giovedì 24 luglio 2014

Sull’inapplicabilità del Fiscal Compact (ancora) (e a meno che…)


A metà 2014, il rapporto tra debito pubblico lordo e PIL dell’Italia si attesta intorno al 135% e sta continuando a crescere. Il Fiscal Compact punta all’obiettivo di far scendere questo rapporto, per tutti gli stati che l’hanno sottoscritto (25 in tutto, inclusi alcuni membri dell’Unione Europea che non utilizzano l’euro) al 60% nel giro di vent’anni.

La formulazione del trattato è particolarmente complessa e contiene moltissime aree di discrezionalità e di interpretazione (demandata in ultima analisi alla Commissione Europea) per tener conto di tendenze congiunturali che possono andare a modificare il percorso “strutturale” di rientro. In altri termini, si dovrebbe procedere a ridurre il rapporto più rapidamente nelle fasi positive del ciclo economico, e viceversa.

Che cosa sia una fase positiva e una negativa del ciclo è, in una certa misura, un’opinione. Un punto su cui riflettere, tuttavia, è che l’impostazione del Fiscal Compact ignora completamente la possibilità che l’economia di un paese possa, a un certo punto, cadere in una situazione di depressione permanente.

Non, in altri termini, una fase negativa che tende a riassorbirsi in modo abbastanza spontaneo, e in un periodo di tempo relativamente breve – 12, 18, 24 mesi al massimo. Bensì una delle situazioni che si creano in conseguenza della scoppio di una bolla speculativa sui mercati finanziari: crollo di valori borsistici e/o immobiliari, crisi del credito, domanda che non riprende anche se i tassi di intervento della banca centrale sono scesi a zero.

Non avere tenuto conto di una circostanza di questo genere è grave perché si tratta di un accadimento raro, ma è proprio la situazione in cui l’Europa - e tutte le economie sviluppate - sono cadute per effetto della crisi finanziaria del 2008, così come si era verificato ottant’anni prima in conseguenza del crollo di Wall Street del 1929.

Dati tutti i caveat e le condizionalità del trattato, non è affatto chiaro a partire da che anno e in che misura l’Italia dovrebbe essere tenuta a rispettarlo. Le ipotesi che vedo citate più frequentemente parlano di avvio a partire dal 2016.

Nel 2014, l’Italia avrà (per il quarto anno consecutivo) un rapporto deficit pubblico / PIL del 3% circa, e una crescita del PIL reale intorno allo zero. La variazione dell’indice dei prezzi è attualmente positiva per pochi decimi di punto, con tendenza ad abbassarsi ulteriormente.

In buona sostanza, il PIL italiano è fermo (variazione zero, o molto prossima a zero) sia in termini reali che in termini nominali.

Nel frattempo c’è un fattore di ulteriore incertezza, ovvero se l’Italia dovrà varare ulteriori manovre restrittive per centrare l’obiettivo del “pareggio di bilancio strutturale”. Questo obiettivo non è previsto da trattati internazionali ma è stato inserito in Costituzione nel 2012. Doveva entrare in vigore nel 2015, il ministro dell’economia Padoan ha annunciato la volontà di farlo slittare al 2016, ma la Commissione Europea si è mostrata, diciamo così, poco entusiasta in merito alla possibilità di questo slittamento.

La Commissione Europea, per inciso, su argomenti di questo tipo emette raccomandazioni non vincolanti, che però il nostro governo ha l’attitudine a considerare consigli che bisogna sforzarsi di rispettare…

Anche qui, i fattori in gioco sono parecchi, a partire da che cosa sia da considerarsi “pareggio strutturale”, visto che è alquanto difficile sostenere che l’economia italiana sia oggi in una condizione economica normale. Quindi occorre tener conto del deficit “anomalo”, la cui stima ha evidentemente margini di opinabilità alquanto ampi.

Ci sono quindi voci in merito a una possibile ulteriore manovra restrittiva, la cui entità è stata variamente ipotizzata – chi dice 12, chi 20, chi 25 miliardi.

Ma diamo credito a Padoan, il quale afferma invece che non serviranno manovre.

