Come sempre
molto preciso e puntuale, Massimo Costa sintetizza qui i temi chiave.
“I principi
contabili “privati” (IAS / IFRS) presiedono alla tenuta dei conti di qualsiasi
azienda “for profit” che detenga un titolo, o anche alla contabilità
economico-patrimoniale degli enti pubblici (da noi regolata dal D. 118 / 2011 e
non regolata, in quanto mai istituita, per lo Stato).
Altra cosa è la
statistica economica regolata dai principi Eurostat, gli unici rilevanti per i
trattati. La contabilità Eurostat è una contabilità che è sì “aziendale”, cioè
relativa alle singole unità economiche, ma è pensata per un’aggregazione da
contabilità nazionale, ciò che in effetti è. E quindi, rispetto alle
contabilità aziendali propriamente dette, subisce alcune semplificazioni.
Tra queste la
più rilevante per noi: le “passività”, a differenza delle attività, non sono
distinte tra “non finanziarie” e “finanziarie”. Tutte le passività Eurostat
sono quelle finanziarie, al punto che l’aggettivo è omesso. Le “non finanziarie”,
di qualunque natura (cioè le passività che non siano debiti) non hanno alcun
riconoscimento in quel sistema contabile. Non ho mai negato che dal punto di
vista economico-aziendale la Moneta Fiscale sia una passività, ma non è una
passività finanziaria, cioè non è un debito, come non lo sono gli acconti
ricevuti da clienti, i risconti, i contributi in conto capitale, gli obblighi
di fare, non fare e simili, i debiti in natura e tanti altri claims dai quali però non scaturisce in
alcun modo un flusso futuro negativo di denaro.
Per questa
ragione la passività non finanziaria, nei conti Eurostat, è trattata come non–payable tax credit, con le note
conseguenze (Nota MC: di non essere
considerata debito).
Giusto ?
sbagliato ? Non sono io il legislatore. Posso solo notare che, in un’ottica di
controllo finanziario qual è quella UE, il “flusso finanziario” più che la
consistenza patrimoniale ha giustamente maggior rilievo di quanto accada sotto
un profilo strettamente aziendale. In ogni caso è così, piaccia o no.
Il “vizio”
logico consiste nello scoprire l’acqua calda, e cioè che i “debiti fiscali”
sono passività secondo gli IFRS per chi li emette e crediti per chi li detiene.
Ma non sono debiti finanziari, e quindi non costituiscono “debito” nell’unico
senso richiesto dai trattati.
Il sistema
Eurostat è però internamente coerente: i debiti tributari non pagabili non sono
“passività” e, specularmente, i crediti tributari non incassabili (Nota MC: ma utilizzabili in compensazione, e
solo in compensazione) (visti dal punto di vista di chi li detiene) non
sono attività, né finanziarie né reali.”
Resta il rischio che la Commissione, allertata dalla manovra di Moneta Fiscale, ricerchi nel DEF e nel Bilancio triennale elementi previsionali cautelativi di MINORI ENTRATE FISCALI FUTURE, al fine di contestare rischi potenziali di violazione del PSC e pretendere manovre o perlomeno clausole di salvaguardia (non preoccupanti, queste ultime, nel caso il meccanismo di stimolo all'economia funzionasse alla perfezione).
RispondiEliminaQuesta eventualità è gestita senza problemi attuando quanto descritto nel post del 18.2.2017.
EliminaChe tra l'altro risponde anche a qualsiasi obiezione basata sull'articolo 81 della Costituzione.
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