lunedì 8 dicembre 2025

La follia dell’ingresso italiano nell’euro

 

L’economia italiana ha smesso di crescere nel momento in cui ha adottato l’euro. Di fronte a questa constatazione, si sente spesso obiettare che l’euro ce l’hanno anche gli altri (paesi dell’Eurozona).

La risposta è duplice. In primo luogo, l’euro per metà dei paesi dell’Eurozona è una moneta più forte rispetto alla precedente moneta nazionale. Per l’altra metà, è più debole. I secondi, al contrario dei primi, hanno avuto un vantaggio in termini di competitività internazionale.

Però altri paesi a valuta debole, tipo Spagna e Portogallo, se la sono cavata meglio dell’Italia. Motivo ? semplice: l’Italia ha preso molto più sul serio i vincoli fiscali UE, si è sforzata molto di più di rispettare il vincolo del 3%.

La ragione ? l’Italia è entrata nell’euro con un’incidenza del debito pubblico sul PIL più alta degli altri. Quindi questa incidenza andava comunque ridotta, anche se avessimo tenuto la lira, no ?

No.

Il debito pubblico denominato in moneta nazionale era assolutamente un non problema. Era un utile strumento di impiego del risparmio finanziario privato, e non creava nessun rischio di insolvenza. Nessuno ti può mandare in default per un “debito” espresso nella moneta che emetti tu.

La conversione del debito pubblico da lire ad euro ha creato un problema dove non ce n’era nessuno.

L’euro è un progetto insensato e disfunzionale. Ma non ha danneggiato nessun paese quanto l’Italia.

Se non si comprende questo, tutte le altre analisi, diagnosi e proposte in merito al malessere economico italiano sono chiacchiere prive di interesse e di contenuto.

1 commento:

  1. Paolo Fanelli: Di fatto adesso saremmo a rischio di fallimento perché abbiamo un debito espresso in una moneta "straniera" esattamente come l'argentina che falli per il debito in dollari quando era solo al 60%.

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