lunedì 21 marzo 2016

Helicopter Money: come Draghi potrebbe proporla



Ovviamente, se mai si arriverà ad attuare un’azione di Helicopter Money da parte della BCE, alti lai e critiche puntigliose si leveranno da parte della Bundesbank. Il voto contrario dei rappresentanti tedeschi va dato per scontato: il che però non è ostativo all’approvazione della manovra, come non lo è stato, del resto, per l’estensione del programma di Quantitative Easing, né per l’introduzione dei tassi negativi applicati alle riserve bancarie.

Comunque è probabile che Draghi – sempre in questa ipotesi per il momento futuribile (ma meno oggi rispetto a qualche mese fa) – presenti l’operazione in modo da addolcirne in qualche modo l’effetto d’immagine, dal punto di vista s’intende degli oltranzisti teutonici. Non, ripeto, contando di ottenere la loro approvazione, ma per rendere sostenibile l’affermazione che “si è fatta una cosa sbagliata, ma poteva essere peggio”. Che di fronte alla pubblica opinione interna (tedesca) una qualche utilità l’avrebbe.

Il modo forse più semplice è partire dalle dimensioni dell’attuale programma di QE, che il 10 marzo scorso è stato incrementato da 60 a 80 miliardi di euro di acquisti mensili. Draghi potrebbe annunciare che gli 80 totali restano invariati, ma 20 sono destinabili / destinati ad operazioni che incrementano direttamente il potere d’acquisto circolante nelle economie reali dei vari paesi, via incremento della spesa pubblica, aumento dei trasferimenti ai privati, riduzione di imposizione fiscale, o un mix di tutto questo.

I 20 miliardi mensili, ovvero 240 annui, possono essere suddivisi tra i vari stati-membri dell’Eurozona in proporzione per esempio al PIL. Per l’Italia equivarrebbe a un’azione espansiva della domanda pari a circa 40 miliardi su base annua (quasi il 2,5% del PIL). Quanto basta non (purtroppo) per recuperare tutti i danni occupazionali e produttivi generati dalla crisi, dal 2007 in poi, ma certamente per avviare, finalmente, una significativa inversione di tendenza.

Sarebbe utile che la quota spettante alla Germania fosse, anche lì, almeno in parte utilizzata per attuare manovre fiscali espansive, ma non c'è da farci conto. Molto più probabile che la usino per ridurre il debito in circolazione.

Ulteriore contentino che può essere offerto ai “falchi” tedeschi: l’annuncio che “con alta probabilità” il periodo di tempo durante il quale i tassi offerti dalla BCE al sistema bancario resteranno negativi “è presumibilmente destinato ad accorciarsi”, nonché una dichiarazione del tipo “la durata e la dimensione del programma di QE" (per la parte destinata all’acquisto di titoli in circolazione, non all’espansione fiscale) "tenderà probabilmente a ridursi, rispetto alle previsioni precedenti, in conseguenza della ripresa dell’inflazione e dell’economia reale”.

Mantengo la mia previsione che tutto questo potrebbe avvenire non prima di dodici mesi, ma non oltre 24, rispetto alla prima volta in cui mi sono lanciato a ipotizzarlo (novembre 2015). Qualche caffè già l’ho scommesso…

6 commenti:

  1. Nel breve periodo ci darà un po' d'ossigeno, sicuramente.
    Ma nel lungo periodo causerà nuovamente squilibri sulla bilancia dei pagamenti che ci porteranno dritti verso nuove austerità per rimettere a posto i conti con l'estero (quello che poi fece Monti).
    Con gli attuali rapporti di prezzo che si sono instaurati nell'Eurozona, una nostra maggiore domanda si tramuterebbe reddito a casa degli altri (Germania in primis), quindi aumento delle importazioni e quindi dell'indebitamento estero.
    La soluzione è una e una sola. Voglio vedere fino a che punto si spingeranno per difendere questa fallimentare e antistorica unione monetaria.

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    1. Gli squilibri di bilancia di pagamenti sono evitabili se una parte del maggior gettito prodotto dalla ripresa viene utilizzato per ridurre il cuneo fiscale a vantaggio delle aziende, o in generale per abbassare i costi fiscali e contributivi delle produzioni domestiche.
      E' un elemento essenziale del progetto CCF (principale oggetto di questo blog), che in buona sostanza è un modo per ottenere i benefici di un'azione di Helicopter Money se la BCE non si decide ad attuarla. Vedi tra gli altri il punto 9 del post 17.9.2015.

