Ormai dovrebbe essere un tema noto e sviscerato, e il dibattito di conseguenza morto e sepolto. E invece rispuntano periodicamente quelli che sostengono come e qualmente sia riduttivo, per non dire fuorviante, imputare la venticinquennale stagnazione italiana all’euro e alle sue regole. Quindi alla compressione della domanda.
Ma – dicono questi signori - l’innovazione, ma gli investimenti, ma la produttività ? ma l’offerta ?
Gli elementi base per chiarire il tema li ho sintetizzati qui la bellezza di otto anni fa, in un post che non mi sembrava eccessivamente tecnico. Ma si può essere ancora più semplici e discorsivi.
Se dal trattato di Maastricht in poi sono all’interno di un sistema che persegue il contenimento del debito pubblico perché l’ha identificato come un problema esistenziale – quando, lasciandolo in lire, non lo sarebbe mai stato;
se, erroneamente, si ritiene che contenere il deficit
pubblico sia l’unica via per ridurre il rapporto debito / PIL – ignorando totalmente
gli effetti di retroazione, ovvero il fatto che le azioni di riduzione del
deficit implicano il calo del PIL e del gettito fiscale, per cui hanno un
effetto in generale dubbio, e in molti casi senz’altro controproducente, sul
rapporto;
se utilizzo una moneta troppo forte per i fondamentali dell’economia italiana, disincentivando le produzioni all’interno del paese;
il risultato è semplice e ovvio: contrazione degli investimenti, sia privati che pubblici.
E quindi è inevitabile che dopo anni di questo trattamento si constati la stagnazione della produttività, la stasi della capacità produttiva, la debolezza dell’offerta.
Ma è evidente, per chi lo vuol vedere, che all’origine di tutto c’è il contenimento, artificiale e privo di senso economico, della domanda.
E l’euro nonché le regole di funzionamento dell’eurosistema sono la causa primaria di tutto questo.
Notare poi che chi identifica il problema nell’eurosistema, quindi nella domanda, ha anche le soluzioni per superarlo (che non sono, ovviamente, facili da far passare politicamente: ma ci sono, e la più plausibile è la Moneta Fiscale).
Mentre quelli che “il problema è l’offerta, l’euro non
c’entra” non hanno, invece, nulla di sensato da proporre.
David Casanova: La loro è una religione, una credenza fideista, e coma tale inscalfibile da dati, evidenze e ragionamento logico.
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