domenica 9 novembre 2025

Demografia

 

Durante la prima metà abbondante della mia vita, sentivo dire che il mondo era a rischio a causa della bomba demografica, dell’esplosione esponenziale della popolazione. Se il numero di esseri umani in vita continua a raddoppiare ogni x anni, come si fa a gestire un'umanità che passa da 4 a 8 a 16 a 32 a 64 eccetera miliardi di persone ?

Da non tanti anni, al contrario, sta crescendo la consapevolezza (basata su dati di fatto) che l’esplosione demografica non ci sarà e che avremo non solo una stabilizzazione, ma da un certo punto in poi addirittura un declino.

Siamo arrivati a 8,3 miliardi ma ormai l’unica parte del mondo in cui il numero di figli per donna supera i livelli di rimpiazzo è l’Africa (ma è in calo anche lì). Per cui si raggiungeranno (forse) i 10 miliardi ma poi assisteremo (o assisterà chi ci sarà ancora, nella seconda metà del secolo) a un calo.

Si accusano, per questo, le politiche di austerità fiscale di molti paesi occidentali e la mancanza di sostegni alla natalità e alla genitorialità. Ma per quanto critico io sia di queste politiche, devo riconoscere che una volta tanto il problema è più sociale che economico. Decenni per non dire secoli fa, una donna aveva ben poche alternative alla maternità per esercitare un ruolo nella società. Oggi non è più così, e sempre più donne quindi decidono, anche quando non costrette dalle circostanze, di non fare figli (o di farne solo uno).

Qualcuno pensa che il calo demografico sia un bene. A me, per motivi forse non del tutto razionali, inquieta.

Però prima di estrapolare troppo le tendenze, ricordo che la tecnologia cambia le regole del gioco. Leggo che l’ectogenesi, cioè la possibilità di generare figli senza gravidanza, sarà non solo tecnicamente, ma anche economicamente percorribile intorno al 2040.

Ci sarà accettazione sociale e legale di questa possibilità ? questo è meno certo. Ma in tempi forse un po’ più lunghi, penso di sì.

Temi comunque che meriterebbero più analisi e più riflessione.

 

lunedì 3 novembre 2025

Il futuro PdR risolverà… cosa ?

 

Sono teneri i sovranleghisti tipo Claudio Borghi. Quando, che so, Grilli o Saccomanni o Padoan dicevano non si può spendere perché TINA, davano loro degli incapaci o dei venduti.

Adesso al MEF c’è Giorgetti che dice TINA TINA TINA, il commento sovranleghista è: che ci volete fare mancano le condizioni.

E quali sarebbero le condizioni ? in primo luogo un presidente della repubblica espressione del centrodestra.

Mmmhhh…

Cosa dicono gli europeisti ?

Paolo Mieli per esempio in un editoriale di un mesetto fa era effettivamente preoccupato che il prossimo PdR venga eletto dal cdx. Però aggiungeva che in fondo in fondo ci sarebbero anche delle possibilità accettabili, e per accettabile ovviamente Mieli intende ossequioso verso Bruxelles.

E la possibilità di PdR centrodestrico accettabile sarebbe, dice Mieli…

…rullo di tamburi...

Giancarlo Giorgetti.

Rido. Per non piangere.

sabato 1 novembre 2025

La crescita che manca al governo Meloni

 

Gli ultimi dati sul PIL mostrano, tanto per cambiare, un’Italia a crescita zero. Naturalmente si leggono tante diagnosi e ricette su come aumentare produttività, come eliminare vincoli allo sviluppo, come spendere al meglio “le poche risorse che ci sono”.

E continua invece a mancare il riconoscimento che nella stanza c’è un elefante: la carenza di domanda. Problema che tecnicamente è facilissimo da risolvere, come dimostrato dall’utilizzo del Superbonus durante il periodo Covid e immediatamente successivo.

Nel frattempo al MEF Giancarlo Giorgetti si pavoneggia con i complimenti ricevuti da UE e FMI. Dopo aver messo la bara sulla Moneta Fiscale in modo parecchio più drastico di quanto avesse fatto Draghi.