Possiamo quindi aspettarci: una variazione zero del PIL reale e nominale italiano nel 2015 (la manovra potrebbe facilmente portare la (de)crescita reale a meno 2% ma, come si diceva, presupponiamo che non ci sarà); un deficit pubblico / PIL che rimane al 3%; e un debito pubblico lordo / PIL a fine 2015 intorno al 140%.

Bene. Nel 2016 l’Italia dovrebbe abbattere il rapporto debito / PIL di un ventesimo della differenza tra 140% e 60%, quindi del 4%, ipotizzando due cose: che il deficit annuo (prescindendo dal 4% di cui sopra, cioè ipotizzando che venga reperito tramite misure straordinarie) venga azzerato (rispetto all’attuale 3%) e che la variazione del PIL nominale sia nulla.

Si parla in definitiva di sette punti di PIL, cioè di oltre 100 miliardi di euro.

Da dove possono arrivare questi soldi ? enormi tagli di spesa, ulteriori incrementi di tassazione, imposte patrimoniali ?

Tutte queste cose equivalgono a un’ulteriore, massiccia sottrazione di potere d’acquisto: il che contrae la domanda e abbatte violentemente il PIL. Senza commentare l’effetto di tutto questo in termini di ulteriore disoccupazione e fallimenti aziendali, è chiaro che ciò impedisce il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del rapporto debito / PIL – banalmente, a causa della caduta del denominatore.

Una parte dei 100 miliardi potrebbe per la verità provenire da cessioni di beni pubblici. Ma, a parte che le operazioni attualmente allo studio non vanno neanche lontanamente vicine a configurare importi del genere, a parte che il momento peggiore per effettuarle è quando le devi attuare massicciamente e con un vincolo temporale stringente, c’è un altro problema.

Gli interventi che citavo, per ordini di grandezza totali di 100 miliardi all’anno, non sono una tantum. Devono essere permanenti, PER VENT’ANNI. Con le dismissioni FORSE copriamo un pezzo del fabbisogno del primo anno. E poi ?

E’ uno scenario che costituisce una versione su scala ancora più estesa (spaventosamente più estesa…) di quanto sta avvenendo da tre anni in qua: il tentativo di contrare il deficit pubblico abbatte domanda e reddito, crea disoccupazione e fallimenti e innalza il rapporto debito pubblico / PIL invece di diminuirlo.

Era difficile da prevedere ? John Maynard Keynes nel 1933 non aveva avuto bisogno di terminologie complicate per spiegarlo: “Non si potrà mai equilibrare il bilancio attraverso misure che riducono il reddito nazionale. Il ministro delle finanze non farebbe altro che inseguire la sua stessa coda. La sola speranza di equilibrare il bilancio in modo stabile e permanente passa dall’evitare l’enorme aggravio dovuto alla disoccupazione. Per questo sostengo che, anche nel caso in cui si prenda il bilancio pubblico come unico metro di giudizio, il criterio principale per giudicare se le politiche economiche attuare siano state o no un successo, è lo stato dell’occupazione”.

Se tutto questo vi lascia, diciamo così, perplessi, aggiungo una cosa. Il Fiscal Compact non l’ha sottoscritto solo l’Italia. Manovre di riduzione del rapporto debito pubblico / PIL sono impegnate a effettuarle altri 24 paesi. Naturalmente alcuni di loro hanno livelli di partenza già prossimi, o vicini, al 60%, e/o hanno un po’ di crescita in più dell’Italia.

Ma prendiamo altri due stati membri dell’Unione Europea di considerevole dimensione, la Francia e la Spagna. Tutte e due hanno debito / PIL oggi vicino al 95%, che raggiungerà il 100% circa a fine 2015. Quindi dovrebbero conseguire non quattro, ma due punti all’anno di riduzione del rapporto (100% - 60% = 40%, il tutto diviso per 20).

Questo, portando a zero il deficit annuo, che invece viaggia intorno al 4% per la Francia e al 5% per la Spagna.

