moneta Fiscale, anzi le Monete Fiscali nazionali, sono la via di gran lunga più pratica, più agevole, più percorribile, per superarne le disfunzioni.

Si può essere europeisti o meno (e ovviamente io faccio parte del “meno”). Ma è oggettivo che in questo momento (momento che dura da un quarto di secolo) siamo vittime di un meccanismo sbagliato nell’impostazione e perverso nelle conseguenze. Va ricercata e percorsa la strada più plausibile per superare il problema.

Su questo – SE non si hanno secondi fini – è inevitabile concordare.

domenica 14 settembre 2025

Malafede eurista

 

Chi crede in buona fede al progetto di integrazione politica europea dovrebbe essere in prima fila nel sostenere l’introduzione delle Monete Fiscali nazionali. Sono il modo per dare agli Stati la possibilità di attuare politiche fiscali espansive senza incrementare il debito pubblico da rimborsare in euro, quello che non si accetta di condividere né di garantire incondizionatamente da parte della BCE.

Invece la Moneta Fiscale italiana, introdotta con in Superbonus 110%, è stata violentemente osteggiata dall’establishment eurista / europeista, e alla fine eliminata. Nonostante funzionasse. PROPRIO perché funzionava.

Difficile a questo punto ipotizzare qualcosa di diverso dalla malafede riguardo agli euristi che parlano di risolvere le disfunzioni dell’eurosistema. Risolvere le disfunzioni non interessa. O quantomeno, è un obiettivo del tutto secondario.

L’obiettivo di gran lunga primario è togliere potere agli Stati e centralizzarlo sull’asse Bruxelles – Francoforte. Se poi il risultato è creare problemi e non risolverli mai, questo è considerato un effetto collaterale spiacevole ma accettabile.

sabato 13 settembre 2025

Scegliere tra inflazione e disoccupazione ?

 

Esiste un trade-off tra inflazione e disoccupazione ? veramente per abbassare una bisogna alzare l’altra ?

In realtà, a gestione corretta delle variabili macroeconomiche, no. Un eccesso di domanda che innesca conseguenze indesiderate sui prezzi equivale a dire che si sta spingendo il sistema economico a livelli superiori alla piena occupazione, quindi la domanda può essere “raffreddata” senza impatti sensibili sui livelli di impiego della forza lavoro. 

E se invece l’inflazione deriva da shock dal lato dei costi, ad esempio delle materie prime, la strategia corretta non è abbattere la domanda: è tamponare l’inflazione abbassando imposte indirette, quali ad esempio IVA e accise.

Questo a gestione corretta. Solo che il mondo non è ideale, e la gestione della macroeconomia, come di qualsiasi altra cosa, non è sempre corretta, precisa, cronometrica, impeccabile.

Però anche in un mondo non ideale, va sempre ricordato che la disoccupazione è molto più nociva dell’inflazione.

La disoccupazione è un dramma per chi la vive. Un’inflazione al 4% invece che al 2% è un fattore di modesto disordine del sistema economico, ha alcuni effetti redistributivi non gradevoli, ma certamente non è un dramma.

E’ un dramma solo se diventa estrema, se raggiunge livelli a tre, a quattro, a enne cifre. Ma questo avviene solo in circostanze estreme, non solo per un po’ di eccesso di domanda.

E’ fuori luogo citare Weimar. Per accadimenti di quel genere, serve aver perso una guerra mondiale, avere subito riparazioni di guerra pari a un multiplo del PIL, vedersi occupare una porzione del territorio in cui si concentra il 30% della produzione industriale e il 50% delle risorse minerarie.

La piena occupazione è compatibile con un’inflazione bassa e stabile. Ma se c’è da scegliere, la piena occupazione è, deve essere, l’obiettivo primario.

mercoledì 10 settembre 2025

L’eurista che voleva diventare alto

 

Una classica argomentazione a supporto della decisione italiana di utilizzare l’euro, o per dirla diversamente di entrare nell’eurosistema, si sintetizza come segue.

I paesi economicamente forti hanno una moneta forte. L’euro è una moneta più forte della lira. Quindi era necessario che l’Italia entrasse nell’euro per rafforzare la sua economia.

La definirei un’inversione del nesso causa-effetto.

Per chiarire meglio, lasciatemi menzionare l’esperienza di un mio amico immaginario, chiamiamolo Alfredo.

Alfredo non è molto alto di statura. Per carità non lavora in un circo, ma è alto 1,70.

Un giorno ha deciso che gli sarebbe piaciuto essere due metri.

Siccome è una persona analitica e scrupolosa, si è informato e ha scoperto che le persone alte due metri portano mediamente il 49 di scarpe, mentre lui calzava il 41.

Detto fatto, si è comprato un paio di scarpe numero 49.

Sapete cosa ? se le è infilate, si è misurato l’altezza, e ha scoperto di essere ancora alto 1,70.

Però qualcosa era cambiato.

Era cambiato che non riusciva più a camminare.

Alfredo, dicevo, è un amico immaginario. Chi potrebbe essere così tontolone da ragionare in quel modo ?

Beh, che cosa diciamo però degli euristi a cui è sfuggito che l’economia forte implica una moneta forte, ma il viceversa non funziona ?

La moneta forte (non tua) che usi (ma non emetti, e non gestisci) non rende la tua economia forte.

La fa solo inciampare.