lunedì 28 maggio 2018

CCF / Moneta Fiscale: risposta all'articolo del 26.5.2018 su Lavoce.info

Biagio Bossone / Marco Cattaneo / Massimo Costa / Stefano Sylos Labini


Un articolo pubblicato pochi giorni fa su Lavoce.info muove alcune critiche al progetto CCF / Moneta Fiscale, di cui il nostro gruppo è, ormai da alcuni anni, il principale sviluppatore e promotore. Cogliamo l'occasione per rispondere puntualmente ai rilievi formulati e per correggerne i numerosi errori fattuali, inesattezze e imprecisioni.


Affermazione: “…una volta emessi, [i Ccf] esprimono un impegno dello stato a riconoscerne il valore e quindi si connotano come debito finanziario.”

Risposta: I Ccf non comportano alcun impegno a futuri esborsi finanziari per lo Stato che li emette. Essi non sono debito e tanto meno costituiscono debito finanziario.


Affermazione: “Anche volendo ipoteticamente assimilarli ai debiti commerciali (che non rientrano nel debito di Maastricht), appena usati come mezzo di pagamento diventerebbero debito finanziario, così come accade quando un debito commerciale viene ceduto in banca per essere almeno in parte monetizzato.”

Confutazione: Non abbiamo mai assimilato i Ccf a debiti commerciali. Quanto ai debiti finanziari, vale quanto già detto sopra.


Affermazione: “Inoltre, se…fossero elargiti in pagamento aggiuntivo a dipendenti pubblici o utilizzati per pagare maggiori investimenti pubblici al fine di accrescere la domanda interna, il loro controvalore aumenterebbe all’istante anche il deficit.”

Confutazione: I Ccf sono a tutti gli effetti dei Deferred Tax Credits (DTC). Secondo la normativa Eurostat, i DTC vanno iscritti nel bilancio solo a partire dal momento in cui matura il diritto in essi incorporato. Nel caso dei Ccf, questo momento risulta differito di due anni rispetto alla data di emissione del titolo, proprio al fine di dare tempo all’economia di crescere per via dell’effetto espansivo dei Ccf e generare le risorse fiscali aggiuntive necessarie a sostenerne il costo.


Affermazione: Eurostat registra per competenza economica i flussi delle transazioni ai valori e nel momento in cui queste si perfezionano, anche se non si verifica l’effettivo scambio monetario. Quindi sarebbe addirittura il deficit annuo a innalzarsi in misura corrispondente.

Confutazione: Nel caso citato, prima o poi la transazione finanziaria avverrebbe, similmente ai vecchi ratei e fondi rischi. Nel caso dei Ccf, invece, la transazione finanziaria NON ci sarebbe: i Ccf non comportano per lo Stato alcun obbligo di "dare moneta". Come altro spiegarlo…?


Affermazione: Ove… non finanziassero spese [statali] aggiuntive, la riduzione di entrate fiscali si registrerebbe immancabilmente due anni dopo.

Confutazione: Senz’altro, ma si registrerebbero anche le maggiori entrati fiscali rivenienti dalla crescita del PIL (si veda sopra). D’altra parte, le misure di salvaguardia previste dalla proposta coprirebbero dal rischio di eventuali shortfalls. Più in generale, i Ccf non sono la pietra filosofale o la bacchetta magica. Sono uno strumento da usare con saggezza, valutandone gli effetti moltiplicativi sulla domanda e, al pieno impiego (oggi ben lontano), anche sul livello dei prezzi. Fino a una certa quota, il maggior gettito derivante dall'espansione renderebbe lo strumento conveniente, oltre no. Ma è quanto basta per risolvere l'attuale pesantissima situazione di insufficienza di domanda che caratterizza l'economia italiana.


Affermazione: “…come nel caso dei mini-Bot, essendo nella sostanza mezzi di pagamento, è altamente probabile che Eurostat li classificherebbe come moneta e si replicherebbero tutte criticità già evidenziate per i mini-Bot.”

