mercoledì 4 marzo 2020

Munchau e il fallimento del progetto europeo


Cito spesso il sito gestito da Wolfgang Munchau (eurointelligence.com) perché ritengo il suo ideatore un “europeista disincantato” oltre che intelligente e ben informato. Munchau vorrebbe vedere il progetto d’integrazione aver successo, ma è da tempo (da parecchi anni, in effetti) sempre più scettico.

L’altro ieri, un articolo del sito (non tutti gli articoli, va precisato, sono scritti da Munchau stesso) è stato particolarmente esplicito sull’argomento:

“Per quanto ci riguarda, il test sarà il processo che condurrà alla prossima modifica dei trattati, a partire dalla conferenza sul futuro dell’Europa, quest’anno. Se non produrrà significativi cambiamenti, anche noi pro-UE dovremo concludere che la seconda fase del processo d’integrazione, quella che è partita con il trattato di Maastricht, è fallita. Questa conclusione, se ampiamente condivisa, avrà profonde implicazioni per il futuro della stessa UE”.

Personalmente, vado più in là e ritengo che il fallimento sia già oggi ampiamente conclamato. La UE ha miseramente fallito nel gestire tutte le emergenze e tutti i principali progetti di cui si è occupata.

L’eurozona rimane pesantemente disfunzionale, la crisi migratoria non è risolta e anzi sta entrando in una fase ancora più acuta con le tensioni al confine tra Turchia e Grecia, la Brexit ha avuto luogo e il Regno Unito appare molto serio in merito alla possibilità di interrompere i negoziati per un nuovo accordo commerciale.

L’emergenza Coronavirus è partita da poco quindi il giudizio è ancora prematuro: chiaramente, però, ogni paese può far conto solo sulle sue forze, e anche in merito alla gestione delle ricadute economiche UE e BCE danno chiari segni di volersi, come d’abitudine, contemplare l’ombelico, fino a quando non si vedranno degenerazioni (e danni) potenzialmente molto pesanti.

La cosa più logica e sensata sarebbe smantellare la UE e tornare alla cara vecchia CEE. Un’area di buon vicinato commerciale e di cooperazione economica: ma ognuno in casa propria.

Prima o poi “l’istinto delle combinazioni”, direbbe Vilfredo Pareto, prevarrà sulla “persistenza degli aggregati”. I tempi però sono imprevedibili.


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