Anche per loro la “ricetta” consiste nel reperire sei o sette punti di PIL all’anno da tasse, tagli, patrimoniali e cessioni di beni pubblici.

Rispetto alla variazione zero del PIL nominale prevedibile per l’Italia, i nostri cugini latini per la verità sono messi un po’ meno peggio. Circa 1% per la Francia, magari 2% per la Spagna (nota bene: non perché la Spagna “ha fatto le riforme”, ma perché NON ha fatto austerità tra il 2011 e il 2013 – mentre l’Italia viaggiava intorno al famoso 3% di deficit, la Spagna stava in media al 9%).

Ma una cura da cavallo come quella del Fiscal Compact non mancherebbe di azzerare (se non peggio…) questo alito di crescita.

Il Fiscal Compact comporta quindi l’attivazione SINCRONIZZATA da parte di paesi corrispondenti a più di metà della popolazione dell’Eurozona, di manovre pesantemente depressive e deflattive. A maggior ragione se attuate da più stati contemporaneamente. E questo, partendo da una situazione, già oggi, di pesante malessere economico e sociale.

Tutto assurdo e impossibile, mi pare evidente. E questo se vogliamo mi induce un “nervoso ottimismo”. Ma le prese d’atto della situazione, da parte dei vari tecnocrati europei, non le sento e non le vedo.
 
Le proposte di riforma ancora meno: solo questione di tempo ?

40 commenti:

  1. E' la dimostrazione che l'europa non vuole unirsi ma dieci anni fa disse che voleva farlo e adesso si tira indietro. Vuole una moneta unica ma non un debito unico. E' un limbo. Nè avanti né indietro.

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    1. Questo signore (Bettino Craxi )...sarà stato quel che sarà stato (era si colpevole...ma quanto gli altri...pagò solo lui...)...ma 20 anni fa vide giusto:---->>> ""L ' UE..nella migliore delle ipotesi sarà un limbo,,,nella peggiore un inferno.....""""

      link video (brevissimo--->>> dura solo 55 secondi....---->> con due parole dice tutto.

      https://www.youtube.com/watch?v=0p078rg_K1I

      ciao
      Shardan

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    2. non sono i parametri di maastricht ad essere colpevoli ma al massimo la mancanza di coordinamento delle banche centrali. ma a quel tempo nessuno poteva prevedere la nascita di un sistema parallelo. non puoi fermare la libertà che l'uomo cerca. così come si arrivò al divorzio. la gente vuole libertà che consiste nello sfuggire all'economia reale ormai impossibile e vivere di finanza che si è data regole più libere.

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  2. prova (non mi appare il post )

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  3. Mi fa piacere naturalmente, anche se è per un'applicazione parziale rispetto al progetto di Riforma Morbida vero e proprio. Continuerò a parlare con loro puntando a porre sul tavolo il tema in modo molto più ampio già da settembre. Anche perché c'è il tema della crescita che non c'è, degli obiettivi di bilancio che con l'austerità sono irraggiungibili, del l'assetto economico e monetario dell'Eurozona che è tutto da riformulare...

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  4. invece di ridurre semplicemente le tasse, viene chiesto agli italiani di capire un sistema più complicato della semplice e banale riduzione delle tasse

    a dimostrazione che la burocrazia è ancora insita nella cultura italiana. speriamo che l'europa abbia la forza per tenere duro e distruggere questa cultura della burocrazia basata sulla complicazione della vita invece della semplice diminuzione delle tasse.

    ricordiamo che l'europa fissa il minimo dell'iva a 15 e l'italia è al 22. abbassando l'iva non si viola nessun trattato e non c'è biusogno di complicare la vita agli italiani.

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    1. A me la pura e semplice riduzione delle tasse ha più che bene, ma se si abbina a un significativo sforamento del rapporto deficit / pil (il famigerato 3%). Altrimenti non risolve nulla.

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    2. ma lo sforamento già c'è. nel deficit dello stato mancano un sacco di voci che vengono a galla a casaccio tutti i giorni. soprattutto quelle finanziarie firmate anni. per non parlare dei default delle pubbliche amministrazioni. il 3% è un totem come il gold standard. è finto....

