Interessanti
considerazioni di Wolfgang Munchau (primo articolo tra quelli pubblicati in
data 6.3.2018, qui):
“La nostra lettura
del dibattito economico in Italia è che esiste un crescente supporto tra gli
economisti radicali – quelli che sostengono M5S e Lega – a favore di un regime
di moneta parallela, del tipo che Tsipras ha respinto per la Grecia.
Prenderebbe la forma di titoli al portatore, emessi dal governo, utilizzabili
per liquidare obbligazioni d’imposta. Questi strumenti sarebbero immediatamente
accettati come equivalenti della moneta”.
E poco sopra:
“Il vero pericolo
di un governo populista in Italia, condotto da partiti che in varie occasioni
hanno dato priorità a ipotesi di uscita dall’euro, non è che in effetti
attuerebbero questi programmi. Il pericolo è che le loro politiche
produrrebbero questo risultato di nascosto”.
Bene, ho trovato
una definizione con la quale etichettarmi. Siccome sviluppo e promuovo da anni il progetto CCF – insieme, appunto, a una crescente schiera di studiosi e
ricercatori – secondo Munchau posso essere definito un “economista radicale”. A
dire il vero io mi ritengo solo una persona che argomenta e propone cose che
gli appaiono minimamente sensate. E in quale senso siano proposte “radicali”,
mi sfugge.
Ma il punto è un
altro. L’establishment europeista è
terrorizzato dalla Moneta Fiscale non perché teme che non funzionerebbe (i
tentativi di argomentare il contrario oscillano tra il risibile e il tragicomico).
L’establishment è terrorizzato perché vede
la Moneta Fiscale come un ponte verso la rottura dell’euro.
E’ così difficile
– mi chiedo – spiegare che se le disfunzioni dell’eurosistema vengono risolte, forzare
il breakup non è più sensato né utile per nessuno ? Anche perché le difficoltà
tecniche, operative e politiche di attuarlo resterebbero notevolissime, per
quanto attenuate dal fatto che una forma di moneta nazionale sta già
circolando.
Tra i vari punti
problematici, cito solo le turbolenze di mercato, la necessità di procedere in
segretezza, i problemi giuridici connessi alla ridefinizione dei contratti, la
difficoltà di assemblare la necessaria maggioranza parlamentare.
D’altra parte,
l’unico modo per rendere stabile nel tempo un sistema di governance economico-monetaria è risolverne le inefficienze. E le
inefficienze dell’eurosistema sono spaventose e stanno producendo, in
particolare al nostro paese, danni di dimensione ciclopica.
Nessuno si sveglia
la mattina pensando a come modificare il sistema monetario e la connessa governance dell’economia – se il sistema
funziona in modo normale e accettabile.
La moneta è come l’aria.
Te ne accorgi solo quando manca, o quando è viziata al limite dell’irrespirabile.
Ma se il sistema è
“viziato ai limite dell’irrespirabile” – e oggi lo è – pensare di andare avanti
senza modificarlo (e senza idee chiare e corrette sul come) è peggio che
irresponsabile. E’ folle.
"L’establishment è terrorizzato perché vede la Moneta Fiscale come un ponte verso la rottura dell’euro".
RispondiEliminaE non solo...aggiungerei che la Moneta Fiscale potrebbe rappresentare anche la scialuppa di salvataggio da utilizzare per non affondare nei flutti causati dallo shock di un eventuale e precipitosa uscita dalla moneta unica.
Certo, è vero anche questo. Ma l'"uscita precipitosa" avverrà solo se UE / BCE agiscono in modo suicida e forzano le cose in quella direzione.
EliminaMa secondo lei professore l'establishment vuole far saltare questo sistema o cercherà in tutti i modi di prolungarlo? Io propenderei per la seconda.. che mi terrorizza ancora di più sinceramente.
RispondiEliminaDi sicuro non si rassegna al fatto che è insostenibile. Perché chi fa parte dell'establishment se ne avvantaggia sul piano personale, e anche quando ne capisce l'assurdità (del sistema), quasi mai ha l'onesta intellettuale di ammettere che per anni ha difeso e sostenuto un mare di menzogne...
EliminaRagionamento più che logico.
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