I dubbi che vedo
/ leggo / sento sollevare in merito al progetto Moneta Fiscale / CCF spesso e
volentieri non riguardano la sua attuabilità tecnica o le sue valenze in merito
alla soluzione dell’Eurocrisi.
Curiosamente, i
critici tendono invece, con frequenza molto maggiore, a trincerarsi dietro ad
affermazioni del tipo “la UE non permetterebbe”.
Ma la UE non ha
alcuna autorità per rendere i CCF non operativi. La politica fiscale è
responsabilità dei singoli stati membri dell’Eurozona: l’unione fiscale non
esiste e non ne è in programma l’attuazione. Una volta approvati dal parlamento
italiano, i CCF sono perfettamente validi.
Al massimo, la
UE può avviare un contenzioso sull’interpretazione delle regole di bilancio,
affermando (nonostante le solidissime argomentazioni a contrario, vedi qui e qui) che i CCF sono una forma di indebitamento.
Un eventuale
contenzioso peraltro richiederebbe anni per essere definito e, nella peggiore
delle ipotesi, avrebbe come risultato l’imposizione di una sanzione di valore
enormemente inferiore rispetto ai benefici nel frattempo conseguiti.
In realtà per
pensare a un’azione di boicottaggio del progetto CCF che possa realmente
bloccarlo, occorre lanciarsi con l’immaginazione e ipotizzare un intervento
diretto della BCE (sospensione dell’OMT, interruzione del programma di QE: cose
di questo tipo). Con il risultato di innescare una pesantissima turbolenza
finanziaria sui mercati mondiali.
Il tutto, per evitare
che si attui una soluzione finalizzata non a rompere il sistema ma a risolverne
le disfunzioni.
Ogni opinione è
lecita, per carità. A me, gli scenari ipotetici dove le istituzioni di
Bruxelles e di Francoforte agiscono sulla base di istinti suicidi appaiono però
del tutto inverosimili.
D’altra parte, qual
è l’alternativa ? concordare, a livello di UE / Eurozona, una revisione dei
vincoli di finanza pubblica, magari nell’ambito di un programma di investimenti
pubblici finanziato da BEI / BCE ? Può funzionare se strutturato in modo corretto
– ne parlavano, tra gli altri, Biagio Bossone e Stefano Sylos Labini qui. Ma formare
un consenso politico alla sua attuazione, contemporaneamente in diciannove
paesi, mi appare enormemente più complesso che avviare il progetto CCF in
singoli stati.
Buongiorno Dott. Cattaneo
RispondiEliminae grazie per il suo impegno.
Quello che dice in questo articolo è ineccepibile.
Se non si passa all'azione moriamo di una morte lenta e basta; mi sembra talmente evidente.
Se l'azione provocherà problemi o non fosse risolutiva...sono tutti problemi secondari al fatto di dover passare all'azione.
Se ho un dubbio (ed è più che un dubbio) è che non credo al governo attuale ne' a quelli trascorsi, interessi propriamente il bene della nazione.
Dubbio più che legittimo. Per quanto mi riguarda, cerco di attivare tutti i contatti possibili, parlo con chiunque sia disposto ad ascoltare, e non smetterò finché mi sarà possibile... o finché il problema non sarà, per una via o per un'altra, risolto.
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