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    3. Allora prendiamone atto e fissiamo parametri veri ed adeguati a risolvere la crisi. 7-9% per i prossimi tre anni, ad esempio.

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    4. infatti l'italia lo ha chiesto. ma mi sembra che abbiamo ricevuto una pernacchia come risposta.

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    5. La pernacchia gira gira e... Ritorna a chi l'ha lanciata, mi pare che dicesse Totò...

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    6. c'è un'aria brutta che tira in giro. aria di unione sovietica. povertà assoluta e dittatura. un enorme muro di berlino che circonda l'europa.

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    7. C'è il rischio di arrivarci. Non ho certezze ma rimango convinto che siamo sulla strada sbagliata per incompetenza, non per un disegno perverso. E sono "nervosamente ottimista" che si cambierà rotta in tempo.

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    8. non è incompetenza. è cultura. gli europei sono da sempre monarchici sia nel privato e sia nel pubblico. ed infatti anche nel pubblico vediamo che durano decenni le cariche partitiche-politiche e si eleggono tra di loro come fanno i monarchici per cooptazione. in america un presidente dura al massimo 8 anni e ogni 2 anni ci sono elezioni. i manager del privato cambiano continuamente. da noi sono gli stessi per 40 anni. è monarchia. e deriva da una cultura precedente monarchica.

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  5. Qualcuno in questo infernale girone dantesco chiamato europa ci sta guadagnando alla grande e non vuole assolutamente che si cambino le regole, anzi che vadano rispettate con assoluto rigore....
    il problema che dall'altro lato del tavolo ci sono solo servi incapaci senza alcun idea che non hanno il coraggio di ribaltare il tavolo.

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    1. Solo le regole che tornano comode a loro, ovviamente. Ma arriva il momento in cui il gioco non conviene più a nessuno.

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    2. x sot
      ma se la cultura degli iataiani è metà fasciata e metà comunista con tendenze criminali la colpa di chi è dell'europa? andiamo ragazzi fate i seri.

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    3. Ah si' ? Questo paese con la mentalità metà fascista e metà comunista prima di mettersi il cappio al collo della moneta unica aveva raggiunto i migliori standard economici europei. Nel 2011 eravamo nella stessa situazione del Regno Unito. Loro hanno fatto 400 miliardi di deficit spending finanziati da moneta di nuova emissione - e lasciato fluttuare la sterlina. Noi, da Monti a seguire, abbiamo diligentemente seguito gli illuminati precetti depressivo-deflattivi di Bruxelles. Gli inglesi sono in piena ripresa, qui l'economia e' collassata. Ma la UE e l'euro non c'entrano nulla, come no... :(

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    4. ma non c'era la globalizzazione. man mano che la globalizzazione avanza i paesi che non fanno riforme affondano e perdono posizioni. la pacchia non dura per sempre.

      potevamo fare quello che ci piaceva perché c'era il comunismo. e abbiamo smesso di lavorare negli anni 80 facendo leggi per impedire il lavoro e le imprese e soprattutto la concorrenza.

      speravamo con l'europa e gli eurobond di poter mettere a carico sulle spalle deggli altri questo schema sociale senza cambiarlo e dove tutti devono essere mantenuti, ricchi o poveri. con ovviamente una parte che rimane esclusa in quanto usata come forza lavoro a gratis per impedire che quella che lavora possa rivalutarsi troppo. oppure da sfruttare gratis in politica. è andata male. perché non possiamo mica vincere contro il mondo intero.

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    5. La globizzazione la possiamo gestire senza problemi se siamo in condizione di sviluppare politiche economiche autonome. I paesi emergenti ci danno concorrenza in certi settori ma assorbono anche il nostro export di prodotti di qualità e lusso. Non è li' il problema.

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    6. Globalizzazione of course, non globizzazione :)

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    7. politiche autonome? ma sono proprio quelle la causa.

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    8. Autonome rispetto a Bruxelles, che impone vincoli insensati.

