lunedì 12 agosto 2024

Euroausterici e finanza pubblica

 

Gli euroausterici, compresi quelli un buona fede, hanno in testa parecchie idee sballate (viene da dire SOLO idee sballate) in merito a deficit e debito pubblico. Questa non è una novità.

Uno dei loro leitmotiv è che è (sarebbe) “una cretinata” affermare che il debito pubblico è credito dei privati che lo possiedono.

Se gli si dice “bene regalami i tuoi BTP, visto che non è credito, quindi non è un’attività finanziaria, non ha un valore, sarai felice di sgravartene e io da parte mia con piacere ti solleverò da questo fastidio” – se gli si dice QUESTO non sanno più cosa rispondere e non rimane loro che sviare il discorso.

Una maniera tipica di sviarlo è l’affermazione (in realtà ben poco attinente con la precedente, ma transeat) che “i titoli di Stato sono solo di chi li possiede mentre il debito pubblico è di tutti”. Ma questo sconclusionato tentativo di replica non tiene conto di parecchie cose.

Per iniziare, il debito pubblico, ovvero i titoli di Stato, non li possiedono tutti nella stessa misura, ma anche le tasse non le pagano tutti nella stessa misura. Un nullatenente paga molto poco, e peraltro non possiede neanche titoli, e non percepisce interessi. Chi possiede molti titoli e percepisce molti interessi di sicuro paga anche molte più tasse di un nullatenente.

Ancora più importante, uno stato che emette moneta può tranquillamente decidere di non emettere debito pubblico. Collocare titoli offrendo una remunerazione è una pura scelta politica. Se stampi moneta, la tua spesa può eccedere la tassazione senza alcun bisogno di emettere titoli.

Inoltre, e forse è l’argomento più importante su questo tema, TUTTE le ripartizioni delle spese e delle tasse sono scelte politiche. Possono essere scorrette, possono essere discutibili, possono essere inique: ma questo non ha niente a che vedere con il fatto che “serve debito e serve pagare interessi per finanziare il deficit”. Il deficit, se lo stato emette moneta, si finanzia da solo.

La sintesi della situazione, che agli euroausterici sfugge completamente (se poi fanno finta sono ottimi attori) è la seguente.

Uno stato che emette moneta non ha bisogno di emettere debito né di pagare interessi.

Se lo fa, è per motivi di opportunità politica. Magari giusti, magari sbagliati. Che però non hanno nulla a che vedere con una condizione di necessità.

Siccome un’economia che cresce ha bisogno che le attività finanziarie in circolazione aumentino nel tempo, è perfettamente normale che il bilancio dello stato sia in deficit, perché deficit significa eccesso di spesa pubblica rispetto alle tasse, e questo deficit rimane in tasca al settore privato realizzando, appunto, il fisiologico incremento di circolazione dei mezzi di pagamento.

Il deficit è a sua volta la differenza tra spese e tasse. La ripartizione delle spese e delle tasse è anch’essa una decisione politica. Che può essere iniqua o criticabile: ma a prescindere che le spese superino le tasse – quindi che esista un deficit – piuttosto che no.

E SOPRATTUTTO: non esiste nessun motivo per affermare che il deficit o il debito vadano ridotti perché creano problemi di “solvibilità” (a meno che non siano finanziati in moneta straniera) o di “equità intergenerazionale” (“il debito sulla testa dei nostri figli”). Se creano un problema, è legato all’inflazione. Nient’altro.

E INFINE: SI’, il debito pubblico corrisponde, CENTESIMO PER CENTESIMO, a credito privato. A valore di chi possiede i titoli. Se c’è una cosa certa, quando si parla di finanza pubblica, è questa.

 

Nessun commento:

Posta un commento