Il Sole 24Ore qualche
giorno fa, in questo articolo di Manuela Perrone, ha esposto la sua ipotesi in
merito a come un eventuale governo M5S punterà a ottenere spazi di azione per politiche
economiche espansive.
In campagna
elettorale, il ministro dell’economia designato dal M5S, Andrea Roventini, ha
escluso l’uscita dall’euro e non ha menzionato soluzioni innovative quali la
Moneta Fiscale. Ha parlato di rispetto del vincolo del 3% (riguardo al rapporto
deficit pubblico / PIL), da interpretarsi però “in maniera flessibile”.
Che cosa significa
? una prima considerazione: la UE richiede che l’Italia continui a ridurre il
rapporto deficit pubblico / PIL, ma con riferimento al cosiddetto “deficit
strutturale”.
Il “deficit strutturale”
è quello che si registrerebbe se il mercato del lavoro e il PIL del paese
fossero in condizioni di “normalità”: se non esistessero, in altri termini, abnormi
livelli di disoccupazione, sottoccupazione e output gap.
Questi livelli abnormi in realtà esistono, ma la UE li sottostima – è del resto anche
la posizione sostenuta, senza successo, dall’attuale ministro dell’economia, Piercarlo
Padoan. La UE nega che l’output gap sia molto elevato e giustifica la sua
posizione, almeno in parte, constatando che in Italia esiste un elevato numero
di persone che non cercano lavoro – pur essendo in condizione
di svolgerne uno.
In realtà gli “inattivi
scoraggiati” sono tali semplicemente in quanto la domanda interna è troppo
debole perché la ricerca di un posto di lavoro, per un’ampia platea di cittadini,
possa avere successo. Il che genera uno dei tanti circoli viziosi che
caratterizzano l’Eurosistema: la domanda debole aumenta il numero dei
(potenziali) lavoratori che non cercano lavoro; la UE riduce le stime della
forza lavoro e quindi anche del PIL potenziale; aumenta, di conseguenza, la
quota dell’attuale deficit pubblico considerata “strutturale” (e non
congiunturale) e si riduce lo spazio per politiche espansive.
Qui entra in gioco
la proposta M5S di introdurre un “reddito di cittadinanza”. Il RdC è
condizionato alla ricerca attiva di un posto di lavoro, quindi un ampio numero
di “scoraggiati”, nel momento in cui la riforma verrà avviata, non sarebbero
più da considerare tali. Richiedere e percepire il RdC equivale infatti a
dichiararsi “attivamente alla ricerca di un posto di lavoro”.
Questo implica la
revisione al rialzo del PIL potenziale e giustifica che l’attuale deficit pubblico
abbia spazi di espansione.
Va ricordato che
si continua a menzionare il “limite del 3%”, ma la previsione 2018 per l’Italia
è decisamente inferiore – deficit pubblico / PIL pari all’1,6%. Se la revisione
del PIL potenziale venisse accettata in misura sufficiente a innalzare il
deficit effettivo al 3%, lo spazio per una manovra espansiva sarebbe l’1,4% del
PIL. Il che corrisponde all’1,4% di oltre 1.700, ovvero circa 25 miliardi.
Non pochissimi. E
i 25 miliardi sono in realtà una stima per difetto, perché non tengono conto
che l’azione espansiva comincia subito a generare maggior PIL e maggior
gettito. Per cui l’immissione di domanda nell’economia reale comincia subito –
almeno in parte – ad autofinanziarsi.
Funzionerà ? il
dogmatismo ottuso fin qui dimostrato, in ogni occasione possibile, dalla UE non
mi rende ottimista. D’altra parte il Sole 24Ore è decisamente schierato nel
campo pro-UE, per cui si può anche ipotizzare che qualche verifica con
Bruxelles l’autrice dell’articolo l’abbia effettuata, percependo un
atteggiamento più collaborativo del consueto.
Detto ciò, ci
credo se lo tocco con mano… sempre, beninteso, che il governo a trazione M5S
veda la luce.
E fermo restando
che è comunque una soluzione indiretta e parziale rispetto ad altre. Che, in
presenza di una volontà politica forte e coesa, sarebbero percorribili fin da subito.
ADDENDUM: poco dopo aver pubblicato il post che state leggendo, sono venuto a conoscenza di questo intervento del ministro del lavoro designato M5S, Pasquale Tridico. Si parla di 19 miliardi e non di 25, ma la linea è confermata: alzare il deficit effettivo (pur rimanendo sotto il 3%) con la motivazione che il reddito di cittadinanza trasforma un milioni di "scoraggiati" in persone attivamente alla ricerca d'impiego.
ADDENDUM: poco dopo aver pubblicato il post che state leggendo, sono venuto a conoscenza di questo intervento del ministro del lavoro designato M5S, Pasquale Tridico. Si parla di 19 miliardi e non di 25, ma la linea è confermata: alzare il deficit effettivo (pur rimanendo sotto il 3%) con la motivazione che il reddito di cittadinanza trasforma un milioni di "scoraggiati" in persone attivamente alla ricerca d'impiego.
Mi sembra un atteggiamento da sudditi, possibile che per qualsiasi cosa, anche per respirare, bisogna chiedere il permesso all'europa?
RispondiEliminaInfatti io farei tutt'altro, vedi tra i molti il post del 24.6.2017... Ma il problema vero è che dubito funzioni. Felice, nel caso, di sbagliarmi.
EliminaNB: se non fosse chiaro, “Dubito funzioni” è riferito alla richiesta che verrebbe effettuata alla UE in merito al ricalcolo del deficit strutturale.
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