sabato 14 ottobre 2023

Testo convegno Ungheria, 11 ottobre 2023

 Qui di seguito, la trascrizione del mio intervento di mercoledì scorso a Kecskemét. Trovate i dettagli e i video con tutti gli interventi sul sito di Moneta Positiva.

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Buongiorno a tutti, vorrei impiegare alcuni minuti nello spiegare come si è creata una situazione che riguarda la gestione e i risultati della politica economica italiana come è stata rappresentata precedentemente, e questo si lega poi all'analisi delle cause e alle soluzioni che stiamo proponendo.

L'Italia è tra i paesi che hanno costituito l’euro, l'Ungheria non c’è ancora entrata, mi auguro che non lo faccia.  E chiarire perché l'ingresso nell'euro è stato un problema serio specialmente per l'Italia è importante. L’euro per l'Italia era una moneta più forte di quanto fosse precedentemente la lira, il che ha creato alcuni scompensi dal lato delle esportazioni e dei saldi commerciali, che però nel tempo sono rientrati, tanto che l’Italia negli ultimi anni e anche quest'anno sta generando un surplus commerciale.

Il problema fondamentale dell'euro è che si è partiti dal presupposto che il debito pubblico sia in sé e per sé, sia di per sè stesso un problema, quindi nella rappresentazioni che circolano, nei titoli di giornale, si parla di debito pubblico come un fardello, si parla di debito pubblico come un onere per le future generazioni, con metafore tipo ogni bambino italiano nasce con €50.000 di indebitamento eccetera.

In realtà il tema va esaminato da un punto di vista differente. Esistono due modi fondamentali in cui la moneta, il potere d'acquisto, gli strumenti finanziari entrano in circolazione dell'economia: o l'immissione di potere d'acquisto viene effettuata dal settore pubblico, oppure viene effettuata dal settore privato.

Il settore privato agisce tramite l'espansione del credito: quindi le banche erogando finanziamenti creano moneta, se ne è parlato prima.

Il settore pubblico lo fa semplicemente perché lo Stato spende soldi, e questi soldi servono poi anche a pagare le tasse.  Quindi da un lato spende, dall'altro lato incassa tramite il prelievo fiscale.

L'economia nel tempo cresce perché cresce la produttività, perché c'è il progresso tecnologico, in passato c'è stata anche la crescita demografica (oggi non più almeno nella maggior parte dei paesi europei), perché c'è un po' di inflazione, oggi abbiamo anche un po' di inflazione in più o parecchia in più di quella che sarebbe auspicabile ma nessuno punta a un'inflazione pari a zero, gli obiettivi delle banche centrali sono una inflazione moderata ma positiva, tipo il 2%.

Se questo è vero, vuol dire che le grandezze dell'economia devono crescere, devono aumentare, e la maniera in cui queste grandezze finanziarie, dicevo prima, possono incrementarsi, è solo tramite due canali: la creazione di moneta da parte del settore privato o la creazione di moneta mediante il deficit di bilancio.

Da questo si vede che il deficit pubblico non è qualcosa che idealmente non dovrebbe esistere, che non è virtuoso, che bisognerebbe che scendesse a zero – idealmente, anche se poi non ci riesce quasi nessuno. E’ qualcosa che è normale che esista, può essere più alto, può essere meno alto a seconda delle situazioni contingenti: ma i conti degli Stati normalmente devono essere in deficit e normalmente sono in deficit.

Se questo è vero in definitiva cos'è il debito pubblico ? non è altro, non dovrebbe essere altro, che uno strumento che lo Stato mette a disposizione della popolazione per impiegare i risparmi.

Ogni volta che lo Stato spende 100 e preleva 95 c'è una differenza di 5 che rimane in tasca a qualcuno: è moneta che circola nell'economia, che passa di mano in mano ma alla fine rimane nelle tasche di qualche soggetto privato, cittadini o aziende.

E questi soggetti privati gradiscono l’offerta di un servizio di impiego, che non dovrebbe essere speculativo, che offre protezione, che offre un piccolo rendimento, e il debito pubblico ha sempre svolto questa funzione.

Quindi se si parte dal presupposto che il debito pubblico sia il nemico, che sia l'anatema, che sia una bestia feroce da combattere si parte nella direzione sbagliata. Purtroppo tutto il sistema dell'eurozona è stato concepito a partire da questo presupposto. Da quando l'Italia è nell'euro fa politiche, l'abbiamo vista anche in precedenza, costantemente orientate a ridurre il deficit nel tentativo di ridurre il debito pubblico.

