giovedì 7 novembre 2019

L’unico timore dei mercati è la rottura


Lo ribadisco una volta di più a tutti i timorosi. L’Italia, adottando il progetto CCF nei termini qui sintetizzati, non ha niente di cui preoccuparsi per quanto attiene alla reazione dei mercati finanziari.

Il timore dei mercati, o per essere più precisi dei creditori, si riassume in quanto segue. Nel rischio di breakup dell’euro (che comporterebbe di essere rimborsati in moneta svalutata) o di default (ti rimborso comunque euro, ma in quantità inferiore a quanto mi hai prestato).

Il progetto CCF permette di conseguire, contemporaneamente, due obiettivi.

Uno, evitare il breakup.

Due, ridurre costantemente nel tempo il rapporto tra Maastricht Debt (debito pubblico da rimborsare cash) e PIL.

Va affermato a chiarissime lettere, senza nessuna ambiguità, che questi due risultati saranno ottenuti, in quanto si introduce nel sistema economico lo strumento che consente di far ripartire l’economia senza incrementare il Maastricht Debt e senza rompere l’euro.

Fatto questo, problemi con i mercati non ce ne saranno, di alcun tipo.

I CCF non sono un ponte verso la rottura semplicemente perché risolvono le disfunzioni del sistema, e sgombrano il terreno da un rischio che, alternativamente, è sempre presente e attuale.

Tutto ciò non va venire meno nessuna delle critiche formulate in passato nei confronti del sistema euro.

Ma se è stato costruito un ponte pericolante, la strada migliore non è necessariamente farlo esplodere.

Se c’è la possibilità di eliminarne i difetti strutturali, con gli appropriati interventi ingegneristici, questa è la strada migliore.

In qualche caso è possibile, in altri no.

Nel caso dell’eurosistema, introducendo i CCF, l’eliminazione dei difetti strutturali è possibile e anche (tecnicamente e operativamente) semplice.

14 commenti:

  1. Giovanni Albin: ma i mercati potrebbero sospettare secondi fini ... e comunque i ccf mettono in discussione la funzione dei mercati finanziari e della grande finanza che li condiziona, mostrando che lo stato, se vuole, può anche farne a meno....perciò i ccf sarebbero visti con diffidenza...inoltre ho dubbi che ai mercati possa stare a cuore la stabilità dell'Italia, se possono guadagnarci di più a comprarsela ai saldi.

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    1. Proprio non ti si riesce a convincere :)))) ai mercati interessa guadagnare, se gli togli il rischio di non essere rimborsati (o di esserlo in moneta svalutata) il debito (decrescente rispetto al PIL) te lo rifinanzieranno sempre. E secondi fini non ce ne sono, il che in poco tempo diventerà evidente anche ai più scettici.

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    2. Giovanni Albin: mi affascinano le tue certezze :)

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    3. Devi distinguere i potentati internazionali (che ragionano in termini politici) dai mercati (che vogliono solo mettere soldi oggi per ritrovarsene di più domani).

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    4. Giovanni Albin: ma i potentati condizionano i mercati.

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    5. No, condizionano la politica. I mercati ragionano giorno per giorno.

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    6. Giovanni Albin: ed i media che a loro volta condizionano gli investitori.

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    7. No, i media non condizionano gli investitori per nulla, salvo fare un po' di schiuma che non modifica i trend di fondo. Anche perché quando i media parlano di mercati finanziari leggi ogni giorno dozzine di cose diverse...

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  2. L'inflazione si mangia il debito lo Stato può dopare l'inflazione o è una cazzata ? E quando aumentano i prezzi lo Stato deve legare l'aumento degli stessi all'aumento dei salari ?
    Luca il PATRIOTA

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    1. Non è che la "dopa", la alza se immette una sufficiente quantità di domanda nel sistema economico. Quanto a salari e prezzi, casomai è il contrario: i salari devono crescere in proporzione - e in conseguenza - all'aumento dei prezzi.

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    2. Io intendevo proprio questo crescita di prezzi e salari deve andare di pari passo ma è lo stato che deve integrare i salari ? E perché nonostante Draghi abbia stampato migliaia di miliardi di € non è riuscito a fare salire l'inflazione ? Mi spiega in che modo si fa ripartire l'inflazione e come la stessa si mangia il debito ma senza massacrare poveri e ceto medio ?
      Luca il PATRIOTA

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    3. Non è salita perché i soldi stampati sono rimasti nel circuito finanziario, non hanno alimentato spesa pubblica o riduzione di tasse. Lo Stato non deve integrare i salari, deve immettere domanda finché si raggiunge la piena occupazione. A quel punto le aziende competeranno per assumere, e i salari aumenteranno di pari passo con la produttività.

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  3. Lei ha detto che bisogna distinguere i poteri economici dai mercati: ma le più potenti banche d'affari come ad es. GSachs e JPMorgan che influenzano il mercato finanziario non sono forse potentati economici?

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    1. Ho parlato di "potentati" in termini generali. Le banche d'affari sono senz'altro influenti ma speculano dove la struttura del mercato glielo consente. Con un Maastricht Debt in costante calo rispetto al PIL, le condizioni che rendono interessante speculare sulla rottura vengono meno.

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