lunedì 13 ottobre 2025

La finanziarizzazione non è invincibile

 

Consiglio la lettura di un libro pubblicato da pochi mesi, “Prima che tutto crolli” di Luciano Balbo (Longanesi 2025). Contiene parecchie considerazioni illuminanti e centrate sulla finanziarizzazione delle economie, cioè sul predominio dell’establishment finanziario rispetto al sistema produttivo e al sistema economico, sugli effetti negativi che ha prodotto riguardo a diseguaglianze e concentrazione della ricchezza, sul rischio che prima o poi (più prima che poi) inneschi una crisi sistemica.

Consiglio la lettura ma siccome sono un noto rompiscatole (!) segnalo il suo principale (s’intende a mio parere) difetto. Una carenza di interpretazione  di alcuni temi macroeconomici, che conduce l’autore a pensare che gli Stati dipendano necessariamente dai mercati finanziari per sostenere i deficit e i debiti pubblici e che la mobilità dei capitali sottragga ai singoli governi la capacità di contrastarli (“se no scappano altrove”).

Per la verità qualche sentore che le cose non stiano esattamente così Balbo ce l’ha: cita la MMT commentando grossomodo che sembrano degli eretici ma forse, probabilmente, hanno delle ragioni. Ma è solo un sentore.

I fatti che, rispetto all’interessante esposizione di Balbo, vanno meglio compresi sono IMHO i seguenti (ben noti ai lettori di questo blog…).

UNO: il deficit pubblico non è un impoverimento del paese che lo genera ma un normale strumento di immissione del potere d’acquisto finanziario, che deve crescere di pari passo con lo sviluppo del PIL nominale.

DUE: in assenza di deficit pubblico in moneta sovrana, il potere d’acquisto finanziario cresce solo per il canale privato, il che è appunto un’importante causa della finanziarizzazione di cui Balbo denuncia gli eccessi.

TRE: se lo Stato emette la sua moneta, non c’è alcun bisogno di emettere debito per “finanziare il deficit”. Il deficit pubblico genera automaticamente risparmio privato e l’emissione di debito pubblico è un’opportunità (non una necessità) che viene offerta al settore privato per impiegare il risparmio generato dal deficit.

QUATTRO: se lo Stato controlla l’emissione monetaria, non c’è alcun bisogno di preoccuparsi che gli investitori istituzionali “scappino” rendendo impossibile finanziare la spesa pubblica eccedente le tasse (cioè il deficit).

CINQUE: l’emissione monetaria che si produce nel momento in cui si genera deficit pubblico non è necessariamente inflazionistica. Non lo è se rimette in moto capacità produttiva inutilizzata. Non lo è se viene destinata a ridurre imposte indirette quali IVA e accise (imposte regressive, peraltro).

Molti dei problemi denunciati da Balbo si risolvono restituendo agli Stati il pieno controllo dell’emissione monetaria, e vincolando i governi ad attuare politiche di piena occupazione, e di contenimento dell’inflazione mediante riduzione delle imposte regressive sui consumi (non mediante contrazione della domanda).

Quello che dal libro di Balbo non emerge con sufficiente chiarezza è che un potentissimo fattore di crescita patologica della finanziarizzazione è proprio il dogma dell’indipendenza delle banche centrali. Che in effetti vanno abolite: l’emissione monetaria deve essere gestita direttamente dal ministero dell’economia.

Difficile, politicamente, ottenere tutto questo ? gli interessi costituiti contrari sono fortissimi ? certo che sì. Ma difficile è tutto quello che va nella direzione di  diminuire la presa dell’establishment finanziario su politica ed economia.

Difficile, ma non impossibile. Servono però idee molto chiare su cosa è essenziale ottenere.

 

31 commenti:

  1. Diciamo anche che Balbo le spara grosse anche su altre questioni assolutamente fondamentali, eccone due a titolo emblematico, arrivano!

    La prima sua sparata. Prima parte

    https://www.lucianobalbo.it/p/leuropa-in-un-vicolo-cieco-che-fare-290

    In particolare, il seguente passaggio dell'articolo:

    "Inoltre è ormai evidente che non vi sono azioni ed interventi che riescono a contrastare il calo demografico e pertanto l'unica risposta possibile è quella di promuovere l'automazione anche nelle attività con minor valore aggiunto. Andare in questa direzione vuol dire un totale cambiamento culturale, che va esattamente nel senso di creare non una maggiore ricchezza in assoluto, ma una ricchezza più distribuita, in una società più efficiente, nella quale gradualmente si potrà lavorare di meno, perché ci sarà più automazione."

    Questa che non vi sono azioni ed interventi che riescono a contrastare il calo demografico è una balla assoluta che viene ripetuta spesso su TV e giornaloni, ecco le evidenze fattuali , arrivano!

    1. "Orbán: il discorso di un patriota", Giampaolo Rossi per Il Giornale, 26 luglio 2017

    https://blog.ilgiornale.it/rossi/2017/07/26/orban-il-discorso-di-un-patriota/

    Di seguito un significativo estratto:

    «Per una nazione che vuole essere forte, il declino demografico dev'essere fuori questione. Una nazione che non è in grado di sostenersi demograficamente è destinata a scomparire».
    «Molti di voi hanno notato che in Ungheria spendiamo una grande quantità di soldi sulle politiche per la famiglia. Volete sapere da dove prendiamo questi soldi? Li prendiamo dalle multinazionali sotto forma di tasse speciali».
    In tutto, spiega Viktor Orbán circa 500 miliardi di fiorini (quasi 2 miliardi di euro) prelevati da banche, assicurazioni, società energetiche e telecomunicazioni e poi indirizzate a politiche demografiche e di supporto familiare.

