venerdì 20 marzo 2015

Monete fiscali nazionali per salvare la Grecia e l’Eurozona


Nessuna soluzione è ancora in vista per la crisi greca. Sia la UE che la maggioranza della popolazione greca vorrebbero evitare l’uscita dall’Eurozona. Ma una significativa ripresa economica del paese richiede l’abbondono dell’austerità: una combinazione di minori tasse e spesa sociale più alta, per ridurre la disoccupazione, mitigare la crisi umanitaria e migliorare la competitività delle aziende greche.

Questo richiede risorse finanziarie di cui la Grecia è priva. E i partner europei non sono disponibili a sovvenzionare politiche di deficit spending di altri paesi.

Una soluzione molto efficace consiste nell’emettere una forma di moneta nazionale, non in sostituzione dell’euro ma destinata a circolare in parallelo all’euro. Ad esempio, Certificati di Credito Fiscale (CCF) utilizzabili a due anni dall’emissione per pagare tasse e qualsiasi tipo di obbligazione finanziaria dovuta al settore pubblico greco.

I CCF verrebbero assegnati gratuitamente a cittadini ed aziende. Nel caso delle aziende, l’ammontare attribuito sarebbe funzione dei costi di lavoro e quindi migliorerebbe la loro competitività. I CCF potrebbero anche finanziare spesa sociale e programmi di lavoro garantito.

I CCF sarebbero liberamente negoziabili, permettendo all’assegnatario di convertirli in euro sulla base di uno sconto finanziario di mercato. Presumibilmente, si diffonderebbe con rapidità anche l’impiego dei CCF per transazioni dirette.

Poiché gli impieghi previsti per i CCF includono anche la riduzione dei costi di lavoro lordi per le aziende nazionali, i CCF permettono la ripresa della domanda interna greca senza che si producano sbilanci nei saldi commerciali esteri.

Le emissioni annue di CCF potrebbero iniziare, ad esempio, ad un livello di 10 miliardi annui e poi essere gradualmente incrementate. Con un moltiplicatore fiscale di 1,20, emissioni annue di 50 miliardi accrescerebbero il PIL di 60, il che equivale a far recuperare alla Grecia tutta la caduta di PIL – da 240 a 180 miliardi – prodotta dalla crisi.

Il maggior PIL implica maggiori incassi fiscali. Tenuto anche conto di un presumibile, modesto incremento dell’inflazione e del PIL nominale dovuto al mutato clima economico, il programma CCF consentirebbe alla Grecia di produrre un surplus primario molto più alto, insieme a una forte ripresa e un massiccio recupero dell’occupazione.

I dati esposti qui di seguito mettono a confronto i risultati del programma CCF con un caso base in cui l’austerità continua, la crescita e l’inflazione rimangono a zero e (a costo di continui disagi sociali ed alta disoccupazione) la Grecia ottiene un surplus primario del bilancio pubblico pari al 3% del PIL.

 




Anno base

Anno 1

Anno 2

Anno 3

Anno 4

Anno 5

Anno 6

Anno 7

Anno 8

Anno 9

CASO BASE

GDP

 

 

 

180,0

180,0

180,0

180,0

180,0

180,0

180,0

180,0

180,0

180,0

Incassi del settore pubblico

44%

79,2

79,2

79,2

79,2

79,2

79,2

79,2

79,2

79,2

79,2

Uscite del settore pubblico (interessi esclusi)

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

Surplus primario

 

 

5,4

5,4

5,4

5,4

5,4

5,4

5,4

5,4

5,4

5,4

Surplus primario cumulato

 

 

5,4

10,8

16,2

21,6

27,0

32,4

37,8

43,2

48,6

CCF emessi

 

 

 

10,0

20,0

35,0

50,0

50,0

50,0

50,0

50,0

50,0

CCF utilizzati

 

-10,0

-20,0

-35,0

-50,0

-50,0

-50,0

-50,0

Moltiplicatore fiscale

 

1,20

1,20

1,20

1,20

1,20

1,20

1,20

1,20

1,20

1,20

Incremento nei CCF emessi

 

10,0

10,0

15,0

15,0

 

Incremento del PIL nominale, prodotto da:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Effetto diretto dei CCF

 

12,0

12,0

18,0

18,0

 

*Maggior inflazione e miglior clima economico

2,5%

4,5

4,9

5,3

5,9

6,5

6,7

6,8

7,0

7,2

Maggior PIL nominale

 

 

16,5

33,4

56,7

80,7

87,2

93,9

100,7

107,7

114,9

Incidenza degli incassi pubblici (escluso l'utilizzo dei CCF) ipotizzata invariata al

44%

Maggiori incassi pubblici, escluso l'utilizzo dei CCF

7,3

14,7

25,0

35,5

38,4

41,3

44,3

47,4

50,6

CCF utilizzati

 

 

 

 

 

10,0

20,0

35,0

50,0

50,0

50,0

50,0

Maggior surplus primario

 

 

7,3

14,7

15,0

15,5

3,4

-8,7

-5,7

-2,6

0,6

PREVISIONI ADOTTANDO I CCF

PIL

 

 

 

180,0

196,5

213,4

236,7

260,7

267,2

273,9

280,7

287,7

294,9

Incassi del settore pubblico

79,2

86,5

93,9

94,2

94,7

82,6

70,5

73,5

76,6

79,8

Uscite del settore pubblico (interessi esclusi)

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

73,8

Surplus primario

 

 

5,4

12,7

20,1

20,4

20,9

8,8

-3,3

-0,3

2,8

6,0

Surplus primario cumulato

 

 

12,7

32,8

53,1

74,0

82,8

79,5

79,2

82,0

88,0

 

Il surplus primario è quello disponibile per pagare interessi e quote capitale di debito. In base alle ipotesi sopra esposte potrebbero essere pagati, in nove anni, quasi 90 miliardi di euro, invece di 50 scarsi.

Potrebbero essere inoltre concordate, con i creditori, alcune “clausole di salvaguardia”. Se in un determinato anno il surplus minimo preconcordato (nell’esempio, 5,4 miliardi di euro) non venisse raggiunto, alcune spese da effettuarsi in euro potrebbero essere sostituite da pagamenti effettuati mediante ulteriori assegnazioni di CCF. Oppure potrebbero essere introdotte transitoriamente tasse strutturate in modo che il contribuente paghi euro ma riceva CCF di valore equivalente. Con una riforma CCF ben concepita, la probabilità che queste clausole entrino in vigore è bassa, ma comunque, nel caso, il loro impatto sarebbe enormemente meno penalizzante delle azioni di austerità (tasse e tagli non compensati da nulla) adottate fino ad oggi.

In pratica, i CCF nazionali permetterebbero alla Grecia di mettere fine all’austerità e di far ripartire l’economia, senza chiedere soldi a nessuno. La Grecia recupererebbe il pieno impiego e migliorerebbe moltissimo anche le prospettive dei recupero dei suoi creditori.

Un sistema CCF ben impostato è sostenibile nel tempo. Dovrebbe essere introdotto non solo dalla Grecia ma da tutti i paesi dell’Eurozona che hanno oggi necessità di incrementare l’occupazione, di raggiungere un livello di inflazione moderato e stabile, di recuperare competitività e di evitare la creazione di squilibri commerciali esteri.

Un gruppo di economisti e di ricercatori italiani sta attivamente promuovendo questo progetto, come illustrato dall’appello redatto da Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Luciano Gallino, Enrico Grazzini e Stefano Sylos Labini. Un sistema di CCF nazionali può mettere fine alla depressione ed eliminare il rischio di rottura dell’euro.

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