mercoledì 3 dicembre 2014

All’Italia non serve svalutare il debito


Si è parlato nei giorni scorsi delle dichiarazioni di Berlusconi in merito alla possibile introduzione di una moneta nazionale in affiancamento all’euro. Naturalmente in molti mi hanno chiesto se avesse in mente la nostra proposta, il progetto Moneta Fiscale: è possibile – alcuni suoi stretti collaboratori hanno recentemente avuto la possibilità di esaminarla in dettaglio – ma non ve lo so dire per certo.

Vale la pena, comunque, di replicare ad alcuni articoli – questo e questo, in particolare – che hanno immediatamente criticato l’uscita di Berlusconi e, in generale, il concetto di moneta parallela, con riferimento tra le altre cose al problema (cito il primo dei due articoli) che “il debito resterebbe in euro perché, non essendo stata ripudiata, resterebbe una moneta dello Stato italiano. Quindi non potremo invocare la Lex Monetae (articoli 1277 e 1278 del Codice Civile) che permette allo Stato debitore di rimborsare il debito in una moneta diversa rispetto all’emissione. Lo Stato sarebbe quindi costretto a raccogliere in lire svalutate gli interessi su un debito espresso in valuta forte”.

Oppure (secondo dei link precedenti): “l'adozione di una moneta nazionale, permanendo in qualsiasi unione monetaria a cambio fisso o irrevocabile... peggiorerebbe ulteriormente la già drammatica situazione... visto che il debito pubblico rimarrebbe comunque espresso in euro così come le transazioni internazionali (export e import e pertanto non si avvantaggerebbero del naturale aggiustamento del tasso di cambio necessario per compensare le asimmetrie fra diverse economie. Quali sarebbero i vantaggi per gli esportatori ? E poi continueremo ad acquistare i prodotti esteri forti dell'euro a discapito di quelli prodotti in casa ? Gli interessi sul debito li dovremmo comunque corrispondere in euro mentre le risorse a tale scopo sempre reperire mediante la leva fiscale, ma in valuta locale, per poi convertirle in euro visto che quest'ultimo non lo stampiamo! Roba da lacrime e sangue! Con la doppia moneta non potremo invocare la Lex Monetae prevista in ogni giurisdizione... e prenderemo solo gli svantaggi e non i vantaggi di un ritorno unico e totale alla nostra valuta nazionale”.

Qui siamo in presenza di vari grossi equivoci: in primo luogo, che l’uscita dell’Italia dall’euro mediante break-up sia utile in quanto (tra le altre cose) il debito italiano verrebbe svalutato.

In realtà la svalutazione del debito conseguente a un break-up NON è utile per l’Italia, in quanto non diminuirebbe l’incidenza del debito rispetto al PIL. Per rendersene conto basta riflettere su quanto è accaduto nel 1992 in seguito all’uscita dallo SME. Sia il debito che il PIL sono rimasti in lire. Dal punto di vista italiano, l’incidenza del debito quindi NON si è modificata. Casomai, anzi, è aumentata a causa della rivalutazione del debito denominato in moneta estera (che ai tempi era, peraltro e per fortuna, di ammontare relativamente modesto).

Naturalmente l’uscita dal vincolo di cambio fisso ha creato i presupposti per la ripresa dell’economia italiana, grazie al recupero di competitività conseguente alla svalutazione e alla possibilità di rilanciare la domanda (anche se per la verità il 1993 fu ancora un anno di austerità e di recessione. Ma questa fu una scelta politica, legata anche ai timori – rivelatisi poi infondati – di una ripresa dell’inflazione conseguente alla svalutazione).

Quanto sopra ci fa comprendere quali sono le politiche necessarie a produrre una forte ripresa dell’economia italiana: non la svalutazione del debito bensì il rilancio della domanda e il recupero di competitività delle aziende italiane (nella misura necessaria ad evitare che la maggior domanda interna produca squilibri nei saldi commerciali esteri).

