L’inserimento del
progetto Moneta Fiscale nel programma M5S per le prossime elezioni politiche ha
dato luogo a un buon numero di commenti su stampa e media.
Vale la pena di
sintetizzare le principali critiche che sono state sollevate, e le relative
confutazioni.
Obiezione
numero 1:
CCF e Moneta Fiscale violano i trattati che disciplinano il funzionamento della
moneta unica europea.
Confutazione: CCF
/ MF sono titoli che danno diritto a beneficiare di riduzioni di pagamenti
altrimenti dovuti (in particolare, per tasse e imposte) alla pubblica
amministrazione dello Stato che li emette. Sono quindi titoli di sconto
fiscale, a utilizzo differito.
Non c’è alcuna
violazione del monopolio di emissione monetaria della BCE. La BCE rimane
l’unico soggetto emittente di moneta ad accettazione obbligatoria in tutti i 19
paesi dell’Eurozona. CCF / MF sono invece accettati dallo stato emittente solo
sulla base di un impegno unilaterale, e solo per una particolare finalità
(riduzioni di pagamenti, soprattutto per tasse e imposte).
Qualsiasi altro
soggetto economico sarà libero di accettare i CCF / MF, o meno, come
contropartita negli scambi di beni, servizi, investimenti finanziari ecc. L’accettazione
sarà completamente volontaria (non ci sarà corso forzoso, in altri termini). Su
base volontaria, nessuno vieta (né mai è stato vietato) di scambiare beni e
servizi contro attività diverse dall’euro (valute straniere, altri beni e
servizi in forma di baratto, azioni, obbligazioni o titoli di qualsiasi tipo,
ecc.).
Obiezione
numero 2:
CCF e Moneta Fiscale violano i trattati che disciplinano la governance economica dell’Eurosistema e
i relativi regolamenti attuativi.
Confutazione:
trattati e regolamenti sono finalizzati a limitare i deficit di bilancio
pubblico, in modo da raggiungere l’equilibrio tra entrate e uscite, di
stabilizzare il debito in valore, e di ridurlo gradualmente ma costantemente in
rapporto al PIL (che si suppone cresca nel tempo, per l’effetto combinato dello
sviluppo economico e di un moderato ma positivo tasso d’inflazione). Questo è,
in particolare, il senso del Fiscal Compact.
La governance dell’Eurosistema è stata
impostata in questi termini per evitare turbolenze e potenziali dissesti derivanti
dalla crescita dell’indebitamento pubblico in uno o più stati membri, in quanto
non è prevista né la condivisione dei rischi legati a potenziali default, né una garanzia assoluta da
parte della BCE (la garanzia c’è, ma in buona sostanza è collegata al rispetto
del Fiscal Compact).
I CCF / MF non
comportano, tuttavia, alcun impegno di rimborso: l’emittente non può quindi
essere costretto al default. I CCF /
MF, di conseguenza, non sono debito: i regolamenti Eurostat, coerentemente,
precisano senza ambiguità che un non-payable
tax credit – un titolo che dà diritto a ridurre pagamenti futuri verso la
pubblica amministrazione, ma non a ricevere un rimborso cash – non debba essere
computato nel debito. Vedi qui.
Obiezione
numero 3:
se anche i CCF / MF non sono debito al momento dell’emissione, incrementano il
debito (a parità di condizioni) al momento dell’utilizzo. Il problema è quindi
solo spostato nel tempo.
Confutazione: il
CCF / MF ha valore autonomo fin dal momento dell’emissione perché incorpora il diritto a uno sconto fiscale
futuro. Chi li riceve beneficia quindi di un immediato arricchimento
patrimoniale e aumenta la propria capacità di spesa. L’economia italiana soffre
in questo momento (in effetti da vari anni) di un pesante deficit di domanda,
che causa disoccupazione elevata e sottoutilizzo del potenziale produttivo del
paese. In queste condizioni, l’effetto espansivo di un’immissione di potere
d’acquisto nell’economia è particolarmente elevato (moltiplicatore keynesiano
superiore all’unità: purtroppo il moltiplicatore funziona anche al contrario,
motivo per il quale – contrariamente a quanto allora si sperava – le manovre
restrittive intraprese nel 2011-2012 per cercare di limitare deficit e debito
pubblico hanno avuto effetti disastrosi, producendo un calo di PIL di oltre il
4%).
