mercoledì 27 agosto 2025

Francia, ma che crisi è ?

 

La Francia è in una situazione di forte instabilità politica. Il governo Bayrou, che non ha a sua disposizione una maggioranza parlamentare, sta cercando di far approvare una manovra fiscale restrittiva invisa sia alle destre che alle sinistre. La sua sopravvivenza è in forte dubbio, e ci si chiede se la stessa presidenzabMacron potrà raggiungere la scadenza naturale (che è il 2027).

La spiegazione diciamo così “ufficiale” è che siamo in presenza di un problema di finanza pubblica. Sappiamo, dall’orribile esperienza italiana del 2011, che questo è una scusa dietro cui si nascondono altre finalità. Imporre austerità aggrava la situazione dell’economia e non risolve il problema degli alti livelli di debito pubblico (116% del PIL a fine 2025 in Francia, secondo le ultime previsioni FMI – World Economic Outlook Aprile 2024.).

Problema, è quasi superfluo ripeterlo, che è inventato dal nulla. Il rischio di solvibilità del debito pubblico non esisterebbe se la Francia non avesse adottato l’euro, e nella misura in cui è reale si risolve istantaneamente se (ma solo se) la BCE (presieduta oggi da una francese, come nel 2012 lo era da un italiano…) reitera il whatever it takes draghiano. 

Non mi convince però neanche una diffusa interpretazione alternativa, secondo la quale imporre austerità in Francia serve a tamponare un problema di debito estero privato, che nascerebbe da forti deficit commerciali. Il già citato WEO FMI prevede in effetti per il 2025 un saldo delle partite correnti francesi positivo, sia pure marginalmente, per lo 0,2% del PIL. E la Net International Investment Position francese a fine 2024, informa Eurostat, è negativa ma per il 20,2% del PIL: che non è uno squilibrio pesante (si avvicinava al 30% in Italia nel 2011).

Inoltre non è affatto vero che un problema di debito privato si risolva con una manovra fiscale restrittiva. L’austerità, certo, spingerebbe la Francia in surplus commerciale; ma produrrebbe disoccupazione e fallimenti aziendali. Famiglie e imprese indebitate in uno scenario del genere vedrebbero le insolvenze aumentare, non viceversa (vedi anche in questo caso l’esperienza italiana negli anni immediatamente successivi al 2011).

Quindi ?

Quindi, l’austerità non è la soluzione di problemi (inventati o inesistenti) né di debito pubblico né di debito privato.

L’austerità serve a quello a cui è sempre servita: attaccare il welfare, aumentare le diseguaglianze, comprimere redditi e diritti delle fasce sociali deboli.

E’ la storia di sempre. La finanza pubblica è una scusa, e le spiegazioni alternative sono fuori strada.

 

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