Confutazione: Lo Stato utilizzerebbe i Ccf come strumento di pagamento SOLO sulla base dell’accettazione volontaria di chi fosse disposto a riceverli in pagamento. Tuttavia, ai fini della contabilità statale, essi non avrebbero natura monetaria e resterebbero sempre e soltanto dei DTC, da trattare secondo i criteri previsti da Eurostat (si veda sopra). Che poi i DTC possano assumere la funzione di strumenti monetari, dipende solo dal pubblico che li utilizza. Tale decisione, tuttavia, non coinvolgerebbe lo Stato che si limiterebbe a emetterli solo e soltanto come DTC.


Affermazione: “non si può non rilevare che le rare esperienze internazionali di misure del genere qui considerato si sono rivelate dei fallimenti (Germania del 1933, Argentina, California”.

Confutazione: Ci dispiace dover sottolineare che etichettare come un "fallimento" l'esperienza tedesca degli anni Trenta denota pesantissime lacune riguardo alla storia economica di quel periodo. L'impiego dei MEFO bills, strumento con caratteristiche non identiche ma sicuramente analoghe ai Ccf, consentì alla Germania di azzerare in circa tre anni una disoccupazione che la crisi del 1929 e le misure di austerità intraprese dagli ultimi governi della Repubblica di Weimar avevano portato al 25%. E tutto questo, senza generare tensioni inflazionistiche. Il recupero delle piene potenzialità economiche della Germania fu poi purtroppo rivolto a finalità perverse dal regime hitleriano: ma questa è un'altra vicenda, che con le valenze tecniche dello strumento non ha nulla a che vedere. Il clamoroso successo del "programma MEFO" è ampiamente documentato dalle testimonianze di alcuni "marginali" economisti dell'epoca, quali John Maynard Keynes e Michal Kalecki…


Se correttamente strutturato, il progetto Moneta Fiscale / Ccf ha le potenzialità per risolvere la gravissima situazione di stagnazione depressiva in cui l'economia italiana si trova ormai da molti anni, senza richiedere alcun rinegoziato dei trattati che regolano la governance dell'Eurosistema (scenario politicamente del tutto implausibile), e senza passare tramite il break-up della moneta unica europea (scenario, ovviamente, ben più complesso e problematico, ma che rimane una possibilità, se le attuali gravissime disfunzioni del sistema non verranno risolte).   

24 commenti:

  1. >Confutazione: Nel caso citato, prima o poi la transazione finanziaria avverrebbe,
    >similmente ai vecchi ratei e fondi rischi. Nel caso dei Ccf, invece, la
    >transazione finanziaria NON ci sarebbe: i Ccf non comportano per lo Stato alcun
    > obbligo di "dare moneta". Come altro spiegarlo…?

    Non capisco questa affermazione. Che i CCF non comportino un pagamento in Euro per lo stato italiano mi sembra irrilevante per determinare l'effetto sul deficit annuale. I CCF possono anche non essere considerati debito nello stato patrimoniale, ma come non possono essere parte del conto economico? Se vengono accettati come pagamento per beni o servizi, puo' anche trattarsi di una specie di baratto, ma non vedo come non puo' avere un impatto sul conto economico.

    In ogni caso, vorrei richiamare l'attenzione al vostro stesso documento. In esso ci sono tanti numeri, ma alla fine il concetto e' semplice: di fronte ad un investimento di 200bn (in quanto questo e' il totale di CCF che volete emettere), il PIL italiano si alza di 200bn all'anno a regime. Questo vuole dire che a vostro parere esistono in Italia degli investimenti capaci di produrre un ritorno del 100% all'anno piu' o meno. Davvero credete che questo sia possibile? Possiamo parlare di ritono dei consumi, aumento della fiducia, etc... ma tali previsioni mi sembrano molto rosee...

    L'economia nazista era un economia chiusa. Avete intenzione di chiudere l'economia italiana? Fare l'autarchia come nel fascismo? Non pensate che in un economia aperta l'effetto di una politica simile a quella nazista potrebbe avere effetti molto diversi? In un economia aperta, uno stimolo fiscale o monetario rischia di superare i confini nazionali, e venire diluto significativamente...

