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domenica 14 settembre 2014

Un uomo assai potente – ma che non conta niente ?


In un periodo storico in cui ben pochi “policymakers” godono di ampia stima presso la pubblica opinione, Mario Draghi (i banchieri centrali sono policymakers, pochi dubbi su questo) è un’eccezione.

E’ difficile dubitare che sia un uomo dotato di forti competenze tecniche, ed allo stesso tempo di riconosciuta autorevolezza.

L’economista oggi probabilmente più letto e citato al mondo, Paul Krugman, che pure è fortemente critico dell’eurosistema, afferma di ammirarlo e ritiene che solo l’azione di Draghi abbia impedito, nel 2012, la deflagrazione della moneta unica europea.

Però…

Lo stesso Krugman nel formulare i suoi elogi dimentica (forse ai tempi gli è sfuggito ?) che pochi mesi prima di pronunciare il “whatever it takes” che ha evitato il collasso dell’euro, Draghi aveva anche formulato precise opinioni in merito all’insostenibilità dello stato sociale europeo. Precise ma molto discutibili, e sicuramente ben poco in linea con le opinioni della scuola keynesiana progressista di cui Krugman è forse l’esponente più noto.

C’è un altro punto. Draghi ha ottenuto, si dice, grandi successi politici con l’approvazione di iniziative come l’OMT e, recentemente, il pacchetto di facilitazioni del credito (TLTRO, acquisti di ABS eccetera). Grandi successi perché conseguiti nonostante l’opposizione tedesca.

Ma… quanto è stato utile tutto questo ? Draghi ha messo in atto esattamente quanto serviva a evitare la deflagrazione della moneta unica, e niente più di questo. Ha evitato che la malattia uccidesse il paziente, ma l’ha trasformata in uno stato di malessere cronico. E a due anni di distanza dal “whatever it takes”, l’Eurozona è più depressa di prima, ci sono milioni di disoccupati in più e sono fallite decine di migliaia di aziende.

Sarebbe stato diverso se alla guida della BCE ci fosse stato Jens Weidmann ? La risposta di primo acchito è: sì, la rigidità tedesca portata alle estreme conseguenze avrebbe “spaccato” l’euro nel 2012.

Magari vi stupirà che lo dica io, che da due anni mi sforzo di spiegare come si può riformare l’eurosistema e farlo funzionare senza arrivare alla rottura. Ma sarebbe stato non lo scenario migliore, ma comunque molto, molto meno peggio, rispetto a quanto è in realtà accaduto.

Il breakup avrebbe certamente causato problemi seri. Ed è lecito avanzare parecchi dubbi su quanto efficacemente sarebbe stato gestito.

Ma a quest’ora il problema sarebbe stato alle nostre spalle. I danni del breakup non sarebbero stati maggiori di quelli causati da questi due anni di devastazione. E oggi saremmo in piena ripresa.

E poi, Weidmann avrebbe realmente fatto qualcosa di diverso ? E’ così rilevante che il capo della Bundesbank vada nel consiglio della BCE e voti contro provvedimenti destinati a essere comunque approvati ? State certi che Weidmann entra in consiglio sapendo come voteranno gli altri.

Il dubbio è che la Bundesbank abbia interesse a fare esattamente quello che ha fatto Draghi. Evitare, cioè, la deflagrazione, senza però che vengano attuate le azioni di espansione fiscale che risolverebbero la crisi – e farebbero venir meno, di conseguenza, la posizione egemonica della Germania nell’ambito dell’Eurozona.

Non voglio passare per dietrologo, non credo di esserlo. Ma pensando a Draghi mi balza alla mente un romanzo di Stefano Benni, dove compariva un immaginario presidente degli USA (una caricatura di Bill Clinton) descritto come “un uomo assai potente, ma che non conta niente”.

Un uomo sulla carta dotato di poteri enormi, in pratica vincolato a utilizzarli secondo logiche e interessi che gli tolgono ogni effettiva libertà di azione.

Forse non è così e sarei felice di essere smentito. Ma non considero assolutamente una smentita le recenti mosse della BCE.

Cambierò idea se vedrò Draghi supportare una di queste cose.

Per ora, il dubbio che Draghi sia solo la faccia che annuncia ciò che sta bene a Weidmann, togliendo a Weidmann l’imbarazzo di fare lui l’annuncio (anzi dandogli perfino la comodità di formulare un irrilevante voto contrario) rimane.