martedì 10 febbraio 2015

Un motivo in più per cui i CCF non violano il monopolio di emissione della BCE


Il mio amico Laurentiu Ginghina, sociologo romeno, mi invia un’interessante considerazione in merito alle ragioni per le quali l’emissione di Certificati di Credito Fiscale (moneta fiscale nazionale) non viola il monopolio di emissione della BCE.

Premetto che non sono riuscito a trovare nessun riferimento, nei trattati che governano l’Eurozona, in merito a vincoli di emissione di moneta da parte degli stati nazionali salvo quello contenuto nell’articolo 105, comma 2, del trattato di Maastricht.

Tale articolo prescrive che la stampa di banconote e il conio di monete metalliche utilizzati nei paesi dell’Eurozona possono essere effettuati solo da parte della BCE, o su sua autorizzazione. Tutto ciò non si applica, evidentemente, ai CCF, che sono titoli e non prendono quindi la forma né di banconote né di monete metalliche.

Laurentiu mi ha sottoposto, tuttavia, la seguente ulteriore, e interessante, considerazione.

“Una Moneta Fiscale nazionale non ricade sotto il monopolio di emissione della BCE in quanto non ha natura di “legal tender” ! Aziende e cittadini non sono obbligati ad accettare pagamenti in Moneta Fiscale nazionale, mentre sono obbligati ad accettare pagamenti in euro (a estinzione di impegni finanziari nei loro confronti)”.

Aggiungo io, quest’obbligo vale non solo per cittadini e aziende residenti in uno stato, ma si estende a tutti gli stati membri dell’Eurozona. E oltre che i privati, anche le amministrazioni pubbliche dei vari stati sono obbligati ad accettare euro, per onorare qualsiasi tipo di obbligazione finanziaria nei loro confronti: in primo luogo, per il pagamento di tasse e imposte.

Questo non vale per i CCF. L’unico soggetto che si obbliga – unilateralmente – ad accettarli è il settore pubblico dello stato emittente. I CCF hanno quindi una natura ben diversa rispetto agli euro, e non violano il monopolio di emissione di questi ultimi da parte della BCE.

D’altra parte i CCF non sono neanche debito, perché non esiste un impegno di rimborso da parte dello stato emittente, ma di accettazione (per onorare impegni finanziari nei suoi confronti). Questo impegno di accettazione, peraltro, conferisce loro un valore certo e definito in quanto, a scadenza, un CCF sarà equivalente a un euro, perché avrà un valore identico riguardo all’assolvimento di obbligazioni per tasse, imposte eccetera.

L’assegnazione di CCF ad aziende e cittadini, e il loro utilizzo per effettuare azioni di spesa sociale, investimenti pubblici eccetera, consente allo stato emittente di effettuare le azioni espansive della domanda necessarie a far uscire l’economia italiana (e di altri paesi dell’Eurozona) dall’attuale situazione di depressione deflattiva. In pratica, si tratta di un’azienda espansiva combinata fiscale-monetaria (“Helicopter Money”) effettuata non a cura della BCE, ma dei singoli stati nazionali.

La ripresa del PIL produrrà anche un significativo incremento del gettito fiscale, consentendo di rispettare i vincoli di equilibrio tra incassi e pagamenti statali in euro, e di riduzione dell’indebitamento pubblico (quello “vero”, da rimborsare in euro) come richiesto per ridurre, fino idealmente ad azzerare, il rischio di manifestazione di una crisi dei debiti sovrani analoga a quella che si è prodotta in vari paesi dell’Eurozona tra il 2009 e il 2011.

7 commenti:

  1. ma secondo la vostra proposta l'emettitore dei ccf è lo stato che li accetta per tasse e non impedisce ai cittadini di usarli per scambi privati quindi di fatto è una valuta. anche se non è detto che i privati li accetteranno e/o a quale sconto. lo scopo politico dei ccf è appunto quello di sostituire gli euro e riconsegnare allo stato la sovranità monetaria facendo tesaurizzare gli euro svalutando i ccf.

    ma siccome l'emettitore può stampare la valuta ma non può deciderne il valore, ecco che i ccf scatenano una guerra velleitaria all'euro e rischiano di essere asfaltati perché tutto il mondo ha interesse a usare euro e dollari mentre solo gli italiani avranno interesse a usare ccf. sarà facile quindi speculare su un castello così fragile e buttarlo giù.

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    1. Saranno certamente utilizzati in transazioni private, ma senza che sussista l'obbligo legale di accettarli. Si intende questo dicendo che non sono "legal tender". E avranno comunque un valore molto vicino al nominale perché lo stato li accetterà in assolvimento delle obbligazioni d'imposta. Questo impedisce alla speculazione di muoversi al ribasso sui CCF.

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    2. se non sussiste l'obbligo vuol dire che è legale essendo non illegale. se è legale è "legal tender". al di là dei discorsi accademici noiosi ciò che conta è che i ccf saranno moneta emessa da uno stato fallito. è difficile convincere gli italiani che la colpa del fallimento è sempre degli altri perché l'italia sbracava i conti anche prima dell'euro e se la criminalità ormai è ovunque non è colpa dell'euro. la maggioranza ha votato a favore dell'euro.

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    3. "Legal tender" significa obbligo legale di accettazione. I CCF saranno accettati su base volontaria. E l'Italia con la lira non correva alcun rischio di fallimento: lo corre adesso, con il debito in moneta straniera.

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    4. "legal or not legal" è solo una discussione accademica. l'italia con la lira ha fatto fare default ai cittadini decine di volte. e oggi sta facendo fallire migliaia di aziende pur di non toccare la spesa pubblica per non fallire esso stesso. ecco perché la maggioranza è a favore dell'euro e contro lo stato italiano.

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    5. L'Italia non ha mai fatto default (al contrario della Germania...)

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    6. ma fa fallire i cittadini che lavorano e mantiene chi non fa nulla. è per quello che perderà la sovranità, ovvero il "potere temporale" come accadde alle teocrazie e alle monarchie. i cittadini si riprendono le libertà che gli stati hanno tolto loro.

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