L’emissione di moneta fiscale nazionale consente di ottenere entrambi questi risultati, come ampiamente illustrato nelle descrizioni del nostro progetto: vedi qui, ad esempio, in particolare i punti da 20 a 25, che spiegano come la Moneta Fiscale parallela consente un pieno recupero della competitività estera dell'Italia (intervenendo sul cuneo fiscale), con impatti analoghi a quelli di un riallineamento valutario.

La svalutazione del debito conseguente a un’uscita mediante break-up danneggia i creditori esteri, ma non dà nessun beneficio al debitore Italia. E’ una situazione asimmetrica ed è uno dei motivi per cui la moneta nazionale parallela è una via di uscita dai vincoli dell’eurosistema decisamente più efficiente rispetto al break-up.

47 commenti:

  1. Tanto vale abbassare le tasse e diminuire la spesa pubblica. Se uno stato non fa questo non avrà mai la fiducia dei mercati. E questo può farlo anche con l'euro. Se poi non dovesse bastare allora l'uscita dall'euro sarà colpa dell'euro e non dell'italia.

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    1. Abbassare le tasse e diminuire la spesa nella stessa misura non risolve una crisi depressiva da carenza di domanda come questa. E dover ricercare "la fiducia dei mercati" vuol dire essere sotto costante ricatto. Utilizzando la propria moneta, nulla di tutto questo e' necessario.

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    2. essere sotto ricatto dei mercati cioè dei cittadini vuol dire che c'è democrazia. se lo stato fa quello che gli pare invece è una monarchia.

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  2. Consideriamo che intanto il debito esterp è attualmente iontorno al 30% del totale.C'è da dire poi che in caso di break da parte dell'Italia con la lex monetae il debito sarebbe ridenominato in nuove lire (cambio 1a 1? o diverso?):.Ma è pure da vedere se a questo break segua il disfacimento di tutta l'eurozona (l'italia è quasi il 20% del Pil),cosa abbastanza probabile visto che altri potrebbero seguirla,con inevitabili ridefinizioni dei cambi.Ma anche in caso di break unilaterale italiano,la nuova lira probabilmente si svaluterebbe con conseguente ridefinizione del cambio flessibile.Quanto al debito,ridivenuti sovrani,potrebbe benissimo venire rinegoziato e non difficilmente gestibile, visto che non pagheremmo più 70-80 miliardi di interessi annui che vanno ad aumentare il debito.Aumentando poi la competitività export aumenterebbe il Pil (e riprenderebbe pure la domanda,divenendo meno conveniente anche l'import),quindi il rapporto debito/Pil sarebbe nettamente inferiore.
    Insomma,in pratica il debito diminuirebbe oltre a poterlo gestire più agevolmente di adesso.

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    1. Salvo il fatto che i residenti italiani hanno a loro volta crediti e attività finanziarie all'estero, e ti devi aspettare azioni di rivalsa nei loro confronti. In realtà il break-up con svalutazione dal punto di vista dello stato italiano non da' vantaggi a causa della svalutazione del debito, perché il debito in rapporto al PIL rimane lo stesso (anzi aumenta per la componente a cui non si riesce ad applicare la lex monetae, perché disciplinata da contratti di diritto internazionale. Ne dà ai titolari italiani di attività all'estero che si rivalutano: che però sono privati, non lo stato. E sempre, appunto, che non scattino le azioni di rivalsa a cui accennavo sopra.

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    2. Non credo alle rivalse,non conviene a nessuno...ma poi dimentichi che uscendo l'italia è facile che salti pure la baracca euro e quindi sono da rivedere tutte le parità di cambio.E comunque scusa,forse mi sfugge qualcosa,ma se io ho un credito estero i euro,che mi cambia,ammesso che gli altri usino ancora l'euro? Perchè mai dovrebbe rivalersi?
      Quanto al debito che resta lo stesso,occorrerebbe vedere se la crescita del Pil (dovuto all'export,ma non solo) è uguale alla svalutazione.

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    3. ...e di sicuro il debito calerebbe i 70-80 miliardi annui di interessi...

