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venerdì 6 giugno 2014

CCF che restano in frigorifero ?


Matteo Salani pone alcune domande (“probabilmente ingenue” dice lui: ma no, non sono ingenue per nulla, questi temi di “meccanica monetaria e finanziaria” non sono affatto intuitivi…) in merito al futuro mercato dei Certificati di Credito Fiscale.

“Non mi è chiaro il motivo per cui l’emissione di CCF con utilizzabilità differita a due anni possa avere un effetto benefico immediato. Ho letto in alcuni dei tuoi post che l’emissione creerebbe un mercato di questi titoli. Da cui, per esempio, le imprese con carenza di liquidità (e ce ne sono, anzi oggi quasi tutte) potrebbero ottenere euro vendendo i CCF subito, scontati a un tasso paragonabile a quello dei normali titoli di Stato.

Ora, c’è la possibilità che tutti i percettori vendano contemporaneamente i CCF ricevuti ? e che cosa succederebbe ?

Inoltre, è possibile il caso opposto ? ogni percettore mantiene il possesso dei CCF ricevuti per tutti i due anni, non c’è beneficio su PIL e occupazione, nessuna ripresa economica e dopo due anni lo Stato ha il problema delle entrate fiscali che calano ?”

Risposta: si verificherà una combinazione di quanto segue.

Molti percettori (aziende, ma anche lavoratori e privati in genere) convertiranno i CCF in euro. Non c’è da temere una pressione al ribasso sui valori al di là di uno sconto poco diverso da quello di mercato su un BOT a due anni. Ricordiamo che stiamo parlando di un titolo supersicuro, una vera e propria banconota a utilizzo differito. Se il tasso di attualizzazione salisse anche solo di un punto sopra quello di BOT con scadenza equivalente, la corsa all’acquisto da parte degli investitori alzerebbe i prezzi e diminuirebbe il fattore di sconto.

Si creerà sicuramente, inoltre, un mercato di finanziamenti garantiti da CCF. Il percettore che ha bisogno di liquidità può anche non vendere il CCF ma costituirlo a garanzia di un finanziamento bancario. La banca, che tra due anni avrà pagamenti di tasse e imposte da effettuare (anche in qualità di sostituto d’imposta per retribuzioni, ritenute sugli interessi eccetera) mette in atto un operazione priva di rischio: anticipa per esempio 95 a chi ha ricevuto CCF per un valore facciale di 100, depositato magari su un conto titoli presso la banca stessa… se il soggetto finanziato non rimborsa a scadenza, la banca escute la garanzia e rientra del finanziamento con i risparmi di pagamenti di imposte conseguiti grazie all’utilizzo dei CCF. Partirebbe anche un importante mercato di pronti contro termine sui CCF.

Nascerà poi, con ogni probabilità, un significativo fenomeno di transazioni e compravendite, per operazioni di un certo importo, regolate direttamente in CCF, e si svilupperanno anche sistemi di pagamento elettronico (carte di credito) per operazioni al dettaglio.

Ma anche chi non ha bisogno di liquidità ha un “effetto ricchezza” immediato. Oggi la situazione economica è pesante, oltre che nella sostanza, anche sotto il profilo psicologico. Parecchi tagliano spese non strettamente indispensabili anche se potrebbero permettersele. Dopo la Riforma Morbida, chi ottiene maggior reddito sotto forma di CCF è molto più incentivato a spendere gli euro che possiede, e non a tenerli immobilizzati, perché entra in possesso di titoli che consentiranno minori esborsi per tasse e imposte in un futuro non distante.

Che i CCF messi in circolazione rimangano illiquidi e bloccati, e non mettano in moto una significativa ripresa della domanda e dell’economia, è in definitiva veramente da escludere.