Matteo Salani
pone alcune domande (“probabilmente ingenue” dice lui: ma no, non sono ingenue
per nulla, questi temi di “meccanica monetaria e finanziaria” non sono affatto
intuitivi…) in merito al futuro mercato dei Certificati di Credito Fiscale.
“Non mi è chiaro
il motivo per cui l’emissione di CCF con utilizzabilità differita a due anni
possa avere un effetto benefico immediato. Ho letto in alcuni dei tuoi post che
l’emissione creerebbe un mercato di questi titoli. Da cui, per esempio, le
imprese con carenza di liquidità (e ce ne sono, anzi oggi quasi tutte)
potrebbero ottenere euro vendendo i CCF subito, scontati a un tasso
paragonabile a quello dei normali titoli di Stato.
Ora, c’è la
possibilità che tutti i percettori vendano contemporaneamente i CCF ricevuti ?
e che cosa succederebbe ?
Inoltre, è
possibile il caso opposto ? ogni percettore mantiene il possesso dei CCF
ricevuti per tutti i due anni, non c’è beneficio su PIL e occupazione, nessuna
ripresa economica e dopo due anni lo Stato ha il problema delle entrate fiscali
che calano ?”
Risposta: si
verificherà una combinazione di quanto segue.
Molti percettori
(aziende, ma anche lavoratori e privati in genere) convertiranno i CCF in euro.
Non c’è da temere una pressione al ribasso sui valori al di là di uno sconto
poco diverso da quello di mercato su un BOT a due anni. Ricordiamo che stiamo
parlando di un titolo supersicuro, una vera e propria banconota a utilizzo
differito. Se il tasso di attualizzazione salisse anche solo di un punto sopra
quello di BOT con scadenza equivalente, la corsa all’acquisto da parte degli
investitori alzerebbe i prezzi e diminuirebbe il fattore di sconto.
Si creerà
sicuramente, inoltre, un mercato di finanziamenti garantiti da CCF. Il
percettore che ha bisogno di liquidità può anche non vendere il CCF ma
costituirlo a garanzia di un finanziamento bancario. La banca, che tra due anni
avrà pagamenti di tasse e imposte da effettuare (anche in qualità di sostituto
d’imposta per retribuzioni, ritenute sugli interessi eccetera) mette in atto un
operazione priva di rischio: anticipa per esempio 95 a chi ha ricevuto CCF per
un valore facciale di 100, depositato magari su un conto titoli presso la banca
stessa… se il soggetto finanziato non rimborsa a scadenza, la banca escute la
garanzia e rientra del finanziamento con i risparmi di pagamenti di imposte
conseguiti grazie all’utilizzo dei CCF. Partirebbe anche un importante mercato
di pronti contro termine sui CCF.
Nascerà poi, con
ogni probabilità, un significativo fenomeno di transazioni e compravendite, per
operazioni di un certo importo, regolate direttamente in CCF, e si svilupperanno
anche sistemi di pagamento elettronico (carte di credito) per operazioni al
dettaglio.
Ma anche chi non
ha bisogno di liquidità ha un “effetto ricchezza” immediato. Oggi la situazione
economica è pesante, oltre che nella sostanza, anche sotto il profilo
psicologico. Parecchi tagliano spese non strettamente indispensabili anche se
potrebbero permettersele. Dopo la Riforma Morbida, chi ottiene maggior reddito
sotto forma di CCF è molto più incentivato a spendere gli euro che possiede, e
non a tenerli immobilizzati, perché entra in possesso di titoli che consentiranno
minori esborsi per tasse e imposte in un futuro non distante.
Che i CCF messi
in circolazione rimangano illiquidi e bloccati, e non mettano in moto una
significativa ripresa della domanda e dell’economia, è in definitiva veramente
da escludere.