Peraltro, se i CCF
/ MF sono emessi con una dilazione temporale di utilizzo (per beneficiare degli
sconti fiscali) di (ad esempio) due anni, anche un moltiplicatore keynesiano
sotto l’unità è sufficiente per raggiungere a termine l’equilibrio tra maggior gettito lordo prodotto
dall’espansione economica, e riduzione di
gettito prodotta dagli sconti.
Obiezione
numero 4:
in ogni caso, si viola il principio costituzionale che prevede l’indicazione di
coperture specifiche per ogni nuova spesa pubblica, o per ogni riduzione di
entrata fiscale.
Confutazione: il
principio viene totalmente rispettato se le coperture vengono previste, con
attuazione però differita al momento in cui i CCF / MF diventeranno
utilizzabili per conseguire sconti fiscali (non ha senso, peraltro, che le coperture
agiscano prima). Per esempio, nel 2018 si emettono CCF / MF per 30 miliardi con
scadenza di utilizzo (per conseguire gli sconti fiscali) al 2020; le coperture
vengono immediatamente identificate, ma con attuazione (eventuale) nel 2020.
Nel caso limite in
cui chi riceve CCF / MF non li utilizzi in alcun modo (li dimentichi in un
cassetto per due anni, in pratica) per utilizzarli poi nel 2020, si farà
“partita patta”: riduzione di gettito da un lato, coperture che scattano per
pari importo dall’altro.
Questo è un caso
limite del tutto inverosimile (e comunque non crea alcun effetto negativo
rispetto a non attuare il progetto Moneta Fiscale). Con ogni probabilità, al
contrario, l’espansione economica e il connesso maggior gettito faranno
automaticamente decadere la necessità di attivare le coperture.
Obiezione
numero 5:
l’accettazione del CCF / MF richiede comunque che la collettività – cittadini,
aziende, operatori finanziari - abbia fiducia nel valore del titolo.
Confutazione: il
CCF / MF incorpora un diritto illimitato nel tempo, a partire da una data
futura (peraltro vicina nel tempo: ad esempio, come detto, da due anni dopo
l’emissione in poi) a beneficiare di uno sconto fiscale. Sotto questo aspetto è
più sicuro di un titolo di Stato emesso dalla Repubblica Italiana con impegno
al rimborso in euro. La Repubblica Italiana potrebbe non disporre degli euro
per rimborsare un BTP, mentre non potrà mai essere forzata a disconoscere
l’impegno ad accettare il CCF / MF per ridurre pagamenti di imposte o tasse. E
un diritto di riduzione fiscale ha sempre un valore (appunto perché ci saranno
sempre pagamenti fiscali da effettuare).
Obiezione
numero 6:
l’emissione di una rilevante quantità di CCF / MF metterà in agitazione i
mercati finanziari.
Confutazione: al
contrario, è altamente probabile che li tranquillizzi. Oggi l’impegno
dell’Italia a portare in pareggio il saldo tra entrate e uscite pubbliche in
euro è molto arduo da raggiungere, e nella misura in cui ci si prova rischia di
aggravare le pesanti condizioni di depressione di cui l’economia italiana
soffre ormai da anni. Il progetto Moneta Fiscale crea invece i presupposti per
raggiungere l’equilibrio dei saldi di finanza pubblica, avviando
contemporaneamente un processo di forte e rapido recupero dell’economia. Senza
peraltro (vedi il punto 4) effetti negativi neanche nello scenario più
pessimistico (e più inverosimile), cioè nell’ipotesi di effetto espansivo
nullo.
Obiezione
numero 7:
la ripresa economica, in regime di cambi fissi, implica un peggioramento dei
saldi commerciali esteri.
Confutazione:
questo effetto è facilmente evitabile, erogando alle aziende una parte dei CCF
/ MF emessi, in funzione dei costi di lavoro da esse sostenuti (una stima
plausibile può essere il 25% del totale, che all’incirca è l’incidenza sul PIL
sia dell’export che dell’import). Questo crea un immediato recupero di
competitività e consente di avviare una rilevante ripresa economica senza
peggiorare la bilancia commerciale.
Va comunque
ricordato che l’Italia non parte da una situazione di squilibrio nei flussi
commerciali esteri, e neanche di pareggio, ma di forte attivo. Nel 2016 il saldo delle partite correnti è stato
positivo per circa 45 miliardi; il puro interscambio di beni e servizi ha
registrato un’eccedenza di quasi 60 miliardi.
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