    Qualche giorno fa avete fatto l'esempio di un albergatore che promette di pagare un debito in soggiorni. Mi sembra un esempio terribile: economicamente l'albergatore sta pagando un debito con una risorsa che ha un valore legato al proprio benessere. Se l'albergo e' vuoto, non poter affittare le camere effettivamente non costa nulla. Ma il paragone con l'italia e' terribile: se l'economia italiana va male, le poce tasse che si potrebbero incassare valgono molto. Il valore dei CCF per lo stato italiano non si riduce in caso di crisi (al contrario delle camere), per cui non sono un trasferimento di rischio dall'albergatore al debitore.

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  2. "I CCF possono anche non essere considerati debito nello stato patrimoniale, ma come non possono essere parte del conto economico? Se vengono accettati come pagamento per beni o servizi, può anche trattarsi di una specie di baratto, ma non vedo come non può avere un impatto sul conto economico": non stiamo parlando di contabilità aziendale, non c'è un conto economico e un utile o una perdita. C'è il vincolo a limitare il Maastricht Debt, che NON comprende i crediti d'imposta non pagabili (quali i CCF) perché non sono da rimborsare in cash e non devono essere finanziati sul mercato.

    "Questo vuole dire che a vostro parere esistono in Italia degli investimenti capaci di produrre un ritorno del 100% all'anno piu' o meno." Anche qui c'è confusione tra ROI di un investimento aziendale ed effetto di un'azione espansiva sul PIL. Il ROI ha al denominatore il risultato operativo prodotto dall'investimento, il PIL è valore aggiunto, quindi include come componente positiva (non negativa !) i maggiori redditi da lavoro dovuti alle assunzioni che l'azione espansiva produrrà. E il conseguente maggior gettito fiscale è un costo per i conti aziendali, ma un beneficio compensativo per i conti dello Stato.

    "L'economia nazista era un'economia chiusa. Avete intenzione di chiudere l'economia italiana? Fare l'autarchia come nel fascismo?": assolutamente no, tanto è vero che i CCF verranno erogati anche alle aziende in funzione dei costi di lavoro sostenuti, le renderanno più competitive e produrranno maggiori esportazioni nette tali da compensare il maggior import prodotto dalla ripresa economica.

    "Qualche giorno fa avete fatto l'esempio di un albergatore che promette di pagare un debito in soggiorni. Mi sembra un esempio terribile: economicamente l'albergatore sta pagando un debito con una risorsa che ha un valore legato al proprio benessere. Se l'albergo è vuoto, non poter affittare le camere effettivamente non costa nulla…": ed è effettivamente il caso dell'Italia. L'"albergo vuoto" sta per capacità produttiva sottoutilizzata. E la capacità produttiva italiana E' ENORMEMENTE SOTTOUTILIZZATA. Disoccupazione e sottoccupazione ne sono una prova evidente.

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    1. Ma non e' la capacita' economica sotto-utilizzata che un creditore ottine quando riceve o acquista un CCF. Se cosi' fosse sarei anche d'accordo, ma non lo e'. Un detentore di CCF ha il diritto di non pagare le tasse. Questo diritto non si deprezza se l'economia italiana va male (o aumenta di valore se sale). Quello che ottiene e' un bene con un valore ben preciso: il diritto di non dover versare euro allo stato italiano. Se i CCF fossero per esempio titoli indicizzati sul PIL italiano, allora magari uno ci puo' anche vedere un parallelo, ma non lo sono...

      Che un stato non abbia un conto economico mi sembra una dichiarazione piuttosto difficile da capire. Basta andare sul sito del tesoro e lo si trova facilmente. Lei continua a dire che il vincolo e' sul debito, ma non lo e'. I vincoli sono due: sul deficit e sul debito. Il fatto che i CCF non vengono contati nel debito non prova che sono ignorati nel deficit.

