mercoledì 20 febbraio 2019

Emettere moneta o emettere debito ?


In uno dei precedenti post avevo commentato, in merito al finanziamento monetario del deficit pubblico e alle sue implicazioni, quanto segue:

“Il punto fondamentale è che tra emettere moneta ed emettere un bond a tasso zero non c’è praticamente differenza. L’opinione diffusa sembra invece essere che emettere bond non fa aumentare l’inflazione, o comunque per qualche oscuro motivo la contiene molto di più… [Ma questa opinione] non l’ho mai sentita motivare in modo sensato, e neanche insensato per la verità. Pare un “dogma implicito” che neanche si cita perché lo si dà per ovvio. Invece non è ovvio e in effetti non è nemmeno vero”.

Sul punto in questione, un lettore si è così espresso:

“Io sul tema qualche tentativo di motivare tale ”dogma implicito” credo di averlo sentito e letto (non so valutare se sia sensato o meno e per questo avrei curiosità di sottoporlo al suo giudizio). Più o meno l’argomentazione si può riassumere così: emettere in maniera diretta moneta equivale a creare potere d’acquisto senza alcun rapporto con la crescita effettiva del valore economico degli scambi, mentre l’emissione di moneta a debito commisura la creazione di potere d’acquisto alla disponibilità effettiva di beni e servizi. La moneta emessa direttamente è di fatto un oggetto di proprietà: un puro asset senza liabilities, un attivo senza passivi, un credito senza debitori. Una “ricchezza assoluta” che però potrebbe però rivelarsi assolutamente illusoria nel momento in cui nessuno fosse più disposto a riconoscerle valore. L’emissione di un bond garantisce al contrario l’associazione di ogni credito a un debito, di ogni posta attiva a una posta passiva corrispondente, conferendo valore all’emissione a prescindere dalla fiducia e dalla disponibilità dei soggetti a riconoscerle valore”.

Il lettore ammette senza problemi che si tratta di un’argomentazione molto “contorta e sfuggente”. Nello stesso tempo però fa ”fatica a credere che il mondo intero sia ostaggio di un equivoco concettuale gigantesco”.

Ho fornito una risposta, che qui di seguito riporto espandendola ed articolandola in modo (spero) che risulti ancora più chiara.

L’immissione di potere d’acquisto nel sistema economico crea valore solo se stimola, in misura corrispondente, maggiore produzione di beni e di servizi. Altrimenti produce inflazione, non valore reale. Al momento dell’emissione, tra l’altro, quella che entra nel sistema economico è, appunto, moneta (tramite maggiore spesa pubblica o minore prelievo di imposte), non debito sotto forma di titoli di Stato.

L’emissione di titoli, offerti a chi, trovandosi moneta in mano, in parte la risparmia ed è interessato a una forma di impiego del risparmio stesso, è un evento indipendente. Potrebbe benissimo non essere effettuata (se lo Stato emettesse direttamente moneta, senza delegare il compito a una Banca Centrale).

Che si emettano o non si emettano titoli di debito, non cambia il fatto che la disponibilità di potere d’acquisto crea valore reale solo se espande la domanda e la produzione di beni e di servizi. Se le capacità produttive del sistema economico sono già completamente utilizzate, genera invece pressione al rialzo sui prezzi ma non (evidentemente) maggiore produzione.

Affermare che “la moneta emessa direttamente è di fatto un oggetto di proprietà: un puro asset senza liabilities, un attivo senza passivi, un credito senza debitori. Una “ricchezza assoluta” che però potrebbe però rivelarsi assolutamente illusoria nel momento in cui nessuno fosse più disposto a riconoscerle valore” sembra sottointendere che nessun attivo patrimoniale ha valore se non gli corrisponde un impegno di pagamento di qualcun altro (di un debitore, quindi).

Ma questo è evidentemente falso per almeno due motivi. Intanto, perché esistono al mondo un numero enorme di oggetti e di proprietà che hanno valore non perché a fronte della loro esistenza sussista un impegno di pagamento di qualcuno, ma perché esiste una funzione d’uso. Una casa, un terreno, un'automobile non hanno forse valore per il proprietario perché non esiste una controparte impegnata a pagarli o a rimborsarli in cash ?

La moneta ha una funzione d’uso appunto perché lo Stato la accetta in pagamento delle imposte (è uno dei presupposti del progetto Moneta Fiscale). Inoltre, il fatto che sussista un impegno di accettazione implica (per ragionare nei termini dell’argomentazione esposta dal lettore) che in realtà non si tratta nemmeno di un “asset senza liabilities”. Liability significa “impegno, responsabilità”: l’impegno di rimborso cash non è l’unico possibile. L’impegno di accettazione da parte dello Stato è un altro, anch’esso a tutti gli effetti valido come presupposto di valore.

