mercoledì 12 ottobre 2022

Bruciare soldi con i surplus di bilancio pubblico

 

Nelle conversazioni da bar, o da talk show televisivo, si parla spesso e volentieri del deficit pubblico come di soldi che vengono “sperperati”, o quantomeno impiegati per finalità che il commentatore ritiene dubbie e discutibili.

Al di là del giudizio di merito sulla qualità e utilità della spesa pubblica netta, comunque, chi ascolta questi commenti rimane con l’impressione che si stia parlando dell’impiego di una risorsa che scarseggia. Ogni volta che spendiamo, ci ritroviamo con meno soldi di prima – se siamo un privato. Perché non dovrebbe avvenire la stessa cosa per il settore pubblico ?

Normalmente, invece – per la maggior parte degli Stati -  è vero esattamente il contrario. Perché con l’unica eccezione dell’Eurozona, in ogni paese il settore pubblico PRODUCE la moneta che si utilizza nel paese stesso.

Di conseguenza quando lo stato spende immette moneta nell’economia: i mezzi di pagamento in circolazione non si riducono, SI ESPANDONO.

E vale anche il contrario: se la pubblica amministrazione genera surplus di bilancio, ritira soldi, li toglie dalla circolazione: come se li bruciasse.

Perché mai allora il deficit – che immette soldi nell’economia – sarebbe uno spreco, e il surplus – che li toglie - un atteggiamento virtuoso ? Non ha senso.

Questo non significa che in alcuni casi ridurre il deficit pubblico o addirittura generare surplus non possa essere opportuno. Può esserlo per gestire fenomeni inflattivi da eccesso da domanda, o squilibri commerciali esteri.

Ma non è assolutamente un arricchimento del paese. Il paese ha meno soldi in circolazione rispetto a prima. Si riduce un cosiddetto “debito pubblico” che in effetti posso rifinanziare quando mi pare (perché emetto la moneta in cui è espresso): un debito per modo di dire. Mentre cala l’importo delle attività finanziarie in possesso del settore privato - delle famiglie e delle aziende. Attività finanziarie vere, vero risparmio, vero potere d’acquisto.

Tutto questo vale se, come detto, il settore pubblico produce la moneta che si utilizza nel paese.

L’Eurozona è diversa perché l’emissione della moneta è stata tolta dal controllo degli Stati, delegandola a un’entità sovranazionale. Ed è quindi necessario procurarsela vendendo beni o servizi, o indebitandosi.

Nell’Eurozona la moneta è diventata ARTIFICIALMENTE una risorsa scarsa.

Non una grandissima idea, visto che la storia dell'eurozona è una storia di disfunzioni e di crisi tamponate ma mai risolte.

 

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