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    4. Perché mai dovrebbe rivalersi ? Secondo te se il debitore italiano di un finanziatore tedesco lo paga in lire svalutate, ti aspetti poi che il debitore tedesco di un finanziatore italiano lo pagherà in marchi rivalutati ? Per me e' da escludere.

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    5. Quanto al rapporto debito / PIL, migliora per effetto del breakup, certo, ma in seguito al recupero del PIL, non alla svalutazione del debito: appunto in quanto debito e PIL sono espressi nella stessa moneta, sia prima che dopo. Si torna quindi al punto che spiegavo nel mio articolo: sia con la svalutazione che con l 'introduzione della moneta fiscale parallela, ciò che conta e' la ripresa del PIL. Non c'è, nel primo caso, un ulteriore vantaggio dovuto alla svalutazione del debito.

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    6. Qui si parla a livello di Stati,rivalersi non giova a nessuno,visto il grande scambio export-import tra i paesi europei.Scusa,ma poi quando nel 2008 gli inglesi hanno svalutato del 20% la sterlina,che è mai successo? Nulla.C'è chi ha guadagnato e chi ha perso.Non è il libero mercato?
      L'aumento del pil è legato anche alla svalutazione,nel senso che agevolando le esportazioni si mette in moto tutta la macchina produttiva con effetto di moltiplicatore anche per i consumi interni,e comunque è consguenza del break...di questo si parlava.che c'entra se pil e debito sono espressi nella stessa moneta,se non paghi più 70-80 miliardi di interessi annui,il debito si riduce,o no?poi tu ipotizzi una situazioner statica,e cioè che convertiti pil e debito nella stessa moneta,tutto resta come prima.Ma non è così,per i due motivi detti sopra,ed in particolare che il pil aumenterà molto più della svalutazione (che non ha certo effetto solo sul debito) e che non pagheremmo più interessi sul debito.

      Insomma,girala come vuoi,ma se c'è un paese che ha interesse ad uscire siamo noi....con questo i CCF nulla c'entrano,possono essere certamente una buona cosa allo stato attuale del nulla,ma non una soluzione definitiva.Anche perchè i Trattati non riguardano solo questioni economiche...

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    7. Quando gli inglesi hanno svalutato non si è verificata una ridenominazione della moneta in cui erano espressi crediti e debiti, e chi aveva un rischio di cambio aveva in precedenza avuto la possibilità di coprirlo. Con il breakup non è così. Magari le azioni di rivalsa non ci saranno, ma ne dubito. E' una situazione parecchio diversa.
      L'aumento del PIL c'è per una combinazione di due effetti: azione espansiva della domanda e riallineamento di competitività (altrimenti l'espansione di domanda sarebbe in parte vanificata dal peggioramento degli squilibri commerciali). Questo puoi farlo sia con il breakup che con l'introduzione dei CCF: che quindi hanno tutte le caratteristiche per essere una soluzione permanente - e sono molto più semplici da attuare.
      I 70-80 miliardi continuerai a pagarli anche in caso di breakup. Se anche ridenomini il debito pubblico, gli interessi rimangono.

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    8. Quel che vuoi,fatto sta che in ogni svalutazione c'è chi perde e guadagna,e i detentori del debito inglese hanno perso comunque il 20%....
      Ma è evidente che se si svaluta la nuova lira c'è un recupero di competitività e anche creazione di domanda sull'export,ma anche sui redditi interni.
      Ma tu non puoi pensare al break solo in termini economici,permanendo inalterate tutte le clausole dei trattati e di deficit democratico e di sovranità che comportano.a te non interessa?
      Continuerò a pagare i vecchi interessi,ma non i nuovi che si continuano a pagare.attualmente ogni anno,quindi il debito non aumenta.
      Ti dico poi che paradossalmente i CCF funzionerebbero meglio con uno stato sovrano con la sua moneta.Riflettici....

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    9. Ma i CCF infatti vengono emessi al di fuori di tutti i vincoli dei trattati attuali (peraltro ineseguibili). Sono a tutti gli effetti una forma di moneta sovrana. Sono una via tecnicamente efficiente per ridare sovranità monetaria all'Italia, e a qualunque altro stato dell'Eurozona che li adotterà.

