mercoledì 19 febbraio 2020

L’Italia che non vuole la produttività ?


Leggo quanto scrive un “euroausterico” (un appartenente alla tribù che, a dispetto di ogni evidenza contraria, continua a sostenere che la crisi economica italiana non ha niente a che vedere con l’euro e con le sue regole di funzionamento).

Un commentatore straniero fa notare che è perfettamente normale un alto livello di risentimento e di disamore della popolazione italiana nei confronti della UE, visto che il PIL ristagna dall’euroaggancio in poi e che non sono stati ancora recuperati i livelli del 2007 (tredici anni dopo !).

Il nostro baldo euroausterico afferma, con rimarchevole sprezzo del ridicolo, che “è quanto accade quando ci si rifiuta di affrontare per decenni il problema della produttività stagnante”.

Non ho dubbi sulla sincerità di questa affermazione. Ma ci vogliono veramente due fette di mortadella spesse un metro sugli occhi, per non accorgersi che la combinazione tra un cambio sopravvalutato (per l’Italia) e politiche di costante compressione della domanda interna, ULTERIORMENTE RAFFORZATE DAL 2011 in poi (quando gli effetti della crisi Lehman non erano stati ancora superati), implicano:

minor potere d’acquisto
crisi della domanda interna
delocalizzazione delle aziende
disincentivo a investire e a spendere in ricerca e sviluppo
emigrazione di giovani talenti (centinaia di migliaia).

e che tutto questo retroagisce negativamente sullo sviluppo della produttività.

Qui trovate alcuni dati e alcune riflessioni difficilmente (mi pare) contestabili.

Il dato di fatto è che la produttività del lavoro e il reddito procapite italiano tenevano perfettamente il passo con le medie UE15, o addirittura guadagnavano terreno. E che c’è un momento temporale in cui tutto questo si è interrotto ed è iniziata la divaricazione (in negativo, ahinoi).

Il momento è la seconda metà degli anni Novanta. Rivalutazione della lira e contenimento della domanda interna, il tutto finalizzato a “centrare l’aggancio con l’euro”. Deciso poi nel 1997 e reso definitivo il 1° gennaio 1999.

Secondo gli euroausterici, invece, gli italiani si sono svegliati una mattina e hanno deciso che non avevano più voglia di migliorare la loro produttività.

Ergo come si risolve il problema ? facendosela venire, questa voglia scomparsa ? con quali azioni ? mistero fitto.

E chi le dovrebbe attuare, visto che dal 2011 in poi (con la breve mezza parentesi del governo gialloverde, mezza visto che il Ministro dell’Economia comunque non rispondeva alla maggioranza parlamentare) l’Italia ha avuto solo governi strettissimamente ossequiosi a Bruxelles (la fonte del verbo delle “riforme strutturali”, secondo gli euroausterici) ?

Non so più se definire l’euroausterismo una religione o una forma di negazionismo. Le due cose non si escludono, ovviamente.


14 commenti:

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    1. Ma molti sono anche in buona vede… siamo a livello di visioni mistiche.

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    2. Purtroppo la balla della produttività (come quella del debito) viene ripetuta ad libitum da tv e "giornalisti" (inclusi quelli di centrodestra) quindi è chiaro che c'è pure gente che ripete a pappagallo senza riflettere per quanto in buona fede. Per la cronaca cmq mi pare che anche i gialloverdi si piegarono a Bruxelles facendo austerità (ovvio se non introducono i ccf..

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    3. Non controllavano il MEF, dove Tria rispondeva a Mattarella e non alla maggioranza parlamentare. Ma appunto, l'errore è stato accettare Tria e prima ancora non avere le idee chiare sulle modalità d'azione e sugli strumenti necessari per superare gli eurovincoli: i CCF, appunto.

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    4. Temo che non sia stato un erroe e che siano tutti d'accordo dall'inizio. Cmq vediamo ora se introducono il ccf coi voti di Lega e 5S. Se cosi non sarà allora ci ho preso

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  2. Salve glielo avevo già detto in commenti passati, questa gente se anche in buona fede appartiene evidentemente ad un ceto privilegiato o comunque non ancora toccato direttamente dagli effetti devastanti dell'euro sistema. Detto questo aggiungo riguardo ai suoi sforzi da 8 anni a questa parte che per 1 persona che sia d'accordo o che capisca cioè che lei propone come soluzione, ce ne saranno purtroppo almeno altre 10 che per i motivi suddetti le verranno contro. Poi quello che conta alla fine è che sia la politica a smuoversi ma la vedo molto dura. Onore al merito a lei e gli altri suoi colleghi divulgatori in ogni caso.

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    1. Dura è dura, ma la partita è in corso. Anche la Brexit ha richiesto "un po' di tempo", ad esempio...

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  3. Articolo dalla logica ineccepibile.
    Inoltre si può anche aggiungere, per giustificare il calo della produttività, l'esempio del barista che si occupa dei caffè. Se in pieno boom, lui riesce a preparare 300 tazzine al giorno, è normale che in periodo di crisi ne prepari solo 200, contribuendo senza colpa personale a far scendere quel grafico che fa impazzire di gioia gli eurinomani...
    A.

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    1. Certo, anche chi continua a lavorare a tempo pieno spesso in quelle condizioni non ha pressione a dare il massimo in termini di produttività.

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  4. Riguardo l'ultima sua frase nel post sulla religione dell'euro si è pronunciato anni fa anche il prof Alain Parguez con un giudizio memorabile:
    https://www.google.it/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.retemmt.it%2Fgli-economisti%2Falain-parguez%2F&psig=AOvVaw3DFXXU2ZuXDtIePwQDZJDe&ust=1582221822025000&source=images&cd=vfe&ved=0CAIQjRxqFwoTCNDhreKZ3ucCFQAAAAAdAAAAABAD

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    1. Qui però non si parla di religione ma di progetto di reindirizzo dell'economia e della società, a cui secondo Parguez si sono dedicati sforzi e risorse enormi da parte dell'establishment.

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    2. Certamente. Aggiungo però che secondo Parguez anche il Vaticano e l'Opus Dei sarebbero implicati in questo progetto e che solo chi è fervente cattolico può entrare in Commissione Ue. A giudicare da chi ha ottenuto il premio Carlo Magno direi che è molto molto realistico ciò che ha detto il prof (che conosce pure Attali e cmq era presente quando decisero le basi di questo sistema infernale)

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    3. Sicuro che in commissione UE non ci siano anche protestanti o agnostici ?

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    4. Beh ci saranno senz'altro. È tutta gente del nord Europa. Cmq ad esempio Gregoire Postel Vinay (quello che disse a Parguez che quello che Loro volevano era creare un nuovo tipo di europeo disposto a vivere con salari da fame) alto funzionario del ministero finanze francese, è un monaco dell'ordine dei Benedettini e ovviamente membro Opus Dei (come moltissimi altri funzionari del governo fr e a Bruxelles). Una cosa è certa: che siano cattolici protestanti o altro, una cosa li accomuna: il fanatismo e l'oscurantismo (e l'euro è per loro un'altra religione)

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