Nonostante tutto ciò, la maggioranza attuale ha ottime probabilità di durare fino alla scadenza della legislatura e di rivincere le prossime elezioni politiche. Solo e semplicemente perché l’opposizione è un accrocchio da cui emergono poche idee, ancora meno proposte valide, e su quelle poche non c’è nemmeno consenso interno alla (cosiddetta) coalizione.

La Moneta Fiscale è la strada giusta e l’azione politica da effettuare è reintrodurla, potenziata e migliorata. Sul come farlo, in questo blog trovate molte indicazioni. Sul chi dovrebbe farlo, o si può sperare che lo faccia, mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

lunedì 27 ottobre 2025

Il livello ottimale di deficit pubblico

 

L’Eurozona da un quarto di secolo sta distruggendo la propria crescita e condannandosi all’irrilevanza economica, e quindi geopolitica, perché rifiuta caparbiamente, stolidamente, stupidamente di accettare che il deficit pubblico è una condizione normale e necessaria dell’economia, non un sintomo di inefficienza o di indisciplina, non un generatore di sprechi, non un nemico da combattere.

In un sistema economico che si sviluppa, il potere d’acquisto in circolazione deve aumentare di conseguenza, e devono quindi accrescersi gli strumenti di pagamento, cioè la moneta intesa in senso ampio.

Il deficit pubblico è semplicemente il mezzo ottimale per generare questo accrescimento, per immettere moneta nel sistema economico.

Immettere potere d’acquisto stimola domanda per beni e servizi, il che a sua volta spinge le aziende ad aumentare investimenti e occupazione. La crescita della produttività ne è la naturale conseguenza.

Naturalmente la velocità di crescita della capacità produttiva ha dei limiti, superati i quali l’immissione di moneta nell’economia genera inflazione a livelli indesiderati.

Ma non esiste a priori un livello numerico da non superare mai. Non ha senso imporre il pareggio di bilancio, non ha senso imporre il limite del 3%.

Il deficit di bilancio va ridotto se l’inflazione sale in maniera significativa e persistente oltre qualche punto percentuale all’anno. Sempre che l’inflazione non sia generata da incrementi di prezzo di materie prime o altri input produttivi.

In quest’ultimo caso il deficit non va ridotto, ma orientato verso la riduzione di imposte indirette quali IVA o accise.

 

venerdì 24 ottobre 2025

Età della popolazione e fiducia nel futuro

 

Abbiamo meno fiducia, meno speranza in quello che arriverà nel prossimo futuro perché la popolazione è più anziana rispetto a 20, 30, 40 anni fa ?

Lo sento dire così spesso che è diventato un luogo comune. E naturalmente c’è del vero. Ma credo sia solo una parte di verità, e anche abbastanza piccola.

Certo, negli anni del baby boom nasceva un milione di bambini all’anno, oggi neanche trecentomila. E certo, negli anni Ottanta questi boomers avevano venti, trenta, quarant’anni. Entravano nel mondo del lavoro o percorrevano la fase di più rapida crescita professionale. Avevano molti anni davanti a sé, molto tempo per immaginare e realizzare progetti, avevano obiettivi di costruzione, non di mantenimento.

Però non è tutta la storia. La via media si è allungata. Le condizioni di salute sono molto migliori. Sarà una mia impressione ma non credo: i cinquantenni, i settantenni, perfino i novantenni oggi dimostrano 10 o 15 anni meno di allora.

Gli orizzonti di vita futura attiva si sono veramente accorciati ? molto meno di quanto si potrebbe pensare.

Se c’è meno fiducia nel futuro non è perché il sessantenne del 2025 non possa essere costruttivo quanto un quarantenne del 1985. E’ perché i deliranti dogmi dell’euroausterità hanno bloccato, da un quarto secolo in qua, la crescita dell’economia. La popolazione invecchia anche in molti paesi dell’estremo oriente.

