giovedì 14 aprile 2016

Atlante



Allora, questo mega-ma-non-troppo-mega fondo finalizzato a stabilizzare il sistema bancario italiano è una bufala o un colpo di genio ?

Martedì 12 crollo dei titoli bancari in fine di seduta, mercoledì 13 rimbalzone, oggi vediamo. Un primo commento è che non bisogna saltare a troppe conclusioni sulla base delle schizofrenie di breve termine del mercato azionario. Gli operatori si stanno ancora facendo un’opinione, e serve qualche giorno per conoscere e valutare i dettagli dell’operazione.

Un paio di ulteriori considerazioni mi sembrano però opportune. Molti opinionisti (soprattutto esteri) si focalizzano sulla dimensione del fondo – 5 miliardi circa – e sottolineano che è molto modesta rispetto alla massa dei crediti problematici del sistema bancario italiano – 200 miliardi circa.

Ma in primo luogo, come nota Giovanni Bossi (amministratore delegato di Banca Ifis, l’operatore specializzato attualmente di maggior successo sul mercato dei non-performing loans) i 200 miliardi sono coperti da accantonamenti per il 55% circa.

I crediti problematici netti a bilancio quindi sono 90. Che è molto, ma va confrontato non con zero (non è possibile che il settore bancario di un paese non abbia neanche un centesimo di sofferenze o di incagli) ma con un livello fisiologico, che Bossi stima nel 2-3% del PIL.

Prendendo il 2,5%, il livello fisiologico sarebbe (dato un PIL italiano di oltre 1.600) pari a 40 miliardi circa. Quindi l’eccesso di crediti problematici del settore ha un ordine di grandezza di 50 miliardi. Che non sono noccioline, ma è un bel po’ meno di 200.

Si dirà: 50 contro 5 comunque rimane una bella differenza. Vero, ma Atlante – mi pare evidente – non punta a risolvere per intero il problema dei crediti deteriorati delle banche italiane.

L’obiettivo immediato, ma anche principale, a mio parere, è creare una rete di sicurezza per le operazioni di aumento di capitale richieste per rafforzare le situazioni più critiche: Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, la fusione BPM – Banco Popolare, e presto, probabilmente, anche MPS e Carige.

Per sostenere i consorzi di garanzia di queste operazioni, che complessivamente arriveranno forse a 10, forse a 20, non certo a 50 miliardi, la dotazione di Atlante una differenza significativa la fa.

Sistemare le ricapitalizzazioni delle situazioni più rischiose senza innescare fenomeni deflagranti – leggi bail-in di obbligazionisti, per non dire di depositanti – non è poco. Quantomeno può garantire un certo livello di tranquillità per i prossimi mesi.

Quindi, a sensazione mia: Atlante è un cerotto utile. Certo, sempre un cerotto rimane. La soluzione dei problemi del settore bancario italiano richiede altro: una forte azione espansiva della domanda e l’innesco di una significativa ripresa dell’economia italiana.

Nel frattempo teniamoci Atlante, prendiamoci qualche mese di ossigeno… e speriamo che la politica s’incammini finalmente nella direzione giusta.

7 commenti:

  1. con il governo attuale e soprattutto con le politiche italiane , la vedo piuttosto scura , per non dire nera.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le politiche vanno cambiate, infatti. Se non sarà questo governo sarà un altro.

      Elimina
  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  5. nazionalizzazione e pioggia di ccf, ma anche un po' di pignoramenti di ville con piscina palazzi e palazzine di proprietà di banche e ad non guasterebbe......

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Degli AD. Quelli delle banche già te li ritrovi, se nazionalizzi...

      Elimina