    2. https://lanuovabq.it/it/blangiardo-svela-il-bluff-demografia-ignorata-dal-pnrr


    3. “L'andamento demografico dipende dalla stabilità economica che dipende dal lavoro che dipende dalle politiche occupazionali che in Italia non esistono da anni.”, Avv. Davide Mura, suo tweet di 31 dicembre 2019

    Riferimento:

    http://web.archive.org/web/20200105145012/https://twitter.com/ErmannoTempero1/status/1211960334338146304

    4. “La prova regina della correlazione tra disoccupazione e inverno demografico. Poi, se volete raccontarvi altre favole, affari vostri. Questa è la cruda verità”, Avv. Davide Mura, suo tweet del 31 dicembre 2019.

    Riferimento:

    https://web.archive.org/web/20200109213815/https://twitter.com/ilpetulante/status/1211962733681352705

    Della serie: una sola immagine vale più di fiumi d’inchiostro spesi sull’argomento.

    PS seconda parte nel prossimo post.

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    1. La prima sua sparata. Seconda parte.

      5. “Perchè nell’Unione Europea non è possibile fare politiche di crescita”, a cura dell’Avv. Davide Mura per ScenariEconomici

      Dicembre 2018

      https://scenarieconomici.it/perche-nellunione-europea-non-e-possibile-fare-politiche-di-crescita-di-davide-mura/

      Da notare il seguente passaggio su disoccupazione:

      " Strutturalmente e principalmente l’Unione Europea persegue lo scopo della stabilità dei prezzi (v. artt. 3 TUE, 119 e 127 TFUE) che si poggia essenzialmente su una moneta basata sui cambi fissi, sull’assoluta libertà di movimento dei fattori di produzione (all’interno dell’area euro) e sulla deflazione salariale; quest’ultima, a sua volta, richiede un processo di precarizzazione del fattore lavoro e un preciso tasso di disoccupazione strutturale il cui scopo è¨ mantenere stabile l’inflazione (e dunque il prezzi e i tassi di interesse sugli strumenti finanziari). Tant’è che la Commissione definisce, per ciascuno Stato membro, il tasso annuo non inflazionistico di disoccupazione (il cosiddetto NAIRU, acronimo di Non Accelerating Inflation Rate of Unenployment), al di sotto del quale non è opportuno scendere per non alimentare l’inflazione. "

      6. Da notare anche che a livello demografico il saldo naturale annuale ossia la differenza fra totale nascite anno X e totale morti anno X incomincia il suo lungo trend negativo nel 1993 e che inoltre il Trattato di Maastricht ( Trattato dell’Unione europea (TUE) ) fu firmato nel febbraio del 1992, non una coincidenza fortuita!

      Riferimento:

      https://it.wikipedia.org/wiki/Demografia_d%27Italia

      Commeento

      In sintesi, la Costituzione italiana aveva come mission principale la piena occupazione e per farlo al meglio prevedeva che lo Stato avesse un ruolo da protagonista in economia secondo un’ottica keynesiana, il Trattato di Maastricht e i seguenti Trattati europei prevedono invece tutto il contrario e quindi l’inverno demografico che colpisce l’Italia, e non solo l’Italia, sono solo una conseguenza logica voluta e prevista dalle elites eurocratiche e non solo quelle…

      PS terza parte nel prossimo post

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    2. La prima sua sparata. Terza parte.


      1.“Denatalità, il problema cruciale”, di Roberto Pecchioli per Ereticamente.
      Novembre 2018.

      Se chiediamo a un campione di cittadini mediamente informati e di buona istruzione quale sia il problema più grave dell’Italia, otterremo una notevole varietà di risposte. Alcuni parleranno dell’immigrazione, moltissimi della disoccupazione, altri della perdita dei diritti sociali, qualcuno del declino dei principi morali, della corruzione e così via. La nostra tesi è diversa: la questione più rilevante è la denatalità. Un popolo che non fa figli è destinato a finire per consunzione biologica. Si trascina nell’egoismo, nella sfiducia del futuro, nella chiusura mentale, nel rifiuto stesso della vita. Poiché la natura ha orrore del vuoto e altrove la pressione demografica è immensa, qualcuno, fatalmente, ci sostituirà. La civiltà in cui siamo nati sparirà e l’Italia diventerà un concetto del passato. La studieranno sui libri di storia. Il presente intervento si pone un obiettivo: affermare che le culle vuote sono il problema più grave e urgente della nazione e le difficoltà economiche, finanziarie e sociali nelle quali ci dibattiamo hanno tra le cause scatenanti l’invecchiamento e la conseguente diminuzione della popolazione.
      Proseguimento:
      http://www.ereticamente.net/2018/11/denatalita-il-problema-cruciale-roberto-pecchioli.html

      Da notare il seguente passaggio molto significativo dell’articolo:

      Inascoltata è rimasta la voce di Alfred Sauvy, grande demografo e valente economista, che collegò il benessere a un ragionevole incremento della popolazione, ricordando la fine ingloriosa dell’impero romano, che perse in meno di duecento anni la metà dei suoi abitanti. L’effetto delle scelte delle oligarchie è sotto i nostri occhi: aumentano i costi fissi per l’invecchiamento progressivo; meno giovani lavorano, minore produttività, inventiva e innovazione, nessuno risparmia poiché è la famiglia che produce la propensione al risparmio, mentre i solitari consumano. La delocalizzazione produttiva, penultima carta per tenere alti i consumi, diventa causa di disoccupazione e dumping sociale; non restano che l’immigrazione di massa e altro debito. Lo stesso inventore del concetto di PIL, Colin Clarke, avversò le scelte oligarchiche volte al calo demografico con rigorosi argomenti economici. Dimenticato, terminò la carriera nella remota Australia.

      PS quarta parte nel prossimo post

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    3. Sulla demografia però sono d'accordo solo in parte. C'è un tema economico ma c'è anche un tema di comportamenti sociali. In sintesi, le donne hanno a disposizione oggi opportunità di realizzazione personale che vanno al di là di quella che in passato era spesso l'unica - fare figli.

