domenica 13 luglio 2025

Tassare di più i ricchi: è giusto ?

 

La sperequazione tra redditi e ricchezze detenute dalle varie classi sociali suscita indignazione, e ne seguono richieste di introdurre meccanismi fiscali che in qualche misura riequilibrino la situazione. In particolare, introdurre e/o inasprire la tassazione su patrimoni e successioni.

Il problema di queste proposte è che tendono a far pensare che la disponibilità di potere d’acquisto sia un dato fisso, e che quindi per dare qualcosa in più ai meno ricchi sia necessario togliere qualcosa ai ricchi.

C’è un errore di fondo. La gestione del sistema economico nelle economie avanzate prende per un dato di fatto questo presupposto: ma il presupposto è sbagliato. Da diversi decenni, il potere d’acquisto in circolazione è artificialmente compresso e le economie vengono mantenute a livelli inferiori al pieno impiego.

Il che crea la sperequazione, perché i ceti sociali svantaggiati sono costretti ad accettare condizioni di lavoro e di reddito spostate verso la pura sussistenza. L’offerta di lavoro viene razionata senza che ce ne sia necessità, e la forbice dei redditi si allarga di conseguenza.

Ci sono buone ragioni, di equità e di giustizia sociale, per tassare di più i ricchi, ma il problema delle diseguaglianze si risolve molto più efficacemente generando e mantenendo condizioni di pieno impiego delle risorse produttive: in primo luogo, del lavoro. Condizioni in cui la domanda è forte e stabile, e in cui le aziende sono spinte a competere per ottenere le prestazioni dei lavoratori – e non viceversa.

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