      Lei propone di usare i CCF per pagare i contributi previdenziali almeno in parte. Quindi sono di fatto una riduzione delle tasse previdenziali. Non vedo come tale decisione possa non avere un effetto sul deficit.

      E' vero che un paese non e' un azienda. Ma non e' vero che un paese non ha vincoli. E' vero che il PIL e' valore aggiunto, ma un paese che produce beni senza valori non aumenta il proprio PIL. E' vero che per limiti di misurazione certe voci (tipo sanita') sono valutate a costo, ma questa e' una simplificazione. Se apro un azienda, assumo dei lavoratori, e produco beni senza valore, il PIL non cambia. La perdita' dell'azienda annulla i valore dei salari che pago ai dipendenti. Ovviamente se uno obbliga il consumatore ad acquistare i beni che produco, magari il PIL va su, ma e' semplicemnte un modo diverso per tassare. L'Italia non e' vittima di una crisi a V. E' vittima di una mancata crescita che perdura da anni. Il tessuto economico deve essere ricostrito pezzo a pezzo... Non e' una situazione dove si puo' trovare una facile situazione...

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    2. "Ma non e' la capacita' economica sotto-utilizzata che un creditore ottine quando riceve o acquista un CCF. Se cosi' fosse sarei anche d'accordo, ma non lo e'. Un detentore di CCF ha il diritto di non pagare le tasse. Questo diritto non si deprezza se l'economia italiana va male": e questo è un sostegno al valore del CCF, infatti. Fintantoché i CCF che arrivano a scadenza sono solo una frazione delle imposte lorde, il valore del CCF è garantito. E qui la capacità sottoutilizzata entra in gioco: se non ci fosse, emettere CCF non indurrebbe maggior produzione e quindi maggior gettito, che è la garanzia di valore del CCF.

      "I vincoli sono due: sul deficit e sul debito": ma il deficit (come il debito) si determina sulla base degli impegni di pagamento cash, e il CCF NON è un impegno di pagamento.

      "E' vero che un paese non è un azienda. Ma non è vero che un paese non ha vincoli": e chi l'ha mai negato ? ma il vincolo è quello della capacità produttiva. Non proporrei un'azione espansiva della domanda se non ci fosse un enorme ammontare di capacità inutilizzata. La propongo perché questa capacità inutilizzata c'è.

      "Se apro un azienda, assumo dei lavoratori, e produco beni senza valore, il PIL non cambia": perfino in questo caso (che non è quanto si propone…) il PIL aumenta perché i pagamenti ai lavoratori alimentano consumi, domanda e quindi produzione (di beni UTILI). Gli USA sono definitivamente usciti dalla Grande Depressione con la spesa bellica connessa alla seconda guerra mondiale: la spesa più inutile, anzi distruttiva, che si possa concepire (se la misuriamo in termini di benessere economico diretto generato dai beni - bombe e carri armati - che si producevano…).

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  3. Professore potrebbe l'attuale maggioranza legiferare senza governo e introdurre il ccf? Borghi vi ha contattato? Anche se dubito che lo faranno, ci spero, ma mi par di capire che non ci siano volontà ed intenzione.

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    1. Non è semplice, ma legiferare essendo in maggioranza (pur non al governo) si può. Nuovi contatti però al momento non ce ne sono.

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  4. Inoltre mi sembra piuttosto assurdo avere il feticcio del full employment. I paesi comunisti avevano full employment. Erano tutti obbligati a lavorare pena il carcere. Non mi pare fosse una situazione proprio perfetta...

    Il taglio del cuneo fiscale che per esempio propone si puo' fare facilmente anche senza i CCF. Se i diritto alla pensione viene ridotto, il costo del cuneo fiscale si assottiglia immediatamente. Invece di richiedere al cittadino di risparmiare una parte ingente del proprio salario (perche' questo alla fine sono i contributi all'INPS), si accetta di fargli spendere l'intero salario, il cuneo fiscale si abbassa immediatamente. Costo zero.