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    4. @ Dott Marco Cattaneo

      "C'è un tema economico ma c'è anche un tema di comportamenti sociali. In sintesi, le donne hanno a disposizione oggi opportunità di realizzazione personale che vanno al di là di quella che in passato era spesso l'unica - fare figli.", Dott. Marco Cattaneo

      1. Per unire i puntini ulteriormente sull'argomento, vedasi gli altri due miei post, quarta parte e soprattutto la quinta parte contenente le mie conclusioni.

      2. Dimenticavo, arriva!

      In Italia anche gli immigrati fanno meno figli”
      26 novembre 2019

      di L. Berti per Agi

      https://www.agi.it/cronaca/italia_nascite_bambini_stranieri_istat-6619972/news/2019-11-26/

      Breve commento

      Solo una strana coincidenza? Non penso proprio!

      3. Lucano Balbo appartiene all'alta borghesia milanese e quindi saprà di donne dell'alta borghesia in età ancora di poter fare figli e che non mettono sù famiglia perché vogliono fare solo carriera a livello professionae e/o nel tempo libero preferiscono svaghi e viaggi, ma su tutte le donne italiane ancora in età di poter fare figli , quante rientrano percentualmente in questa categoria?

      Diciamo che sono una nicchia, nella migliore delle ipotesi sono il 10%, e tutto il restante 90%?

      Non fanno figli perché pigre, di gusti difficili in fatto di uomini o perché hanno invece uno stipendio che non è per niente proporzionato rispetto al costo della vita, stessa cosa vedono nei bassi stipendi dei loro potenziali partner maschli e vedono anche allo stesso tempo il proprio paese in declino economico non facilmente reversible?

      MI sa la seconda, soprattutto vero nella stragrande maggioranza dei paesi di provincia italiani e in tanti capoluoghi di provincia italiani che non sono grandi città, insomma, in gran parte d'Italia.

      4. Ma poi era stato anche detto nel 2003 sul Corriere della Sera a chiare lettere, eccolo arriva!

      ”TOMMASO PADOA-SCHIOPPA E LA DUREZZA DEL VIVERE” , Avv. Giuseppe Palma.

      25 febbraio 2017

      Tommaso Padoa-Schioppa, ex ministro dell’economia e delle finanze del Governo Prodi II (aprile 2006 – aprile 2008), nel 2003 ebbe modo di scrivere:
      “Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’ essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità”(fonte: Corsera, 26 agosto 2003).

      Proseguimento:

      http://lacostituzioneblog.com/2017/02/25/tommaso-padoa-schioppa-e-la-durezza-del-vivere-di-giuseppe-palma/

      Commento

      Se avvicini sempre più gli essere umani alla durezza del vivere, faranno più o meno figli?

      La risposta è scontata!





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    5. @Dott Marco Cattaneo


      "Il 70% dei giovanissimi vorrebbe avere almeno un figlio
      Fondazione per la Natalità-Istat. De Palo, lo Stato non li aiuta", ANSA, 6 giugno 2025

      Nel 2024 le nascite sono scese a 370.000, toccando il minimo storico dall'Unità d'Italia.

      Eppure, il 69,4% dei giovani adulti - uomini e donne tra i 11 e i 19 anni - dichiara di volere figli e tra questi l'80% ne desidera due o più.

      È la prova di un divario crescente tra ciò che le persone desiderano e ciò che riescono a realizzare. Emerge da "Cambiare Paese o cambiare il Paese. Dossier 2025: dai numeri alla realtà", presentato oggi alla Luiss e realizzato dalla Fondazione per la Natalità in collaborazione con Istat.
      "Gli italiani vogliono figli, ma lo Stato, il mercato del lavoro e il contesto sociale non li aiutano a realizzare questo desiderio - ha sostenuto Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità -. Finché diventare genitori rappresenterà la seconda causa di povertà in Italia, dopo la perdita del lavoro, continueremo a vedere calare le nascite e crescere la frustrazione. Servono politiche serie, strutturate, di lungo periodo, capaci di costruire fiducia. La natalità non è un tema ideologico, ma una questione di giustizia e di visione.
      Se non agiamo ora, il futuro dell'Italia sarà già scritto".
      Dai dati si evidenzia, dicono i promotori, "un paradosso drammatico". A fronte di un desiderio diffuso di costruire una famiglia, solo una donna su tre riesce ad avere tutti i figli che vorrebbe. La fecondità reale è ferma a 1,18 figli, ben al di sotto della soglia di sostituzione. Il divario tra progetti familiari e realtà è spiegato da ostacoli concreti e sistemici: motivi economici, precarietà lavorativa, carenza di servizi per l'infanzia e difficoltà abitative costringono molte coppie a rimandare o addirittura rinunciare. "Non si tratta di una semplice evoluzione culturale - è stato sottolineato - ma di una scelta spesso obbligata, dettata dall'instabilità occupazionale e dall'assenza di condizioni favorevoli per conciliare famiglia e lavoro".

      Proseguimento:

      https://www.ansa.it/canale_legalita_scuola/notizie/2025/06/03/il-70-dei-giovanissimi-vorrebbe-avere-almeno-un-figlio_5942dd2a-0b88-458a-a001-96999e06de83.html

      Commento

      Non è che ci volevo un genio a capirlo, basta stare a contatto con la realtà di tutt i giorni e non chiiusi nel proprio circoletto tres chic come Balbo & Company!