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    10. Scusa se insisto.....economicamente,ok fuori dai trattati....ma se non sbaglio resti nell'euro e nella Ue,quindi per tutto il resto,aspetto politico e istituzionale,resti vincolato a questi trattati.E' una moneta parallela,non sostitutiva,perchè altrimenti devi uscire dall'Unione.

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    11. Se i trattati, in particolare i vincoli relativi a deficit e debito, vengono interpretati come relativi a spese, incassi e debito IN EURO (CCF e BTP fiscali, quindi, esclusi) questo percorso di riforma e' la via per renderli eseguibili. Altrimenti e' il modo per uscirne, per una via efficiente, non deflagrante e operativamente molto più semplice del breakup.

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  3. Giovanni Albin: il punto critico è il rimborso dei titoli in scadenza 300-400 mld annui nei primi 2 anni e a diminuire negli altri...titoli emessi per pagare il debito pubblico e che vengono sostituiti da nuovi titoli quando vanno a scadenza ...sarebbero i nuovi titoli ad essere a rischio nel momento in cui si creasse un attrito con la bce per via dell'emissione dei CCF da parte del ministro dell'economia, che potrebbe indurre la bce a non calmierare più i nostri tassi col rischio di far schizzare lo spread e rischio default di conseguenza...a parte che non è cosi' automatico il default con lo spread alto se noin ci sono strumentalizzazioni come nel 2011 per far cadere Berlusconi....tuttavia se la BCE volesse avrebbe un'arma potente per crearci problemi....ma perchè dovrebbe farlo se non andiamo a toccare l'euro? forse per compiacere la germania che ringhierebbe con a schiuma alla bocca? questo non credo :)
    Inoltre non sono pochi gli incentivi che lo stato potrebbe dare a chi accettasse di tenere i titoli e non andare all'incasso...es un tasso superiore allo spread accettando il pagamento in CCF...
    E dato che i tassi non misurano la febbre del sistema italia ma SOLO la sua solvibilità, cosa c'e' di più sicuro in italia che le tasse ? quelle non spariranno mai....ed essere pagati in bonus fiscali è una garanzia....

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    1. attrito? più che attrito la chiamerei guerra. eppoi il "no euro" è solo per prendere voti, ancora non l'avete capito? è un capro espiatorio che i partiti usano contro l'europa per non fare riforme ma la maggioranza degli italiani è a favore dell'europa e dell'euro e contro lo schifo delle ruberie italiane.
      anonimo 35

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    2. Ah sì ? a me pare che dei maggiori schieramenti politici, siano esplicitamente antieuro, oppure, comunque, decisamente critici contro le attuali modalità di governance economica dell'eurozona, la Lega, FdI, Forza Italia, il M5S e l'ala sinistra del PD. Praticamente le attuali politiche eurozoniche la difendono solo Renzi e quel poco che rimane dei partitelli di fiancheggiamento (Alfano e Scelta Civica). Tirei che le posizioni dell'opinione pubblica si possono a questo punto stimare in 65-70% critici, 30-35% allineati. Con la prima delle due percentuali in costante salita...

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    3. ci siete rimasti solo voi a credere ai politici antieuro che poi appena eletti diventano pro euro. ancora non avete capito il giochetto? anonimo35

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    4. Adesso non parlavo dei politici, ma della posizione dell'opinione pubblica, come misurabile dal peso elettorale che gli attuali sondaggi attribuiscono attualmente ai partiti. Quanto ai politici certo, è capitato, capita e capiterà che dicano cose e dopo eletti ne facciano altre. Qui però c'è un problemino: un sistema economico e monetario che assolutamente non funziona, e un'opinione pubblica che se ne rende sempre più conto, ogni giorno che passa...

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    5. Ma i sondaggi sull'opinione pubblica dicono che metà popolazione non vota. Questo succede di solito quando non c'è una guida europea ma una accozzaglia di burocrati che non guidano nulla. Che è lo stesso problema che abbiamo in Italia. Paradossalmente l'europa non funziona perché assomiglia all'italia. Ha iniziato a godersi privilegi e a non fare nulla.