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    1. Mezza Italia prima dell’euro era stabilmente in full employment. Senza esser comunista. Tornare a quella situazione ed estenderla all’altra metà mi pare un obiettivo assolutamente realizzabile...

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    2. Quanto al cuneo fiscale, non si vuole abbatterlo tagliando le pensioni future, ma emettendo CCF. Migliore competitività per le aziende senza penalizzare il potere d’acquisto futuro di nessuno.

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    3. Mezza italia e' in full employment anche oggi piu' o meno. Qual'e' il tasso di disoccupazione in Veneto o in Lombardia?

      L'idea che un evento che non e' mai successo (full employment nel sud) sia qualcosa che e' facilmente ottenibile mi sembra davvero difficile da sostenere...

      Senza contare che in passato il settore manifatturiero era piu' facile da creare dal nulla. Si potevano aprire fabbriche nel mezzogiorno e creare un po' artificiosamente lavoro. Pensa davvero che oggi il sud italia potrebbe competere con la cina o anche solo l'est europeo? Allora cosa fai chiudi i confini (e come lo paghi il petrolio pero' a quel punto)? Come convinci il resto del mondo a comprare i calzini fatti in italia invece che in Vietnam?

      Visto il livello del debito pubblico italiano, mi sembra anche difficile discutere che il livello occupazionale prima dell'euro fosse poi cosi' sostenibile. Come mai i deficit degli anni '80 e '90 non hanno portato ad un esplosione del PIL tale da annullare il debito contratto?

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    4. Lombardia e Veneto stanno chiaramente meglio del resto d’Italia, ma anche lì la disoccupazione è doppia rispetto agli anni pre-euro. Quanto ai ritardi di sviluppo del Sud chiaro che non li risolviamo “solo” con la moneta, ma una moneta sopravvalutata e tagli costanti di trasferimenti li peggiorano, e di molto. È un recupero di competitività via leva monetaria è comunque infinitamente meglio, per riguadagnare terreno rispetto a Cina ed Est Europa, che usare la stessa moneta di Francoforte senza contropartite... Infine i deficit degli anni 80 e 90 non hanno provocato un boom di PIL tale da far rientrare il debito perché andavano in alti interessi reali, quindi alla rendita finanziaria: e la ragione era ancora una volta il tentativo di reggere il cambio fisso con la Germania (SME e poi ingresso nell’euro).

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    5. Beh L'istat e' in disaccordo: i dati si possono trovare facilmente in internet.

      Se uno guarda il tasso di disoccupazione in Nord Italia dal 1977 a oggi (piu' indietro e' piu' difficile trovare i dati), il minimo storico si e' raggiunto nel 2007 (3.5), il massimo nel 1984 (9.4). Media del 2017 e' 6.9 che piu' o meno la media del periodo 1977-1998 (ultimo vero anno pre-euro, l'introduzione della moneta cartacea e' a mio parere meno importante). E' vero che la situazione era piu' stabile pre-euro, questo lo si deve osservare, ma erano i minimi ad essere molto piu' alti...

      Immagino la risposta e' che le statistiche sono false, e che solo i governi moderni si sono inventati metodi per falsarle (immagino le pensioni anticipate erano un idea da gran statista)...

      Se uno poi guarda al tasso di occupazione tanto per controllare, l'euro sembra ancora meno terribile: il tasso di occupazione (sempre al nord) e' salito dal 57.5 and 67 percento negli ultimi 40 anni. Come e' possibile che la situazione fosse molto meglio pre-euro se il 10% in meno della popolazione (in media molto piu' giovane) era attiva?

      Infine la moneta sopravvalutata e' interessante. Per la world bank il PPP exchange rate italiano nel 2016 e' circa il 20% piu' alto del tasso di cambio. Visto i movimenti dell'euro, e' probabilmente il 10% oggi. La bilancia dei pagamenti in Italia e' significativamente positiva. Posso anche essere d'accordo che a 1.50 l'euro era molto sopravvaulatto nel 2011, ma a 1.10 (o 1.15 come oggi) mi sembra piu' difficile sostenerlo. Almeno su questo bisogna ammettere che l'ECB (con il benestare dei tedeschi) un qualche effetto l'ha avuto. Senza contare che la bilancia dei pagamenti italiana verso gli altri paesi europei e' positiva...