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    6. @Dott Marco Cattaneo

      1. "Una disuguaglianza che uccide i sistemi sociali"
      di Fabrizio Pezzani, dottore commercialista, revisore contabile e Professore ordinario di Economia Aziendale, Università Bocconi, 13/10/2025

      Oggi ci troviamo di fronte a una forma di disuguaglianza che non ha precedenti nella storia dell’umanità; è una disuguaglianza che stride contro le tante dichiarazioni sui diritti universali dell’uomo, che sono rimasti solo un sogno frutto di un’utopia dimenticata e ignorata dalla storia; va ricordato che in duemila anni di Storia le società sono sempre crollate per guerra o per classe; noi ci stiamo preparando? La Storia conferma sempre il suo passato e sempre in presenza di crisi economiche e di disuguaglianza si associa una denatalità devastante come si sta dimostrando nel nostro paese drammaticamente.

      Proseguimento:

      https://www.ariannaeditrice.it/articoli/una-disuguaglianza-che-uccide-i-sistemi-sociali

      PS continua nel prossimo post.

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    7. 2. "Quale è la differenza di guadagno ora in Italia tra top manager, dirigenti, imprenditori, impiegati ed operai?",
      di C. Compagnucci per BusinessOnline , 01/02/2025

      Le differenze retributive e di guadagno in Italia tra le diverse categorie professionali sono tra le più marcate in Europa. La distanza tra i compensi di top manager, dirigenti e imprenditori rispetto a quelli di impiegati e operai riflette le gerarchie aziendali e una distribuzione della ricchezza che alimenta discussioni sull’equità sociale. Secondo i dati di Mercer, un amministratore delegato di un'azienda quotata può guadagnare cifre astronomiche, mentre i salari della maggior parte dei lavoratori restano stagnanti o crescono a ritmi molto più lenti.

      Proseguimento:

      https://www.businessonline.it/news/quale-la-differenza-di-stipendi-attuale-tra-top-manager-dirigenti-imprenditori-rispetto-impiegati-ed-operai_n76236.html

      Commento

      I dati in estrema sintesi: un top manager prende 25,6 volte rispetto a un manager, 83,5 volte rispetto a un impiegato e ben 108,7 volte rispetto a un operaio.

      PS continua nel prossimo post.

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    8. 3. "C’è un indice che scommette sulla sparizione della classe media" , di J. Barigazzi per Linkiesta, 1 febbraio 2013

      C’è un indice che scommette sulla scomparsa della classe media, ed è un indice che ci azzecca così tanto che va meglio del mercato. C’è una banca, Citigroup, uno dei colossi nati dal consolidamento bancario degli anni ’90, che lo traccia dal 2009 anche se l’idea era di 10 anni prima. C’è una realtà che sta sotto quell’indice, una realtà che conosciamo, che spacca il mondo a metà come una mela e che sta avendo una modficazione che pone seri problemi economici e politici.

      Partiamo dall’indice. Già il nome è tutto un programma: «hourglass index», che significa «indice della clessidra» a esprimere appunto la sparizione di un luogo mediano, la radicalizzazione agli estremi. Come funzioni è presto detto: traccia l’andamento di 25 compagnie che stanno ai due opposti dei consumi, o nella fascia più alta o in quella più bassa.

      Proseguimento:

      https://www.linkiesta.it/2013/02/ce-un-indice-che-scommette-sulla-sparizione-della-classe-media/

      Commento finale

      Più la classe media si fa sì che si impoverisca e meno si fanno figli e fino a prova contraria la classe media era stata la spina dorsale delle società democratiche occidentali post seconda guerra mondiale, e staccargli la spina pian pianino non è stato affatto frutto del destino cinico e baro ma è stato fatto con precise intenzionalità malevole, basta ricordare bene il dscorso del 2003 di Tommaso Padoa-Schioppa sopra riportato, ma quel suo discorso viene da lontano..., già era stato tutto deciso ancora prima della caduta del Muro di Berlino, domani o sabato riporterò qualche spunto interessante in merito in questo senso.

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    9. Integrazione al penultimo post:

      ""Quale è la differenza di guadagno ora in Italia tra top manager, dirigenti, imprenditori, impiegati ed operai?",
      di C. Compagnucci per BusinessOnline , 01/02/2025 ",

      eccola, arriva!

      "Reddito, la grande beffa: cresce solo per i ricchi. Povertà record"
      di R. Mari per La Legge Per Tutti, 7 Ottobre 2025

      Indice

      Il reddito degli italiani sta davvero aumentando come dicono i dati?
      In che modo si manifesta la crescente disuguaglianza nel Paese?
      Qual è la situazione per le fasce più deboli della popolazione?
      Cosa farà il governo per correggere questa situazione?

      Proseguimento:

      https://www.laleggepertutti.it/748371_reddito-la-grande-beffa-cresce-solo-per-i-ricchi-poverta-record

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    10. Integrazione all'ultimo post:

      “Ceto medio in crisi, impiegati e operai sempre più poveri. Attenti alla logica di mercato nei servizi pubblici”

      di Chiara Brusini per Il Fatto Quotidiano, 1 aprile 2016

      Il sociologo Arnaldo Bagnasco nel libro La questione del ceto medio racconta perché oggi la middle class si ritrova stretta tra una minoranza di facoltosi e un nuovo proletariato a cui si è aggiunto un esercito di precari. E spiega che potrebbe diventare un "luogo sociale del rischio":​ u​n gruppo radicalizzato, travolto dal panico di arretrare ancora

      Proseguimento:

      https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/01/ceto-medio-in-crisi-impiegati-e-operai-sempre-piu-poveri-attenti-alla-logica-di-mercato-nei-servizi-pubblici/2524378/

      In particolare, il seguente passaggio:

      Il racconto dell’accademico dei Lincei intreccia storia, politologia e risultati della ricerca empirica. Il punto di partenza è la nascita del “capitalismo organizzato” nella seconda metà del Novecento, quando si sviluppano in parallelo la grande industria e il welfare state e il ceto medio prende la ribalta. Poi arrivano la svolta liberista, la globalizzazione e le delocalizzazioni. La finanza, da strumento, diventa cuore dell’economia. La sicurezza del posto di lavoro viene meno, le famiglie si indebitano, i redditi ristagnano e anche le classi medie iniziano a fare i conti con la “sindrome della quarta settimana“. Uno shock.

