Ogni tanto
riemerge l’argomentazione secondo la quale sì, certo, usare l’euro avrà magari alcune
controindicazioni, ma “se sei dipendente dall’import perché non possiedi
materie prime, avere una moneta forte è utile: così compri a costi vantaggiosi”.
A parte il “dettaglio”
che l’Italia realizza un surplus commerciale estero vicino a 60 miliardi annui,
al netto ovviamente di tutte le
importazioni e quindi anche al netto degli acquisti di materie prime, l’argomentazione
sopra citata è sbagliata. Del tutto sbagliata: concettualmente e praticamente.
La moneta forte la usi, ma non la emetti. Non è la tua: è la moneta di un altro, che tu ti sei
vincolato a utilizzare.
Usare l’euro ti
rende (forse) meno dipendente dai fornitori di materie prime, ma crea un altro
tipo di dipendenza: dall’emittente degli euro, che è un soggetto esterno. Perché
questo soggetto esterno la moneta forte te la presta, non te la regala.
Per di più, “la
moneta forte che permette di comprare a costi vantaggiosi” è deleteria per il
tessuto produttivo del paese, appunto perché rende più conveniente comprare, e
meno conveniente produrre.
Usare una moneta
emessa da terzi, e sopravvalutata rispetto ai fondamentali della propria
economia, equivale – quello sì – a vivere a debito, sopra le proprie
possibilità. Oppure impone di assoggettarsi ad austerità per contrarre la
domanda interna, in modo da eliminare il deficit commerciale. Quello che l’Italia
ha fatto tra il 2011 e il 2013: operazione “riuscita”, con la “piccola” controindicazione
che l’economia è stata devastata e milioni di persone sono state gettate in
povertà.
E’ incredibile
che gli euroausterici – quelli che ripetono continuamente di odiare il debito –
non si rendano conto di tutto questo.
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