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    6. Magari la UE non facesse nulla... Fa: danni spaventosi.

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    7. Il problema è che la sovranità italiana non la vuole nessuno. Chi è così pazzo da prendersela? Quella monetaria ha un valore ma quella politica è tutta una perdita. Meglio lasciarla agli italiani e che si scannino tra loro. No?

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    8. Quella monetaria e quella politica vanno di pari passo. E se ce la riprendiamo, torniamo a essere una grande potenza economica.

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    9. Anonimo....meglio allora restare sudditi degli euro usurai? Che poi non la voglia nessuno,è tutto da dimostrare...

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    10. x jhonny
      i problemi che voi affibbiate all'euro in realtà nascono dal credit crunch. cioè quando hanno chiuso i rubinetti vi siete arrabbiati. ma i rubinetti sono stati chiusi perché ciò che entra deve rientrare. deve girare. tutti devono tenere i conti a posto anche lo stato. lo stato non è una entità superiore che può fare ciò che vuole. deve rispettare le regole.

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    11. Ma bisogna intendersi su quali solo le regole. I "conti a posto dello stato" non significano ricercare il pareggio di bilancio in una situazione di domanda depressa. Significano che lo stato deve immettere nell'economia una quantità di moneta adeguata alla crescita potenziale del PIL nominale, che a sua volta dipende dallo sviluppo della produttività e delle forze di lavoro, nonché da un obiettivo di moderato, non troppo alto ma neanche troppo basso, livello di inflazione.
      Questo rende privo di senso l'obiettivo di avere SEMPRE, o MEDIAMENTE, un bilancio pubblico in pareggio. Il bilancio pubblico deve essere mediamente IN DEFICIT, per immettere nell'economia la quantità di moneta necessaria a conseguire correttamente gli obiettivi di pieno impiego e di stabilità monetaria. In un periodo di congiuntura euforica si potrà anche avere il bilancio in pareggio, ma sarà l'eccezione e non la regola. E in periodo di domanda depressa dovrà essere attuata un'azione di deficit spending ben superiore, evidentemente, al livello MEDIAMENTE corretto.

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    12. e il credit crunch,da che deriva? perchè mai han chiuso i rubinetti? forse perchè dopo operazioni fallimentari e piene di titoli tossici,le banche han dovuto farsi dare soldi del LTRO da draghi per ripianare i bilanci....
      Guarda che la tua spiegazione non è manco più in voga negli asili....

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    13. Non solo ci vuole un pareggio di bilancio ma in futuro verranno introdotti anche altri tipi di "pareggi" simili sulla tassazione, sulla spesa pubblica, sulle libertà economiche, sul parastato che frega i soldi ecc.

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    14. x jhonny
      il credit crunch deriva dal fatto che le banche europee non si fidano l'una dell'altra a seguito della crisi finanziaria dove tuti hanno partecipato compresi gli stati l cui perdite sono tra l'altro segreto di stato al contrario di quelle bancarie che si conoscono. ma siccome l'italia era già sbracata sui conti ecco che soffre più degli altri. se fossimo al 100% di debito pil come la francia avremmo più "spazio" davanti ma essendo al 130 in salita lo "spazio" prima del burrone sta finendo. la grecia saltò al 160.

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    15. Anonimo 17:03: con questi pareggi si perde... il problema verrà risolto capendo che il deficit di bilancio è alimentazione dell'economia.
      Anonimo 17:07 (o forse sei lo stesso ?): e si sono forse risanati i conti pubblici con questo ? neanche per idea. E' accaduto quanto previsto da Keynes: "Non si potrà mai equilibrare il bilancio attraverso misure che riducono il reddito nazionale. Il ministro delle finanze non farebbe altro che inseguire la sua stessa coda. La sola speranza di equilibrare il bilancio in modo stabile e permanente passa dall'evitare l'enorme aggravio dovuto alla disoccupazione. Per questo sostengo che, anche nel caso in cui si prenda il bilancio pubblico come unico metro di giudizio, il criterio principale per giudicare se le politiche economiche attuate siano state o no un successo, è lo stato dell'occupazione."