      In particolare, questo altro passaggio:

      Così, se nel 2006 il 60% degli italiani dichiarava di far parte del ceto medio, ora vi si identifica solo il 41%, mentre il 51,5% si colloca nelle categoria “classe operaia” o “popolare” e un 7% di happy few si definisce borghesia o classe dirigente. Società più polarizzata e ceto medio “strizzato”, appunto. Ma con un elemento in più che caratterizza l’Italia rispetto agli altri Paesi europei: da noi il divario è aumentato soprattutto per effetto di uno “slittamento verso il basso delle famiglie e delle persone ai gradini inferiori della scala”

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    11. @Dott Marco Cattaneo.

      Le sto per inviare email interessante che avevo inviato ( in giugno 2025 ) alla redazione del Il Giornale d'Italia con oggetto:

      "ll resto del commento all'articolo "La maggioranza degli italiani vorrebbe che i propri figli trovassero un lavoro all'estero" di Alfredo Tocchi"

      potrà constatare come il Censis tarocca i dati sul ceto medio, ovviamente allargandolo molto.

      PS a titolo di cronaca, l'anonimo del post di cui sopra, sono io.

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  2. La prima sua sparata. Quarta parte

    8 .“Il “salutare massacro” secondo i ricchi”

    a cura di Il Simplicissimus, 9 aprile 2021.

    La lunga terribile narrazione di questo ultimo anno presenta una contraddizione, evidente, ma nascosta da parte di quell’area di potere grigia – un opaco coacervo tra politica e potentati economici senza più alcun freno – che è alla testa della profonda mistificazione pandemica: da un lato la pretesa di voler salvare vite tramite i vaccini universalmente e obbligatoriamente distribuiti (salvo poi mietere vittime negando ogni protocollo di cura), ma dall’altra un chiaro e insistente richiamo alla necessità di diminuire la popolazione, ufficialmente per salvare il pianeta. Sembrerebbe pura schizofrenia , ma in realtà si tratta degli esiti abbastanza scontati del maltusianesimo che informa di sé tutta la cultura anglosassone e dunque dell’impero come del resto ci sarebbe da aspettarsi da una visione della società unicamente come “collezione” di individui separati. Solo che per oltre due secoli tale visione, passata da una Gran Bretagna ossessionata dalla demografia immensa delle sue colonie, agli Usa dell’ apartheid, si è fusa con una forma di razzismo per cui sì la popolazione doveva diminuire ( tema popolare trattato persino da Asimov nel suo ” Catastrofi a scelta”) per evitare la povertà, ma solo altrove. Uno dei paladini dell’ideologia del controllo demografico fu anche Brock Chisholm, direttore della Organizzazione Sanitaria Mondiale dal 1948 al 1953, organismo sul quale è stata poi modellata l’Oms e successivamente presidente della Federazione Mondiale di Salute Mentale il quale diceva: “Per arrivare a governare il mondo bisogna rimuovere dalle menti il rispetto delle tradizioni familiari, il patriottismo nazionale e i dogmi religiosi”, qualcosa che suona molto contemporaneo.

    Riferimento e proseguimento:

    https://ilsimplicissimus2.com/2021/04/09/il-salutare-massacro-secondo-i-ricchi/

    Commento

    Da scolpire nella pietra a futura memoria:

    “Per arrivare a governare il mondo bisogna rimuovere dalle menti il rispetto delle tradizioni familiari, il patriottismo nazionale e i dogmi religiosi”, Brock Chisholm, direttore della Organizzazione Sanitaria Mondiale dal 1948 al 1953, organismo sul quale è stata poi modellata l’Oms e successivamente presidente della Federazione Mondiale di Salute Mentale"

    PS quinta parte nel prossimo post

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  3. Ludovico Lupinacci: un assunto mmt che non fa una piega dal punto di vista logico (sono uno scacchista, sono attratto dalla logica) è quello secondo cui la moneta che i mercati usano proviene sempre, tutta, dallo stato, dato che ne è il monopolista. Ergo, i mercati che finanziano lo stato non ha alcun senso nemmeno dal punto di vista della pura logica.

    RispondiElimina
  4. @Dott Marco Cattaneo

    Domanda: avevo scritto un post finale dal titolo:

    "La prima sua sparata. Quinta ed ultima parte. Conclusioni"

    era stato pubblicato ma è sparito, lo ha cancellato lei o il sistema lo ha inghiottito? O che altro?

    Non era per nulla offensivo nei confronti di nessuno, più che altro serviva anche per rispondere anche alla sua osservazione "In sintesi, le donne hanno a disposizione oggi opportunità di realizzazione personale che vanno al di là di quella che in passato era spesso l'unica - fare figli." e anche ovviamente per eventuali terzi lettori.

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    Risposte
    1. Non è stato inghiottito, è visibile.

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    2. @Dott Marco Cattaneo

      Io dallo schermo del mio PC continuo a non vederlo in nessun modo!

      Comunque, per evitare fraintendimenti, iniziava in questo modo:

      "La prima sua sparata. Quinta ed ultima parte.

      Conclusioni

      “Per mettere il mondo in ordine, dobbiamo mettere la nazione in ordine. Per mettere la nazione in ordine, dobbiamo mettere la famiglia in ordine, Per mettere la famiglia in ordine, dobbiamo coltivare la nostra vita personale, Per coltivare la nostra vita personale, dobbiamo prima mettere a posto i nostri cuori.” Confucio

      Che hanno fatto invece?

      1. Per non coltivare la vita personale della gente, li bombardiamo di consumismo facendogli credere che più consumano e più sono felici.
      ......."

      riportavo poi altri tre passaggi + mio breve commento finale.