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    9. faccia tornare il "reaganismo" a washington poi vede come cambia l'europa. a calci in culo come nel 45. usa da una parte e cina dall'altra. poi vediamo se gli europei continuano a fare i cretini e a parlare di monarchia e scuola austriaca come oggi.

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    10. A Washington non è alle viste che torni il reaganismo. Il partito repubblicano è scivolato in mano a Tea Party e varianti sul tema, che lo stanno portando al 30% con tendenza a scendere...

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    11. a scendere? a me sembra che i republicani controllano la camera e a breve forse il senato alle prossime elezioni che si baseranno proprio sull'immigrazione scellerata che i repubblicani combattono.

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    12. Vedremo a novembre. Secondo me è più probabile che perdano il controllo della camera.

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    13. tanto alla fine comanda wall street. il resto è teatrino.

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  6. Anonimo01 agosto 2014 19:25

    x sot
    ma se la cultura degli iataiani è metà fasciata e metà comunista con tendenze criminali la colpa di chi è dell'europa? andiamo ragazzi fate i seri.
    CIT.

    Caro sot....con tutto il rispetto...ognuno è libero di pensar quel che vuole....ma quando leggo considerazioni del genere...mi vien lo sconforto.

    Sino a quando ci saranno persone che ragionano in un certo modo...per l'Italia non c'è speranza.

    Perdonami....
    ciao
    Shardan

    ps- dimenticavo....: l'Euro...che come dice qualcuno ..non è una semplice moneta ..ma è un qualcosa di più ---->>> "è un sistema di potere "....ed è il coagulo del peggior fascismo e del peggior comunismo...ancora non si vede bene....se il trend del sistema/euro...continua ancora in questo modo per un paio d'anni....vedrai e vedremo...in che orrore ci trascinerà....forse rivedremo l'essenza coagulata sia del peggio del fascismo che del comunismo....e conosceremo un "dolore"..che le ultime generazioni post 1948 non hanno mai conosciuto....
    continuate a leggere la Repubblica , il Sole 24 ore, la Voce.info.(ne cito alcuni tra i tanti bugiardelli...)..etc etc ...vi stanno mettendo un bel sacco di yuta in testa.....

    Continuate a difendere una moneta con delle caratteristiche tecniche... che non ha precedenti nella storia dell'umanità dal baratto in poi...non c'è una e dico una ...pubblicazione a carattere economico/scientifico...a favore dell'euro...al contrario fior di economisti in questi ultimi 25 anni...tra cui tanti premi nobel (anche tra i neo liberisti--->> Friedman in primis ) ne hanno detto ..non a torto...peste e corna...anzi hanno previsto in anticipo il disastro causa Euro...disastro che puntualmente si sta avverando.

    Ma su che basi difendete l'Euro ?...chi difende l'indifendibile euro...contribuisce ad oliare la corda che impiccherà noi e voi , le nostre e le vostre famiglie, i nostri ed i vostri figli.

    Chi si è schierato contro sta moneta disgraziata...questo lager economico chiamato eurozona...sta lottando anche per voi incoscienti...che non vedono o non vogliono vedere al di là della punta del proprio naso....

    un giorno forse dovrete ringraziarli.

    scusate ma io non "reggo" più a legger certe cose......dietro sta moneta disgraziata ci sta la sofferenza e il dolore di milioni di persone...e mi sa che questo è solo l'antipasto.

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    1. Correzione:

      pardon non era per Sot...ma per----->> Anonimo01 agosto 2014 19:25

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    2. x shardan
      che il sistema economico faccia acqua in italia non significa mica che si difende l'euro. se anche non ci fosse l'euro il disastro economico dell'italia sarebbe identico. la parte migliore che lavora e intraprende sta scappando dall'italia non per colpa dell'euro ma per colpa dell'aggressività della parte che comanda che ti aggredisce ogni giorno sempre di più.

      l'unico errore dell'europa è non aver la forza di unire gli stati e creare leggi liberali uniche. al contrario stanno tenendo gli stati separati e richiudendo l'economia basandola sul sistema tedesco che è antiliberale. come l'unione sovietica.

      l'europa che si è liberata del comunismo sta tornando indietro alla "monarchia" invece di andare avanti verso il libero mercato. questo è il disastro europeo. e la cosa peggiore è che ne sono orgogliosi e sostengono dentro i salotti che la monarchia è migliore del sistema liberale americano.

      l'europa monarchica era, e monarchica sta tornando. ma questo non vuol dire che l'italia è migliore. l'italia è già monarchica e basata sulle caste politiche o private.

