lunedì 4 ottobre 2021

Brexit e approvvigionamenti

 

Da alcune settimane si stanno segnalando nel Regno Unito problemi di approvvigionamento di carburanti (lunghe code ai distributori) e anche scarsità di prodotti disponibili nei supermercati. Alcuni commentatori le ritengono prove che “la Brexit è un fallimento”. Ma è un’affermazione superficiale, fuorviante e infondata.

Va tra l’altro notato che la Brexit è operativa dal 31.12.2020, ed è quindi curioso che i fenomeni segnalati si stiano verificando a svariati mesi di distanza.

Per inciso, problemi di approvvigionamento di materie prime e componenti stanno affliggendo praticamente tutto il mondo in conseguenza del Covid. Le chiusure hanno dissestato le catene di fornitura e la rimessa in moto post-lockdown non può avvenire, a tutti i livelli e in tutti i passaggi, alla medesima velocità. Se un componente viene prodotto in Asia, rifinito in Italia, smistato nei Paesi Bassi e venduto nel Regno Unito, la catena si riavvia al ritmo dell’anello più lento. Il che determina strozzature e ritardi.

Però questo è un problema che tocca il Regno Unito più o meno quanto tutti gli altri paesi, per cui non può essere l’unica spiegazione delle code alla stazioni di servizio, se là ci sono e in Italia (per esempio) no.

Si legge che una parte del problema sia stata la diffusione di voci infondate sulla scarsità di prodotti, in particolare di carburanti, che ha scatenato fenomeni di accaparramento. Può essere, ma dubito che giustifichi tutto quanto sta accadendo.

L’imputato è effettivamente la Brexit e il problema sta nel fatto che non mancano i prodotti, ma chi li distribuisce. Il Regno Unito ha sviluppato negli anni scorsi una forte dipendenza da trasportatori (soprattutto via camion) che utilizzano personale proveniente da Stati membri UE. Polonia, Romania, Bulgaria eccetera.

Ante Brexit, questo personale era automaticamente autorizzato a lavorare nel Regno Unito. Post Brexit, non più.

Di conseguenza una via per risolvere il problema, che il governo britannico sta utilizzando, è concedere permessi temporanei. Il che ha fatto dire a qualcuno che sta avvenendo una “retromarcia rispetto alla Brexit”.

L’altra iniziativa è che si stanno offrendo retribuzioni più alte ai trasportatori. Subendo la concorrenza dei camionisti est europei, in altri termini, i loro equivalenti britannici si vedevano proporre compensi scadenti, che li inducevano a svolgere altre attività. A parità di (scarso) salario, meglio fare il facchino che guidare un camion. Almeno non devo passare giorni e giorni lontano da casa. Pagare meglio senza dubbio inverte questa tendenza.

Se ci riflettiamo, è facile accorgersi che questi due accadimenti sono perfettamente coerenti con la logica della Brexit e con le sue finalità.

In primo luogo, nessuno ha mai seriamente pensato che la Brexit implicasse l’isolazionismo o l’autarchia del Regno Unito. Le forniture di beni e servizi necessari alle isole britanniche, se opportuno, potranno sempre essere acquisite da fuori. Il punto è che le decisioni in merito alle politiche commerciali – inclusa la concessione di permessi ai trasportatori – non si prendono più a Bruxelles ma a Londra.

In secondo luogo, Brexit significa minore esposizione delle classi lavorative meno agiate britanniche alla concorrenza di paesi a basso costo (e/o a minori tutele sociali). Quindi smussare l’impatto della globalizzazione indiscriminata e non regolamentata, che in tutti questi anni ha aggravato le diseguaglianze. E “smussare l’impatto” significa in primo luogo riportare le retribuzioni a livelli più decorosi.

Politiche commerciali decise nel paese e in funzione dell’interesse del paese. Migliori condizioni per i lavoratori locali. Questo sono esattamente i due risultati ECONOMICAMENTE E SOCIALMENTE POSITIVI della Brexit.

Poi c’è una transizione che va gestita, e che nel caso specifico i britannici magari non hanno condotto al meglio. Rettificheranno il tiro, anzi lo stanno già facendo.

Ma quanto sta avvenendo non è la prova che la Brexit ha fallito. È la prova che sta raggiungendo le sue finalità.

 

5 commenti:

  1. Analisi ineccepibile di chi le cose la SA, le CAPISCE e quindi è in grado di elaborare un concetto coerente. Grazie Marco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Solo questione di ragionare un minimo sui fatti e non sugli stereotipi...

      Elimina
  2. concordo pienamente. aggiungo che un pò autarchia ai britannici ho come l'impressione che piacerebbe molto (in senso generalistico)
    con questa mossa si sono guadagnati di sicuro un pò di "autonomia" decisionale che poco no è!!
    poi bisogna anche avere una classe dirigente capace ... ma questa è un'altra storia...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non credo che la classe dirigente britannica sia migliore della nostra. È la tempra della popolazione che è diversa. Meglio sotto alcuni aspetti, peggio sotto altri, ma diversa.

      Elimina