      Ripeto, di tutto questo dallo schermo del mio PC non si vede ancora nemmeno una parola!

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    3. Riprovo a postarlo in due parti.

      "La prima sua sparata. Quinta ed ultima parte.

      Conclusioni. Prima parte.

      “Per mettere il mondo in ordine, dobbiamo mettere la nazione in ordine. Per mettere la nazione in ordine, dobbiamo mettere la famiglia in ordine, Per mettere la famiglia in ordine, dobbiamo coltivare la nostra vita personale, Per coltivare la nostra vita personale, dobbiamo prima mettere a posto i nostri cuori.” , Confucio

      Che hanno fatto invece?

      1. Per non coltivare la vita personale della gente, li bombardiamo di consumismo facendogli credere che più consumano e più sono felici.

      2. Per mettere in disordine la famiglia, a parte il punto fondamentale di cui sopra, facciamo diventare molto di moda divorzio e aborto, promuoviamo in tutte le salse le tematiche LGBT: matrimonio fra omosessuali, adozioni a coppie omosessuali, figli con utero in affitto e inseminazione artificiale per coppie gay/lesbiche, teoria gender, ecc.., nello stesso tempo promuoviamo in tutte le salse l'immigrazione da paesi extracomunitari in modo tale da impoverire sempre di più lo stato sociale a disposizione delle famiglie.

      3. Per mettere in disordine la nazione, la priviamo anche della sovranità monetaria, oltre a quella della sovranità militare che già gli abbiamo tolto da tempo, rendendola succube di una dittatura finanziaria sovranazionale.

      PS continua nel prossimo post

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    4. Reminder Evergreen collegato.

      Uno dei paladini dell’ideologia del controllo demografico fu anche Brock Chisholm, direttore della Organizzazione Sanitaria Mondiale dal 1948 al 1953, organismo sul quale è stata poi modellata l’Oms e successivamente presidente della Federazione Mondiale di Salute Mentale il quale diceva: “Per arrivare a governare il mondo bisogna rimuovere dalle menti il rispetto delle tradizioni familiari, il patriottismo nazionale e i dogmi religiosi”, qualcosa che suona molto contemporaneo.

      Riferimento:

      https://ilsimplicissimus2.com/2021/04/09/il-salutare-massacro-secondo-i-ricchi/

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    5. Comunque, negli ultimi tempi però stanno tirando troppo la corda e quindi non gli riesce più vincere facile, vedasi diverse pesanti censure sui social media su contenuti dissidenti, subito l'attacco mediatico martellante per chi non ripete a pappagallo il pensiero unico mainstream su tematiche importanti appicicandgli etichette senza senso logico ( no vax, complottista, populista, negazionista, omofobo, xenofobo, fascista, antiamericano, antisemita,ecc.. ) e per giunta senza mai argomentare alcun chè, pensano in questo modo di far presa sulla gente ma l'astensionismo elettorale ha raggiunto percetuali record , le vendite dei giornaloni sono in caduta libera e i TG e i talk show di politica sulla TV generalista hanno molti meno spettatori, d'altronde, se ormai il 40-50% della gente non va più a votare e allora la conseguenza logica è che TV e giornaloni saranno sempre meno seguiti, non è che ci vuole un genio a capirlo, tutt'altro!

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    6. @Dott Marco Cattaneo

      Quelle di cui sopra sono le considerazioni finali ma prima ho postato per tre volte il punto 4. ( il punto finale del discorso fatto appena precedentemente) , lo pubblica e subito dopo sparisce, ma non contiene nessuna parolaccia e non è per nulla offensivo.

      Domanda: non le piace a lei e subito lo cancella oppure è il sistema che per qualche misterioso motivo lo accetta e poi lo rifiuta? O che altro?

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    7. E’ il sistema, io non ho mai cancellato nessuno dei suoi post.

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    8. @Dott Marco Cattaneo

      Grazie mille della sua rapida e gentile risposta!!

      Riproverò in altro modo oppure riproverò più tardi.

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    9. 4. Per mettere il mondo in disordine, a parte i tre step fondamentali di cui sopra, bisogna inventarsi guerre inutili di continuo controllando in modo ferreo i media mainstream in modo che la narrativa dominante non sfugga mai di mano, inoltre occorre anche inventarsi di continuo nuove crisi economiche inutili, sempre controllando in modo ferreo i media mainstream in modo che la narrativa dominante non sfugga mai di mano, e nel caos mondiale noi élites acquisiremo sempre più denaro e potere facendogli credere che il caos a livello mondiale non è mai colpa nostra, basta spacciare le guerre inutili come buone e giuste e spacciare le crisi economiche inutili che noi inventiamo come colpe di coloro che le subiscono, ovviamente per poterlo fare in modo molto efficace occorre il controllo in modo ferreo e costante dei media mainstream, sembra difficile ma non lo è perché ci sono tanti/e pennivendoli/e a disposizione sul mercato, insomma, vinciamo facile!!

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    10. A titolo di cronaca, l'autore di questo ultimo post di cui sopra sono sempre io.

      Sembra essere stato pubblicato definitivamente, speriamo bene!

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  5. La seconda sua sparata. Prima parte

    https://www.huffingtonpost.it/economia/2022/11/20/news/luciano_balbo_sono_stato_un_ingenuo_a_credere_nella_finanza_etica-10716742/

    In particolare, i seguenti passaggi dell'articolo:

    "Come si può allora riequilibrare questo rapporto tra capitale e lavoro?

    C’è bisogno di una grande ridistribuzione della ricchezza. Attenzione, però: pensare di poterla ottenere tassandola è un’illusione! Il capitale troverà sempre modi di sfuggire. Il problema va risolto a monte. Aumentando i salari, ma soprattutto intervenendo sui meccanismi globali della finanziarizzazione che mette il valore delle aziende al di sopra di ogni altro interesse e che coinvolge gli stessi lavoratori nel meccanismo.