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    3. Le analisi politiche sono tutte interessanti. Ma che l'euro, o meglio l'euro governance economica non sia un problema, come si fa ad affermarlo ? Quando usa e Uk sono ripartite portando il deficit / pil oltre il 10% - altro che 3%... ?

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    4. ho detto che la aziende scappano dall'italia non per colpa dell'euro. questo non vuol dire che l'euro non abbia responsabilità. lo stato non cambia le sue leggi? le aziende scappano. che c'entra l'euro?

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    5. C'entra eccome, l'euro o per essere più esatti la governance economica dell'eurosistema. Dopo la crisi finanziaria del 2008, era necessario attuare livelli di deficit spending molto più elevati anche - in assenza di un sistema di cambi flessibili - per detassare le aziende e riallinearne la competitività rispetto alla Germania. Si è invece preteso di mantenere il 3% deficit / pil distruggendo la domanda e portando la tassazione a livelli insostenibili. Le aziende scappano per questo.

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    6. 1) le aziende sane non hanno avuto problemi con l'euro anzi sono cresciute e continuano ad esportare. solo le aziende malate di stato e assistenzialismo (il 90%) sono affondate e continuano ad essere salvate usando i risparmi dei cittadini.

      2) i cambi flessibili esistono ancora, averli eliminati in europa non significa nulla perché esiste il resto del mondo con cui l'europa fa fatica a confrontarsi. a dimostrazione che keynes aveva torto e infatti alla fine fu costretto ad ammettere che era necessaria una moneta mondiale. che però oggi sappiamo che non funzionerà mai perché ogni cosa che viene fissata viene aggirata da un'altra moneta flessibile (derivati o banking shadow) perché il mondo vuole libertà e flessibilità. le cose fisse sono monarchia e prima o poi cadono.

      3) W la libertà


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    7. Le aziende supersane sopravvivono, certo. Se in casa ci sono un ventenne atletico, un cinquantenne, un bambino e una persona anziana, il ventenne non sente troppo il freddo neanche se faccio scendere la temperatura a zero gradi. Ma gli altri sì. La temperatura giusta è venti gradi: devono star bene tutti, e non c'è motivo perché sia altrimenti...
      Keynes aveva proposto il bancor: una moneta unica mondiale ma con un sistema di aggiustamento bilaterale degli squilibri commerciali, senza forzare nessun paese all'austerità, alla deflazione e alla depressione. Siamo lontani anni luce dall'eurodelirio di oggi...

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    8. infatti questa è una contraddizione vostra ovvero volete la sovranità monetaria ma al tempo stesso sostenete keynes che invece voleva una moneta mondiale ovvero togliere la sovranità monetaria a tutti i paesi.

      gli aggiustamenti bilaterali non funzionano. esistono solo gli aggiustamenti con la forza militare, bombe e invasioni come potete vedere in televisione tutti i giorni.

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    9. Keynes sosteneva la moneta mondiale, ma con un meccanismo che lasciava ad ogni paese spazio di azione unilaterale se gli aggiustamenti bilaterale non venivano effettuati.

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    10. ma se ci sono spazi unilaterali che aggirano la mancanza di aggiustamenti bilaterali allora è come se dicessi "facciamo la moneta unica tanto poi la faremo cadere". il primo che va in crisi fa cadere la moneta.

      che è quello che succede coi ccf. tutti si mettono a stampare ccf e quindi l'euro non ha più senso. non dico che è sbagliato. dico che non si possono sostenere entrambe le cose. è vero che in italia neghiamo l'evidenza e vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca ma attenzione questo è vero in italia. nel resto del mondo ti si mettono a ridere.

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  7. Siamo in contatto, tranquillo... Vi aggiorno presto.

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