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    2. Dubito fortemente che le cose possano andare così come ha descritto, poiché non sono affatto convinto che un governo come quello attuale possa ridurre il cuneo fiscale. Non lo faranno mai.
      Ma ammesso e non concesso che venga fatto, vinceranno sempre le economie del centro. Partono con 10 km di vantaggio: prima di tutto il cambio fisso che gli permette di avere un forte sconto sul listino prezzi; un costo del lavoro più basso del nostro (in proporzione alla loro produttività); innovazione tecnologica e produttività maggiori; un differenziale di inflazione che li avvantaggerebbe di molto, così come li ha avvantaggiati fin dall'entrata nell'euro, dove l'inflazione è sempre cresciuta di meno in Germania rispetto a tutti gli altri concorrenti.
      D'altronde, nessuno gli vieta di continuare a mantenere depressa la domanda interna per conservare competitività e quindi aumentare le esportazioni e di riflesso il nostro indebitamento estero. Pur volendo il nostro governo non potrà abbassare il cuneo fiscale ad un livello sufficiente per acquisire competitività nei confronti della Germania. Ci vorrebbero delle protezioni verso l'esterno, impensabili e inapplicabili finché si rimane all'interno dell'unione monetaria.
      Come la giriamo, giriamo...in quel posto ce la prendiamo noi.

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    3. Non sarebbe così, né nell'immediato né successivamente, per le ragioni che spiegavo qui.

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    4. La tesi della persistenza degli squilibri è stata duramente sostenuta anche da Alberto Bagnai nel suo blog, in un post su quello che definisce "reddito della gleba" e, più recentemente, in una videointevista rilasciata a ByoBlu (se ricordo bene).
      Io ho provato a interloquire con lui, commentando il post, ma non ho passato nemmeno il vaglio della moderazione. Francamente non me lo sarei aspettato, essendo obiezioni nel merito. Ve le riporto brevemente.

      1) E' vero, in presenza di squilibri in essere, se un prodotto tedesco costa meno di un prodotto italiano, la moneta distribuita con un'azione di helicopter money si andrebbe a riversare su quei prodotti. E' naturale che sia così. Ma intanto, essendo moneta esente da debito, non avrebbe impatto sui conti pubblici, quindi anche se si trasferisse all'estero non vedo quale sia il problema, posto che il flusso sia continuo e non una tantum. Non essendoci tasso di cambio all'interno dell'eurozona, non ci sarebbe nemmeno una svalutazione. E' come quando, in Italia, i soldi che lo Stato centrale distribuisce alla Calabria finiscono in Lombardia. Finché il flusso di trasferimenti interni continua, la cosa è perfettamente sostenibile. In pratica un QE for people della BCE diventerebbe esattamente come i trasferimenti interni di uno Stato centrale alle sue regioni.
      Ma non è tutto. Come dicevamo, i cittadini italiani, spagnoli, portoghesi, greci, ecc. userebbero questi soldi per comprare i prodotti tedeschi, resi più convenienti da prolungate politiche di deflazione salariale e dall'accumulo di un gap di inflazione negativo. Bene, ma cosa succede nel momento in cui una tale quantità di domanda aggiuntiva si concentra sui prodotti i un solo paese? Che finché la capacità produttiva ci sta dietro, il PIL tedesco sale. Se viene superata questa soglia, si traduce in inflazione. E sto parlando di inflazione selettiva, sui prodotti acquistati, quindi quelli tedeschi. Ecco allora che alimentare massivamente la domanda può portare quegli squilibri a ridursi, i tassi di inflazione a riavvicinarsi, senza far ricorso a politiche di deflazione salariale.

      2) Bagnai sostiene che dare soldi direttamente ai cittadini non riduce gli squilibri (il che, come spiegato al punto precedente, non mi sembra tanto vero). E che per ridurli serve un intervento mirato dello Stato, investendo in molte piccole opere infrastrutturali.
      Che l'intervento dello Stato possa essere utile non ci piove. Ma questo non è affatto in contrasto con il "reddito della gleba" (sorry, il QE for people), che invece diventa una fonte di finanziamento enorme per lo Stato.
      Stiamo parlando infatti di un reddito aggiuntivo versato ai cittadini. Ma il reddito è tassato, a una media del 43%. Ipotizzando che il QE for people stanzi le stesse risorse dell'attuale QE, cioè 960 miliardi all'anno, he diviso 300 milioni di cittadini dell'eurozona fanno 3200 euro a testa all'anno, significa che, per 60 milioni di cittadini italiani entrerebbero nel nostro paese 192 miliardi di euro all'anno. Redditi che tassati al 43% significano un aumento per le casse dello stato di 82,5 miliardi all'anno. una cifra enorme che si potrebbe dedicare a investimenti infrastrutturale, ricerca, a tagliare le tasse per aumentare la competitività...

      Insomma, l'helicopter money visto come un inutile e dannoso "reddito della gleba" mi pare un'analisi parecchio superficiale, non vi pare?

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    5. Condivido. In effetti Bagnai insiste sul fatto che il riallineamento mediante flessibilità dei cambi sia l'unica strada percorribile, ma non è così: fermo restando che il sistema di valute nazionali pre-euro non era da abbandonare, ma fermo restando anche che il break-up è una via non impossibile da attuare, ma complessa e controversa.
      Molto giusta anche la sua osservazione sub 1): se la domanda si rivolge in misura più che proporzionale sui prodotti tedeschi c'è un effetto inflattivo (in Germania) che contribuisce al riallineamento del sistema. Detto questo, un'azione espansiva sulla domanda attuata in Italia ma abbinata a un intervento sul cuneo fiscale (come previsto dal progetto CCF) evita il problema a monte.

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