    Il salario minimo può essere una soluzione?

    Può aiutare. Ma torno a ribadire che il problema è sistemico e quindi di difficilissima soluzione. Come ho sentito dire una volta da un giovane investitore americano, siamo in un sistema in cui i fondi pensione investono in aziende che hanno come obiettivo quello di pagare poco o persino licenziare i figli dei loro associati. Serve una rottura totale di paradigma come è avvenuto, in senso inverso, nel passaggio a partire dagli anni ’80 dal new deal americano e dal welfare state europeo al neoliberismo.

    Soluzioni come il reddito base universale o la tassazione delle transazioni finanziarie la convincono?

    Non saprei. Sono idee interessanti, ma non credo risolvano il problema alla radice. Personalmente mi piace l’idea della professoressa Mariana Mazzuccato che propone che il settore pubblico non eroghi più sussidi alle aziende, ma trasformi tali erogazioni in quote azionarie delle società. Lo Stato non sa e non deve essere imprenditore, ma deve trarre benefici dai soldi che eroga alle aziende."

    Commento

    Parlare di stipendi bassi senza mai parlare dei disastri dell'euro sull'economia italiana = Fare i gazzettieri!!

    Chi è il gazzattiero?

    Risposta: "Gazzettiero non dice il vero o non lo dice tutto intero", detto popolare italiano degli inizi del secolo scorso

    Che l'Huffington Post faccia il gazzettiero su qualsiasi tema caldo di economia, politica interna ed estera e geopolitica non ci sono dubbi, più mainstream del mainstream, che lo faccia in campo economico anche Luciano Balbo non saprei dirlo perchè più che altro mi sembra la classica persona che rientra in questa categoria:

    = "E' difficile che una persona capisca qualcosa quando il suo suo salario dipende dal non capirlo!", Upton Sinclair, info sulla suo biografia:
    https://it.wikipedia.org/wiki/Upton_Sinclair

    ovviamente nel suo caso specifico non trattasi di salario ma di alto reddito derivante dalla sua attività professionale pluriennale nel Venture Capital e Private Equity, ma la sostanza non cambia.

    Comunque, l'articolo è del novembre 2022 ma nella sintesi del suo nuovo libro non risulta che la pensa diversamente, anzi addirittura insiste sul salario minimo:

    https://www.lucianobalbo.it/archive

    Comunque, per smontare una volta per tutte la vulgata mainstream dé sinistra che il salario minimo è la panacea dei mali dei lavoratori , vedasi Lectio Magistralis di Saverio Balzano nel prossimo punto e per mettere bene in evidenza i disastri dell'euro sull'economia italiana, di cui anche Luciano Balbo non fa mai parola, chissà come mai.., vedasi subito dopo la Lectio Magistralis dell'economista Servaas Storm riportata da Thomas Fazi, arrivano!

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    Risposte
    1. Per mettere bene in evidenza i disastri dell'euro sull'economia italiana, di cui anche Luciano Balbo non fa mai parola, chissà come mai...., vedasi la Lectio Magistralis dell'economista Servaas Storm riportata da Thomas Fazi, arriva!

      “I trent’anni di Maastricht che hanno distrutto l’Italia”
      di Thomas Fazi , Sinistrainrete, 12 febbraio 2022


      Oggi ricorrono i trent’anni esatti dalla firma del Trattato di Maastricht, ma non c’è nulla da festeggiare.
      Era il 7 febbraio del 1992, infatti, quando i rappresentanti dei dodici paesi membri dell’allora Comunità europea – per l’Italia il Ministro degli Affari esteri Gianni De Michelis e il Ministro del Tesoro Guido Carli – si riunirono nella cittadina olandese di Maastricht per dar vita all’ultima fase del processo di unificazione economica e monetaria dell’Europa occidentale e inaugurare formalmente la nascita dell’Unione europea.
      Il Trattato di Maastricht non si limitava a stabilire un calendario ufficiale per la creazione dell’Unione economica e monetaria (UEM) – cioè dell’eurozona –, ma definiva anche i rigorosi criteri economici e finanziari che gli Stati dovevano soddisfare per l’ingresso nell’UEM: stabilità dei prezzi e contenimento del debito e del deficit pubblico entro rispettivamente il 60% e il 3% del PIL, nel secondo caso per tendere però al pareggio o al surplus (come ribadirà poi il fiscal compact). Il Trattato, inoltre, proibiva esplicitamente (artt. 104, 123-135) qualunque forma di monetizzazione diretta dei deficit pubblici.
      Tuttavia, la portata dei trattati europei – oltre al Trattato di Maastricht, la sua versione aggiornata, il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e il Trattato di Lisbona – va ben oltre la politica fiscale e monetaria. Su di essi, infatti, si fonda tutta la struttura giuridica della politica economica dell’Unione europea (che è rimasta sostanzialmente immutata negli anni). I princìpi guida dell’UE sono distintamente indicati nel capitolo sulla politica economica del Trattato di Maastricht, in cui si afferma che l’UE e i suoi Stati membri devono condurre una politica economica «conforme al principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza» e ispirata ai seguenti princìpi: «prezzi stabili, finanze pubbliche e condizioni monetarie sane nonché bilancia dei pagamenti sostenibile». Altri articoli subordinano la stessa politica sociale e del lavoro, oltre che la politica industriale, al mantenimento della «competitività», imponendo la flessibilità e la precarizzazione della prima e vietando gli interventi pubblici a sostegno della seconda.