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    16. Ma quei flussi non vengono tolti all'economia ma tolti allo stato e messi sul mercato dove girano meglio. Il mercato vincerà come vinse la democrazia è solo questione di tempo,.
      anonimo35

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    17. Se si taglia spesa pubblica per ridurre tasse, è vero (anche se il fatto che girino meglio è da dimostrare, non deve essere preso come un atto di fede). Se si taglia spesa per ridurre il deficit pubblico in situazione di domanda depressa, NON è vero. Sono soldi bruciati e basta.

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    18. ma puoi alzare il deficit solo se sei al 60% di debito pil e non quando sei arrivato al 130. o quantomeno torna al 100% e poi lo rialzi un po'.
      anonimo35

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    19. Se hai la tua moneta, questi vincoli diventano privi di senso.

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    20. purtroppo no. non è la moneta che ti risolve i problemi ma la flessibilità della tua economia. ecco perché anche chi ha la propria moneta ha gli stessi problemi e deve fare riforme anche lui. se si svalutasse l'euro o si tornasse alla lira non risolvi i problemi ma semplicemente li sposti da una parte creandoli a quell'altra. tra l'altro li creeresti proprio alla parte a reddito fisso (cioè la maggioranza assoluta) che ti voterà contro. non devi spostare le ricchezze da una parte all'altra, devi creare nuove ricchezze e non impedirlo per legge.
      anonimo35

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    21. Quello che impedisce di "creare nuove ricchezze" è la disoccupazione. E la disoccupazione di massa attuale, nell'Eurozona, è dovuta al folle tentativo di ridurre i deficit pubblici in una situazione di domanda depressa.

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    22. i deficit pubblici si possono alzare solo se hai i conti in ordine non se sei fallito.

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    23. Non se finanzi i deficit emettendo moneta, o debito espresso nella tua moneta.

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    24. è già stato fatto. siamo già al 140%. non puoi continuare all'infinito. o lo fai da solo o lo faranno gli altri.

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    25. Siamo al 140% (un po' meno in realtà) perché si è preteso di ridurre il deficit in una situazione di domanda depressa. La cosa più controproducente possibile. Serve solo a ridurre il reddito, ad aumentare la disoccupazione e a far salire il rapporto debito / PIL. Un signore di nome John Maynard Keynes aveva previsto tutto fin dal 1933: vedi post del 3.2.2013.

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    26. keynes non ha mai detto che le tasse devono essere al 70%, l'iva al 22
      e la spesa pubblica il 50% del pil. era marx che diceva queste cose e puntava ad arrivare al 100'% di stato.

      confondete Keynes con Marx.
      sono due cose diverse.

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    27. Infatti noi il carico fiscale lo vogliamo abbassare, e di parecchio anche. Legga i dettagli delle nostre proposte...

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    28. ma lo abbassate stampando moneta svalutandola. è un trucco che sposta il problema dai costi (le tasse) al valore della moneta (il potere di acquisto) quindi otterrete risparmio e non consumo esattamente come oggi. aumentate cioè la cilindrata ma non il numero dei giri che stanno rallentando sempre di più.

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    29. Il numero di giri sta rallentando appunto perché si sta continuando a togliere alimentazione, cioè potere d'acquisto, dal sistema economico. Tornando ad aumentarlo otterremo più domanda e più produzione, non inflazione né svalutazione. Non sarebbe così se non ci fosse lo spaventoso livello di sottoutilizzo delle risorse produttive e la disoccupazione massiccia che invece oggi ci affliggono: e che sono i problemi che devono (e possono) essere risolti.

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    30. sì ma i soldi non arrivano dove devono arrivare con la facilità che dite voi. e questo lo vedete tutti i giorni in italia. vanno da altre parti.

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    31. Oggi i soldi vengono razionati artificialmente, e senza motivo, dalle continue manovre restrittive effettuate per tentare di restare all'interno degli insostenibili vincoli dell'eurosistema.

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