venerdì 21 gennaio 2022

La sovranità nella terra di nessuno

 

Sono molto in sintonia con questo commento di Jean-Paul Fitoussi, formulato al termine di un articolo in cui Milano Finanza gli chiedeva (unico non euroausterico, a fianco di Codogno, Cottarelli e Gros…) un’opinione sul progetto franco-italiano di riforma del patto di stabilità:

“Se vogliamo risolvere i problemi dell’Europa bisogna comunque andare oltre i contenuti tecnici e occuparci innanzitutto del problema della sovranità. È solo a questa condizione che la scelta potrebbe prevalere sulla regola e la democrazia sulla tecnocrazia”.

Qui sta il nocciolo della questione. La UE e in particolare l’Eurozona sono in una situazione infernale perché la sovranità è stata tolta agli Stati senza attribuirla a nessun’altra istituzione democratica. In altri termini, non si sa dove stia: è finita nella terra di nessuno.

Gli europeisti, perlomeno alcuni di loro, ammettono pure che è vero, ma la soluzione unica accettabile a loro avviso è “completare l’opera”, cioè realizzare l’unione politica.

Ma come è possibile realizzare un’unione politica se non c’è desiderio di arrivarci, da parte della maggioranza dei cittadini dei vari Stati ?

In particolare, non ne esiste la minima volontà in Germania. Qualcuno crede che un referendum per formare gli Stati Uniti d’Europa e farvi confluire lo Stato tedesco avrebbe la minima possibilità di successo ?

I tedeschi non lo desiderano, tra le altre cose perché le regole dell’Eurosistema per LORO non sono un problema. Sono lo Stato economicamente più forte, quindi le regole vincolano gli altri, non loro.

Chi crede in buona fede all’unità politica dovrebbe andare a propagandarla presso l’opinione pubblica IN GERMANIA. Buona fortuna.

Invece il ritornello dei nostri europeisti è “le regole sono sbagliate ma non si possono cambiare (se non con l’accordo tedesco, che non c’è, o non per quanto realmente occorre) perché non possiamo fare passi indietro sul nostro sogno di unione…”. Che per i paesi del Sud non è un sogno ma un incubo.

Si è creato uno status quo demoniaco perché l’assetto è pessimo ma c’è una convergenza di interessi tra vari soggetti, ai quali lasciarlo com’è va bene: i paesi del Nord; le grandi istituzioni finanziarie e le grandi multinazionali, che hanno un accesso privilegiato alla BCE e alla UE; e i burocrati che fanno carriera legandosi al carro dei più forti.

La Moneta Fiscale è la via per sbloccare la situazione perché ridà agli Stati il livello di autonomia necessario per far funzionare le regole, senza cambiarle e senza rompere l’euro – cosa che sarebbe estremamente complicata sul piano sia tecnico che politico.

E, giusto per rassicurare gli europeisti sinceri e in buona fede (ce ne sono): la Moneta Fiscale non impedisce di arrivare all’unione politica. Anzi, se l’assetto dell’euro cessa di essere disfunzionale, le probabilità aumentano perché si rimuove un enorme fattore d’incertezza sul destino dell’Eurozona e della UE.

Poi, che un tedesco voglia diventare concittadino di un italiano lo considero, come ho detto, molto ma molto improbabile. Ma questo è un altro discorso.

 

3 commenti:

  1. Dice @all_enrige: ""Nella terra di nessuno" non credo proprio. Che non si sa dove sia ci può anche stare, ma sicuramente non è in una terra di nessuno". Diciamo allora "nella terra incognita". Anche se parecchi indizi indubbiamente ci sono...

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  2. Marco Sartore: Il paradosso è che voci autorevoli (molte più di quello che traspare dal bavaglio mediatico) ci dicono e spiegano cosa fare ma la tecnocrazia dei singoli stati e della UE ha la barra del comando e non molla la presa.
    È assurdo.
    Si fa fatica a credere ad una situazione come quella attuale.
    Siamo stati talmente cloroformizzati da essere convinti di trovarci in una democrazia e invece è un inferno dove la sete di potere e di profitti ha completamente avuto la meglio a scapito di noi cittadini.

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