      Proseguimento con riferimenti:

      https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/22272-thomas-fazi-i-trent-anni-di-maastricht-che-hanno-distrutto-l-italia.html

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    2. Note all'articolo d cui sopra:

      “I trent’anni di Maastricht che hanno distrutto l’Italia”
      di Thomas Fazi , Sinistrainrete, 12 febbraio 2022

      1. Chi è Thomas Fazi:

      https://fazieditore.it/autore/thomas-fazi/

      2. Suo padre è fondatore di Fazi Editore:

      https://fazieditore.it/chi-siamo/

      3. I suoi libri:

      https://librisu.it/autori/thomas-fazi/

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  6. Per smontare una volta per tutte la vulgata mainstream dé sinistra che il salario minimo è la panacea dei mali dei lavoratori , ecco Lectio Magistralis di Saverio Balzano , arriva!

    .“Il salario minimo legale non salverà la comunità del lavoro (ancor meno la sinistra e il sindacato)”, di Matteo Falcone per La Fionda, 7 ottobre 2024

    Il nuovo libro di Savino Balzano, Il salario minimo non vi salverà, edito da Fazi editore nel 2024, merita di essere discusso, non solo perché l’autore è un fromboliere della prima ora, che ha scritto un nuovo saggio che parla di lavoro (questione a cui noi frombolieri siamo parecchio affezionati), ma perché affronta il tema dell’introduzione del salario minimo legale in Italia da una prospettiva diversa rispetto a quella tradizionale.
    Rispolverando e riprendendo un punto di vista che è sempre stato presente nella tradizione sindacale e socialdemocratica italiana (ed europea) – anche se oramai profondamente minoritaria – Savino Balzano non solo mette in discussione molte delle posizioni e delle argomentazioni che sono state utilizzate in questi anni per sostenerne l’introduzione, ma approfitta della discussione sul salario minimo per tornare organicamente su alcune riflessioni e concetti sulla comunità del lavoro a lui cari[1].
    Dalla lettura del libro, infatti, emerge chiaramente come l’autore voglia parlare di salario minimo e discutere sull’opportunità o meno della sua introduzione nel nostro ordinamento innanzitutto invitandoci a riflettere sullo stato del diritto al lavoro in Italia e sui motivi economici e politici che hanno portato quest’ultimo nella condizione drammatica in cui versa. Un contesto che – se ben ricostruito, afferma l’autore – chiarifica bene perché il salario minimo legale è uno strumento che, a fronte di qualche beneficio, può rivelarsi rischioso per gli interessi della classe lavoratrice.
    Il salario minimo legale, più che una soluzione a favore dei lavoratori e delle lavoratrici italiane, sembra essere diventata, denuncia l’autore, l’ultima spiaggia di un sindacato e di una sinistra che da tempo non riescono più a parlare al mondo del lavoro e che hanno contribuito, con le loro azioni e con le loro omissioni, a indebolirlo profondamente negli ultimi decenni.

    Proseguimento:

    https://www.lafionda.org/2024/10/07/il-salario-minimo-legale-non-salvera-la-comunita-del-lavoro-ancor-meno-la-sinistra-e-il-sindacato/

    In particolare il seguente passaggio dell’articolo:

    D’altronde non poteva andare diversamente: parafrasando una celebre frase di Stefano Fassina, in una unione monetaria, non potendo svalutare la moneta, l’unico strumento rimasto agli Stati membri per rendere competitive le proprie economie è svalutare il lavoro. Una constatazione che il 16 aprile scorso ha fatto candidamente anche Mario Draghi – ex presidente del consiglio italiano ed ex banchiere centrale europeo negli anni dell’austerità. Nel discorso alla High-level Conference on the European Pillar of Social Rights, tenutosi a La Hulpe, in Belgio, l’ex banchiere centrale ha affermato che nell’Unione europea «abbiamo deliberatamente perseguito una strategia basata sul tentativo di ridurre i costi salariali l’uno rispetto all’altro, in aggiunta a una politica fiscale prociclica, con l’unico risultato di indebolire la nostra stessa domanda interna e minare il nostro modello sociale». Ma non bisognava di certo aspettare la confessione di Mario Draghi per capirlo. Bastava leggere gli studiosi di macroeconomia, i quali – attingendo dalla letteratura scientifica più risalente e importante della loro disciplina – ci avevano avvertito da tempo che una unione economica e monetaria, fondata sulla stabilità dei prezzi, il controllo della spesa pubblica e le esportazioni, come quella europea, non poteva che produrre questo disastroso risultato per i salari e per i diritti sociali[9].

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  7. "Più la classe media si fa sì che si impoverisca e meno si fanno figli e fino a prova contraria la classe media era stata la spina dorsale delle società democratiche occidentali post seconda guerra mondiale, e staccargli la spina pian pianino non è stato affatto frutto del destino cinico e baro ma è stato fatto con precise intenzionalità malevole, basta ricordare bene il dscorso del 2003 di Tommaso Padoa-Schioppa sopra riportato, ma quel suo discorso viene da lontano..., già era stato tutto deciso ancora prima della caduta del Muro di Berlino, domani o sabato riporterò qualche spunto interessante in merito in questo senso.", Riferimento: mio commento finale al post titolato "C’è un indice che scommette sulla sparizione della classe media"

    Ecco gli spunti interessanti promessi, arrivano!

    Storica Lectio Magistralis di Paolo Barnard su crisi della democrazia e Trilateral Commission:

    https://www.libreidee.org/2012/12/uccidere-la-democrazia-piano-perfetto-nato-40-anni-fa/

    Vedasi anche:

    https://www.libreidee.org/2015/08/mont-pelerin-il-vivaio-degli-oligarchi-che-ci-stanno-uccidendo/

    PS continua nel prossimo post

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    Risposte
    1. Per unire ulteriormente i puntini, vedasi:

      https://www.libreidee.org/2018/12/noi-sfruttati-senza-pieta-caduto-lo-spauracchio-dellurss/

      PS Massimo Bordin non è il famoso giornalista deceduto di Radio Radicale, ma fa il professore di storia e filosofia nei licei in Veneto.

      https://www.lafionda.org/2025/09/23/la-funzione-dellurss-nel-benessere-collettivo-occidentale/

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