sabato 28 novembre 2020

Appunti su diseguaglianza e globalizzazione

 

La buona notizia è che la diseguaglianza nel mondo è in diminuzione. Un risultato conseguito soprattutto grazie allo sviluppo impetuoso dei grandi paesi asiatici che fino a un paio di decenni fa erano terzo mondo. La Cina soprattutto, in misura minore l’India.

La cattiva notizia è che la diseguaglianza è in aumento nei paesi economicamente più avanzati, in particolare Nordamerica ed Europa Occidentale.

Le ragioni della cattiva notizia hanno parecchio a che vedere con le modalità con cui il processo di globalizzazione è stato condotto.

L’innesco della crescita asiatica è stato la loro possibilità di competere sui mercati internazionali grazie al basso livello del costo del lavoro e delle tutele sociali.

Le grandi aziende, e i grandi interessi finanziari ad esse legati, hanno sfruttato questo processo mettendo il lavoratore occidentale in diretta concorrenza con il lavoratore dell’Est.

Era possibile mettere in atto meccanismi compensativi per attenuare, anzi azzerare, l’impatto di questo fenomeno sulle classi subordinate dell’Occidente ? certo, era possibile e neanche difficile.

Come ? spingendo su spesa sociale e investimenti, soprattutto in aree quali sanità, ambiente, istruzione, infrastrutture, protezione del territorio. Aree che per loro natura tendono a utilizzare manodopera locale (e spesso richiedono alti livelli di qualificazione).

E, inoltre, mantenendo alti livello di capacità di spesa e di domanda interna. Questo avrebbe tutelata la redditività delle imprese locali e generato incentivi, e capacità finanziaria, a investire e a fare ricerca.

Non si è voluto. Si è detto alle classi subordinate dell’Occidente che dovevano accettare una compressione del loro tenore di vita per “recuperare competitività”, in pratica incrociando la loro curva dei redditi e delle tutele sociali (in discesa) con quella dell’Oriente (in salita).

Non ce n’era alcuna necessità, non era inevitabile, ma così si è deciso di fare.

Le bugie sulla “imprescindibile necessità di ridurre i deficit e i debiti pubblici”, limitando di conseguenza il perimetro di intervento dello Stato, hanno potentemente agevolato questa tendenza. In Europa, anche e soprattutto facendo leva sulle regole di funzionamento dell’Eurosistema.

La reazione “identitaria” e “nazionalista”, l’opposizione alla globalizzazione e alla mondializzazione, sono una diretta conseguenza di tutto questo.

Le risposte dell’establishment non possono continuare a essere repressive se si vuole risolvere il problema. Vanno riconosciute le ragioni degli oppositori della globalizzazione, per definire un nuovo patto sociale e invertire le cause degli effetti distorsivi e socialmente deleteri.

2 commenti:

  1. Ennio Caruccio: Sei sicuro che la diseguaglianza stia diminuendo? Ci farei una riflessione più approfondita...perché è il contrario Marco.

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    1. A livello mondiale diminuisce, soprattutto grazie alla crescita dell'Asia.

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