In conclusione, ragioni per cui il finanziamento monetario del deficit debba essere un’ipotesi impercorribile, o pericolosa, o comunque non ottimale rispetto al finanziamento con emissione di debito pubblico, continuo a non vederle. E sospetto fortemente che non esistano…


11 commenti:

  1. Anche analizzando direttamente i comportamenti degli attori in gioco non mi sembra abbia molto senso: lo stato spende (quasi?) sempre in cash, chi riceve soldi da parte dello stato nemmeno sa da dove provengono e non glie ne può fregar di meno, quindi l'immissione di potere d'acquisto è lo stesso in entrambi i casi.

    Chi compra titoli di stato invece lo fa per risparmiare, cioè volontariamente si priva di soldi che non aveva comunque intenzione di spendere nell'economia reale. Se dovesse cambiare idea può benissimo vendere i titoli in qualsiasi momento. Non si verifica quindi alcuna riduzione del potere d'acquisto.
    Ben diversa è la situazione in cui lo stato si finanzia tassando: in questo caso ti sta obbligando a cedere soldi che non riavrai mai più indietro.

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    1. Molto giusta e ben sintetizzata anche questa sua considerazione.

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  2. Dott. Cattaneo ma non si è stufato di combattere contro i mulini a vento? Siamo all'undicesimo anno di crisi economica generalizzata indotta e non c'è e non c'è mai stata nessuna volonta da parte di alcuna forza politica di applicare misure fortemente anticicliche che eliminassero gli assurdi squilibri introdotti dall'unione monetaria.
    I danni stanno diventando cronici.

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    1. Abbandonare mai. L'URSS ci ha messo settant'anni a crollare, questo sistema spero molto meno. Purtroppo previsioni di date lasciano il tempo che trovano. Ma come tutte le cose che non funzionano, finirà e lascerà posto a qualcosa di meglio.

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  3. Forse l'unico fu Tremonti che si pose in maniera fortemente critica

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  4. però c è sempre il solito misunderstanding di base in queste argomentazioni: è vero che un attivo può avere valore da sè, ma stampare carta non significa che quella carta abbia valore! Il suo valore d'uso ce l' ha se a fronte della stessa esiste un corrispettivo reale ( ore lavorate, beni/servizi ceduti, promesse di pagamento ( i debiti o liabilities dell articolo)). Altrimenti è come mettere a bilancio in entrata carta che finanzia carta in uscita.
    La vera rivoluzione non sta nell abolire il mercato, e con esso le conquiste dello stato di diritto e della democrazia, nè abolire la finanza che ben lungi dal "rubare" ricchezza reale per drenarla a favore di squali non meglio identificati, ne crea agevolando scambi intertemporali di capitale... se qualcuno poi vuol scommettere nei mercati lo faccia a suo rischio di perdita (e a possibile beneficio di chi ci guadagna), l' importante è tassare tali redditi ( come avviene già) ed evitare più seriamente il crearsi di sistemi Ponzi legalizzati che scaricano la patata bollente a risparmiatori avversi al rischio ( cosa che non si fa molto a quanto sembra).
    La vera rivoluzione è trovare nuove tecnologie sostenibili ( e qui i miracoli sono difficili) e, in particolare per l' Italia, assumersi le proprie responsabilità verso il mondo e le generazioni future.
    Perchè il mondo occidentale cresce e non c è crisi evidente del sistema capitalista e del libero commercio ( se non quella grave, ma collaterale, legata ai danni all ambiente): la crisi la vediamo noi perchè è da 3 decenni che siamo al palo come sistema e non certo solo per cause esogene, anzi!

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    1. Noi siamo fermi dal 1996-7 (non da tre decenni, quindi) cioè da quando ci siamo agganciati al sistema euro, assoggettandoci a politiche costantemente depressive e restrittive prima per centrare i parametri di Maastricht, e poi per rimanere nella moneta unica. Il problema italiano è la carenza di domanda interna che ci forza al sottoutilizzo del sistema produttivo. L'export, nonostante l'euro per noi sopravvalutato, cresce. Vedi il post del 27.8.2019. Il progetto CCF è la via per risolvere il problema.

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  5. Perdoni l'incompetenza, ma se io Stato immetto nuova moneta non aumento la massa monetaria in circolazione, mentre se invece emetto titoli di debito entro in possesso di moneta già emessa? Grazie.

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    1. A parità di deficit, la massa monetaria che viene emessa è la medesima. I titoli di debito che emetto sono semplicemente una forma di impiego che viene offerta ai risparmiatori. Se non ci fossero, il risparmio sarebbe semplicemente allocato diversamente. Ma non c'è motivo di pensare che l'impatto sull'inflazione sarebbe differente, salvo argomentare (ma sulla base di cosa ?) che l'offerta di titoli abbia un effetto sulla propensione alla spesa di cittadini e aziende.

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    2. Credo di aver capito: il denaro che lo stato ottiene con l'emissione di titoli non sarebbe comunque speso in consumi ma risparmiato in altro modo. La ringrazio.

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