Che però crescono, perché non hanno delegato la gestione dei loro interessi a una cupola di inetti venduti, che siede a Bruxelles e prende ordini da centrali di potere esterne.

 

mercoledì 22 ottobre 2025

Austerità e diete

 

Imporre austerità a un paese che non ha problemi di inflazione è come mettere a dieta stretta una persona in perfetto peso forma. Questo è quanto ha fatto all’Italia, tra il 2011 e il 2013, la triade UE – Monti – Letta.

L’unico risultato possibile era indebolire l’organismo, cioè l’economia, e questo è accaduto.

I danni inflitti al paese dalla triade sopra menzionata sono stimabili nell’ordine non di centinaia ma di migliaia di miliardi. Questo in termini strettamente economici. Poi ci sono state vite rovinate, carriere spezzate, famiglie ridotte in povertà e disperazione, giovani privati di prospettive.

E la UE secondo qualcuno dovrebbe essere la soluzione di non si sa che ?

 

domenica 19 ottobre 2025

Il problema del debito pubblico in moneta estera

 

Il debito pubblico in moneta sovrana non è un problema, il debito pubblico in moneta estera può esserlo: perché la moneta sovrana può essere liberamente emessa dallo Stato debitore, la moneta estera no.

Dovrebbe essere un concetto ovvio, eppure paradossalmente viene contestato da alcuni sostenitori della MMT (che però IMHO la MMT non l’hanno capita fino in fondo) e, allo stesso tempo, da alcuni euroausterici.

I sedicenti MMTers dicono: debito in moneta sovrana o in moneta estera non fa differenza perché lo Stato debitore può sempre “utilizzare il cambio”. Altrimenti detto, può (nel secondo caso) emettere moneta propria, cambiarla nella moneta estera ed estinguere il debito. Non è un problema, perché non ha limiti all’emissione della moneta sovrana, giusto ?

Gli euroausterici partono dalla medesima riflessione per arrivare alla conclusione opposta. Il debitore può emettere moneta sovrana, usarla per comprare moneta estera ed estinguere il debito, quindi il debito pubblico non dovrebbe essere mai un problema. Ma nella realtà non è così. L’Argentina non è mai stata in grado di emettere pesos per comprare dollari in misura sufficiente ad estinguere il debito, e da decenni passa da un default all’altro sul debito in dollari. Quindi, ne deducono certi euroausterici, disporre di una moneta sovrana non elimina il problema del debito pubblico. Per cui il debito è debito, ed è un potenziale problema a prescindere dalla moneta di denominazione.

Elaborando su un concetto suggeritomi da Giovanni Piva, si arriva a identificare l’errore insito in queste argomentazioni. E ci si arriva riflettendo su un caso limite. Se fosse sempre possibile cambiare moneta sovrana per acquistare moneta estera, uno Stato potrebbe produrre ZERO PIL, indebitarsi in moneta estera per finanziare tutta la spesa interna (consumi, investimenti, spesa privata, spesa pubblica, qualsiasi cosa) ed emettere moneta propria per – dopo averla cambiata – estinguere il debito.

Ovviamente non è così, perché la moneta di uno Stato che non produce nulla non vale nulla.

Sempre ovviamente, uno Stato che non produce nulla non esiste. Ma è chiaro che senza arrivare al caso limite, può esistere uno Stato che si indebita in moneta estera in misura eccessiva rispetto al suo potenziale produttivo. E quello Stato NON può utilizzare il cambio per risolvere il problema. Semplicemente, il tentativo di cambiare moneta sovrana in moneta estera in quantità sufficiente fa crollare il cambio a livelli tali da rendere la manovra impossibile.

Per cui: no, il debito in moneta sovrana non è un problema – non è neanche vero debito. Mentre sì, il debito in moneta estera è debito, e può essere un guaio. E il motivo è che lo Stato ha pieno controllo sulla quantità di moneta sovrana emessa, ma non ha controllo sulla moneta estera che qualcun altro sarà disposto a scambiare con la sua moneta sovrana: non ha controllo né sulla quantità né sulle condizioni.