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    6. Il problema è che le statistiche sulla disoccupazione, nella forma in cui vengono di solito presentate, non distinguono le posizioni part-time ne’ gli scoraggiati (quelli che vorrebbero un lavoro ma rinunciano a cercarlo). Il dato U-6, che ne tiene conto, è stimato al 30%, contro minimi pre-euro al 10%.

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    7. Quanto al cambio, è vero che l’attuale 1,16 contro dollaro è abbastanza equilibrato. Ma sono Germania e altri paesi dell’area ex marco che dovrebbero essere minimo a 1,40... che poi i nostri saldi intra Eurozona siano comunque positivi dipende dal fatto che la depressione della domanda comprime le importazioni.

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    8. Di nuovo l'istat e' in disaccordo... Il tasso di sotto-occupazione non e' il 20% ma il 3.2%, su di un minimo del 1.6% nel 2007. Non ho trovato i dati prima del 2004, per cui e' non so dire dove fosse pre-euro. Dubito che non ci fosse sotto-occupazione pre-euro se devo dire.

      La verita' e' che il nord italia regge l'euro perfettamente. E' il sud italia che sta effettivamente soffrendo una situazione di crisi terribile. Il tasso di occupazione maschile in sud italia e' sceso negli ultimi 40 anni dal 72.6 al 55.9. E la crisi e' nata molto prima dell'euro (era a 60.8 nell 1998). La rivoluzione nella partecipazione femminile al lavoro non e' mai avvenuta in sud italia. Questi sono i veri problemi. E' il sud italia cha ha il problema di un cambio troppo forte. Che facciamo disfiamo l'unita' d'Italia?

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    9. 3,2% di sottoccupazione ? Immagino siano i dati (manipolati) della commissione UE, costruiti per occultare i catastrofici risultati delle loro “ricette”. Quanto al Sud, se erano in difficoltà usando la stessa moneta di Milano e con i trasferimenti, la soluzione non è certo dargli quella di Francoforte e tagliando i trasferimenti... serve solo a trasformare la situazione da insoddisfacente in disastrosa.

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    10. No dati Istat.

      Indicatori complementari : Sottocupati e part time involontario (valori percentuali su 100 forze lavoro) - Livello ripartizionale

      http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=21649

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    11. Si’ ma senz’altro sono costruiti con le ipotesi (assurde) di potenziale produttivo sviluppate dalla UE.

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    12. Secondo la banca centrale candadese (che ha uno studio pubblicato da poco sulle dinamiche dei tassi di interesse mondiali), la crescita potenziale in Italia e' lo 0% (il piu' basso al mondo tra l'altro). Anche loro sono parte della congiura della commisione Europea?

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    13. No, semplicemente fanno i conti con l’assetto attuale dell’eurosistema, che forza l’Italia a politiche costantemente deflative.

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  5. In questi giorni si sente ripetere da più parti (Cottarelli in primis) che non esiste un solo caso nella storia in cui l'aumento della spesa pubblica abbia portato ad una riduzione del rapporto debito Pil. E' vero?

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    1. Ma neanche per idea. Prendiamo il caso dell’Italia oggi. 130 debito, 100 PIL. Emetto 10 di debito in più e assumo dipendenti pubblici. Sugli stipendi pagano 4 di tasse. Debito va a 136, PIL a 110. Il rapporto cala a meno di 124%...

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  6. Si, mi rendo conto, sarebbe come dire che il new deal é una fake news.
    Tuttavia, perché Cottarelli (e non solo lui) avrebbe fatto un'affermazione cosí sconsiderata?
    Cosa c'é sotto?

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    1. Ah, ne fanno anche di peggio, quanto a questo. Hanno costruito la loro carriera promuovendo e purtroppo attuando politiche disastrose, non cambiano certo registro adesso...

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