L'unico risultato che si è ottenuto è un'economia italiana che ha sostanzialmente smesso di crescere: quindi PIL reale, retribuzioni eccetera sono rimaste praticamente piatte dall'introduzione dell'euro - in effetti si parla del 2002 come anno di partenza ma è stato realmente il 1999, le banconote hanno cominciato a circolare tre anni dopo ma la moneta unica è partita ormai quasi 25 anni fa, 25 anni il primo gennaio del 2024: un quarto di secolo senza crescita economica

Quindi abbiamo demonizzato il debito pubblico, abbiamo demonizzato il deficit di bilancio, senza renderci conto che i deficit di bilancio sono necessari per ottenere una crescita armonica e sostenibile dell'economia. Anche perché se blocchiamo l'introduzione di moneta dell'economia mediante l'azzeramento dei deficit pubblici, l'unico canale di creazione di mezzi finanziari che rimane è il credito privato, i finanziamenti del sistema privato.

Il sistema finanziario privato per sua natura è prociclico e destabilizzante. Le banche erogano facilmente credito quando l'economia va bene e accelerano in questo modo l'espansione; quando ci sono problemi chiedono di rientrare. Per citare la famosa battuta attribuita a Mark Twain, il banchiere è un signore che ti presta l'ombrello quando c'è il sole e te lo chiede indietro quando si mette a piovere.

Questa è la realtà dei fatti. Abbiamo un sistema che è stato concepito nella maniera sbagliata, abbiamo un'economia italiana che siccome “soffriva” (tra virgolette) il “problema” originale di un debito pubblico, in proporzione al PIL, più alto degli altri paesi dell’eurozona, ha visto applicare dei principi di gestione che hanno condotto il paese in un periodo di mancata crescita e di maggiore instabilità economica.

Qui sta il problema fondamentale dell'Italia nell'euro o per essere precisi dell'Italia all'interno delle regole che governano l'eurosistema.

Un problema che può sembrare apparentemente staccato ma si ricollega è il ruolo della banca centrale. Le banche centrali hanno assunto un'importanza enorme perché si pretende che siano i mercati dei capitali, i mercati finanziari, a decidere se un paese è affidabile dal punto di vista della sua gestione della finanza pubblica. Quindi teoricamente la tesi è che ci si va a finanziare sul mercato emettendo titoli di Stato, e questi titoli di Stato non vengono garantiti da chi emette la moneta.

Questo è estremamente pericoloso perché i mercati finanziari possono per motivi anche irrazionali, anche speculativi, comportarsi in maniera illogica o comunque impedire a un paese di rifinanziarsi nel periodo in cui ne hanno più bisogno.

Tutto questo si evita se l'istituto di emissione lavora in stretto coordinamento con il governo, arrivo a dire se non è più un organismo indipendente ma lavora alle strette dipendenze del governo, se di fatto è un'agenzia che fa parte del governo.

Quindi la tesi dell'indipendenza delle banche centrali dal governo in realtà è molto pericolosa. Eppure è una tesi che si è diffusa negli ultimi decenni in maniera sempre più forte, sempre più assertiva, e si è sostanzialmente preteso che le banche centrali dovessero completamente svincolarsi dalla finanza pubblica degli stati. Altrimenti detto, gli stati devono essere “virtuosi”, devono essere una politica fiscale tendenzialmente sempre restrittiva, devono ridurre il debito pubblico o comunque non devono essere sostenute dalle banche centrali nel momento in cui ci sono dei problemi sul rifinanziamento del debito.

Questo è un problema che non nasce con l'euro ma che con l'euro diventa molto ma molto più serio perché anche banche centrali autonome, più o meno indipendenti rispetto al governo, sono però inserite nello stesso sistema nazionale, alla fine in qualche modo devono coordinarsi.

Con l'euro si è invece creata una banca centrale comune, staccata e non più nessun modo sostanzialmente collegata con i governi nazionali, e ne abbiamo visto l'assurdità appunto quando nel 2011 la BCE ha inviato una lettera a firma Trichet – Draghi, ha mandato una lettera al governo italiano praticamente dettandogli le linee di politica economica.

Allora non so se vi rendete conto che questo è un problema gravissimo per la democrazia. Ai tempi c'era il governo Berlusconi: era un governo buono ? era un governo cattivo ? ognuno può avere la sua opinione ma era un governo che era stato eletto dai cittadini italiani, aveva la maggioranza in Parlamento. E’ caduto perché la Banca Centrale ha minacciato sostanzialmente di non sostenere, di non garantire il debito pubblico italiano se non fossero state effettuate una serie di riforme che poi, come spiegava Stefano precedentemente, sono state negli anni successivi in realtà attuate senza risolvere nessun problema di finanza pubblica e per contro peggiorando la situazione del paese, la situazione dell'occupazione.

