Sempre sul tema di
quali siano i debiti, gli impegni e le passività che devono preoccupare l’Italia,
e quali invece no: in questo post (scusate l’autocitazione) dicevo
“apparentemente, la sua critica (NB di
Roberto Perotti, ma vale anche per diversi altri commentatori) alla Moneta
Fiscale è incentrata sul fatto che in ogni caso si tratta, in un modo o
nell’altro, di una passività. E che aumentare le passività in circolazione sia
qualcosa di intrinsecamente negativo, in particolare per l’Italia”.
Per riflettere una
volta di più su questo (importantissimo) tema: immaginate di essere un
albergatore. Possedete e gestite un piccolo albergo con dieci camere, ognuna
delle quali ha un prezzo di listino di cento euro a giornata.
La capacità
dell’albergo è sottoutilizzata. A volte risultano occupate tre camere su dieci,
a volte cinque, a volte otto, mai però dieci su dieci.
Ora, quale delle
seguenti due situazioni preferite:
un debito di centomila
euro, da rimborsare cash
oppure
un impegno a far
utilizzare, senza corrispettivo monetario, le camere per un totale di mille
giornate.
Entrambe sono impegni,
quindi passività. Anzi, stando alla definizione della Treccani, sono entrambi
debiti: per debito s’intende infatti (secondo l’insigne dizionario
enciclopedico) l’“obbligo del debitore di adempiere una determinata prestazione
a vantaggio del creditore, consistente di solito nel dare o restituire
qualcosa, soprattutto (ma non
necessariamente, nota mia) denaro”.
Stando alla
Treccani sono quindi, entrambi, debiti: ma…
Il primo dei due
impegni comporta la fuoriuscita di centomila euro. E comporta anche un rischio
d’insolvenza, perché i centomila euro potreste non averli.
Il secondo dei due
impegni, nella sostanza, quale passività economica rappresenta ? nessuna. Siete
solo vincolati a permettere l’utilizzo di camere d’albergo che altrimenti resterebbero sfitte.
Se avete capito la
differenza tra le due situazioni (e francamente non mi sembra difficile…) non
dovreste avere difficoltà a rendervi conto della differenza tra effettuare una
manovra di politica economica espansiva emettendo debito da rimborsare in euro
– oppure, emettendo Moneta Fiscale / CCF.
Tenuto conto
naturalmente che, come si spiegava qui:
UNO, il potenziale
produttivo italiano è fortemente sottoutilizzato (nell’albergo ci sono tantissime camere sfitte…).
DUE, sulla base di
ipotesi cautelative, l’utilizzo dei CCF per conseguire sconti fiscali verrà
compensato dal maggior gettito lordo prodotto dalla ripresa.
TRE, eventuali
discrasie sono facilmente gestibili in quanto l’ammontare di CCF che diventano
utilizzabili nei vari anni è solo una modesta frazione delle entrate totali percepite annualmente dalla pubblica amministrazione italiana.
Tuttavia nel caso dei CCF l'esempio non regge.
RispondiEliminaI CCF hanno come copertura tasse che sarebbero pagate, ovvero camere che sarebbero affittate, e non tasse che NON sarebbero pagate, ovvero camere sfitte.
La cosa funzionerebbe se la contropartita fossero le tasse NON pagate dell'evasione fiscale, ma mi pare assai difficile.
Oppure una nuova tassa emessa esclusivamente in copertura dei CCF.
L'esempio invece regge in quanto (come si spiega alla fine dell'articolo, e più in dettaglio nel link - post del 23.11.2017) (1) immettendo CCF si incrementa la domanda per le "camere sfitte", che quindi "vengono affittate" e generano reddito e entrate fiscali CHE ALTRIMENTI NON ESISTEREBBERO (anche senza mettere in preventivo alcun recupero di evasione fiscale, che pure è plausibile, visto che la quota di CCF assegnata alle aziende verrebbe attribuita solo in presenza di situazioni fiscali e contributive in perfetta regola: vedi post del 5.6.2013) (2) I CCF che giungono a scadenza in ogni singolo anno sono previsti in un ammontare massimo di 100 miliardi, a fronte di incassi della pubblica amministrazione (tasse, imposte, contributi ecc.) già oggi pari a 800 circa; questo assicura che i CCF avranno sempre un valore vicino alla parità (il rapporto di copertura è altissimo), anche nel caso in cui se fosse necessario, per situazioni congiunturali meno favorevoli del previsto, aumentare le emissioni es. di qualche decina di miliardi per mantenere in parità tra incassi ed esborsi della pubblica amministrazione senza sottrarre potere d'acquisto dall'economia.
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