Altro tema: si sostiene che solo le banche centrali debbono preoccuparsi dell'inflazione, di combatterla. Non solo è il loro obiettivo primario ma – si dice - sono l'unico soggetto che è in grado di gestirla.

In realtà si è constatato che questo non è vero, abbiamo avuto per parecchi anni un’inflazione troppo bassa. Sembra un ricordo lontano nel tempo ma ancora nel 2020 il problema era l’inflazione troppo bassa: si sono fatte politiche di Quantitative Easing, si sono comprati titoli di Stato ma l'inflazione rimaneva comunque inchiodata vicino a zero, non raggiungeva l’obiettivo del 2%.

Ma non lo raggiungeva perché perché la Banca Centrale immetteva moneta nell'economia senza però che il governo fosse autorizzato a fare più spesa pubblica con quella moneta, rimanevano in essere i vincoli di deficit e di debito pubblico, quindi non si è risolto nulla.

Oggi a causa di fenomeni come il Covid, le rotture delle catene di fornitura alle aziende provocate dai lockdown, poi la guerra in Ucraina, la crescita del petrolio, la crescita del gas, abbiamo un problema di inflazione troppo alta. L'unico modo con cui le banche centrali la combattono è alzare i tassi di interesse, quindi stringere il credito, perché è in realtà è l'unica arma che hanno a disposizione.

Allora la mia domanda è: ma perché invece di continuare ad aumentare i tassi, che sull'inflazione può avere degli effetti ma solo perché produce o aggrava una recessione economica, non si fanno altre cose tipo ridurre l'IVA, tipo ridurre le accise sui carburanti, tipo ridurre le imposte indirette sui generi di prima necessità ?

E la risposta è sempre: perché aumenta il deficit pubblico e aumenta il debito pubblico. Torniamo al discorso precedente, si cerca di rispettare dei parametri di deficit e di debito pubblico che in realtà non hanno un senso logico.

Se vogliamo avere un'economia che cresce in maniera armonica, che cerca di raggiungere i migliori obiettivi in termini di crescita economica e di stabilità monetaria, non possiamo ragionare come se esistesse una politica monetaria staccata dalla politica fiscale e che per di più è anche in grado di condizionare la politica fiscale. Dobbiamo vedere la politica economica come un tutt’uno.

Il motivo per cui noi insistiamo a proporre lo strumento della moneta fiscale è che si tratta di un titolo emesso dallo stato e che ha valore in quanto serve a pagare tasse in futuro. E’ proprio questo che unisce la politica fiscale e la politica monetaria, che mette lo Stato, il governo, nella condizione di poter gestire la propria politica economica immettendo moneta quando serve. Tenuto conto di vincoli che esistono, non è che può farlo all’infinito, ma i vincoli sono il pieno impiego, l'occupazione, lo sviluppo armonico dell'economia, la stabilità dei prezzi, aggiungo anche evitare deficit commerciali che creino debito estero in moneta straniera.

Quest’ultimo è un potenziale problema nel momento in cui una crescita eccessiva dell'economia alimenta importazioni che a loro volta creano debito (privato stavolta) in moneta straniera: che può anch’esso diventare destabilizzante. Poi ci sono paesi come gli Stati Uniti che hanno enormi deficit commerciali in dollari e quindi il problema è molto inferiore anche se non proprio inesistente. Comunque è un debito in dollari e i dollari loro li stampano.

In conclusione: io ero contrario all'introduzione dell'euro nel momento in cui si è deciso di lanciarlo. Però ho sempre pensato, da quando la crisi dell'euro è partita, che fosse troppo complicato operativamente e anche politicamente romperlo. Non è impossibile ma il grado di complessità è molto alto. Quello che invece si può fare e per cui noi ci battiamo è tenere l'euro ma introdurre uno strumento monetario autonomamente gestito dallo Stato nazionale, per quanto ci riguarda in particolare dallo Stato italiano. Questo serve in particolare agli stati che sono nell’euro. In che misura servirebbe all'Ungheria dipende da quanto la banca centrale è completamente indipendente o si coordina e si collega col Governo Nazionale.

In Italia però è uno strumento che ci porrebbe in grado di ottenere obiettivi veramente molto significativi in termini di crescita armonica dell'economia e in termini di stabilità del sistema finanziario. Viene purtroppo osteggiato a livello politico perché ridà autonomia al paese: chi punta invece alla cessione di sovranità, chi punta a centralizzare le decisioni politiche e in particolare di politica economica vede con ostilità questa innovazione. Per capire, però, la situazione dell'economia e del sistema politico italiano è molto importante avere chiari e riflettere su questi temi. Grazie.

 


1 commento:

  1. Luciano Murgia: è difficile trovare un senso logico in una moneta di debito, fuorché per chi la emette.

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