sabato 7 maggio 2022

Italia assoggettata a poteri esteri, perché ?

 

Ma possibile, mi chiedono spesso, che l’Italia non riesca a liberarsi dal giogo di un eurosistema governato da regole assurde e disfunzionali ? siamo veramente tutti così asserviti, noi italiani ?

La risposta in larga misura la troviamo nella storia del paese.

Da quindici secoli – dalla caduta dell’Impero Romano (quando si dice prenderla alla larga…) siamo un paese non compatto al suo interno. Dove “non compatto” è un eufemismo per non dire “disgregato”.

L’asservimento a poteri esterni nasce molto semplicemente dal fatto che poteri interni sufficientemente forti da dettare la linea di evoluzione e di sviluppo dell’intero paese non ce ne sono stati.

Il potere interno (almeno dal punto di vista geografico) più rilevante e continuo durante questo millennio e mezzo è stata la Chiesa Cattolica, il Vaticano. Che non ha però mai avuto l’obiettivo di promuovere l’interesse nazionale – essendo un’istituzione universale, “globale” ante litteram.

Piuttosto, ha fatto del suo meglio per contrastare la nascita di uno Stato centralizzato, che avrebbe offuscato il suo (della Chiesa) ruolo, la sua importanza. Anche perché per molti secoli ci si confrontava con il cesaropapismo dell’impero bizantino, dove il primate di Costantinopoli era ridotto a fare il cappellano dell’imperatore.

Date queste condizioni di partenza, l’establishment italiano si è di regola appoggiato ai poteri che esistevano e che facevano sentire la loro presenza. Poteri esterni al paese, appunto (Francia, Spagna, Austria) o comunque non nazionali (la Chiesa). E che non essendo poteri nazionali, ovviamente erano orientati a perseguire gli interessi di qualcuno che stava al di fuori.

Questa “abitudine”, questa tendenza a far leva sullo straniero e invece di spalleggiarsi con il compatriota, non è mai venuta meno. Lo Stato centrale, quando è nato, è nato debole, appunto perché la coesione nazionale non c’era e non si è creata.

In queste condizioni, chi si “mette in scia” a poteri esterni magari (anzi spesso) danneggia il paese, ma promuove il proprio benessere personale. Ed è contento così – o magari non lo è al cento per cento, ma non vede un’alternativa. Perché partecipare al tentativo di costruire un’alternativa, pensa, farebbe danno a se stesso e non risolverebbe comunque nulla per il paese. Non lo risolverebbe in quanto il compito è estremamente improbo.

Prima o poi andrà diversamente ? tutto può essere. Le svolte della storia sono difficili da prevedere. E l’Italia non avrebbe attraversato periodi di splendore o comunque di prosperità economica, anche di recente, se le condizioni di asservimento a interessi esterni non fossero, in certi periodi, venute meno.

Ma il dato di fatto è che di regola nella nostra storia di paese-non-nazione siamo stati condizionati dalla mancanza di un senso di identità comune. Ed è tuttora così.

 

10 commenti:

  1. Giovanni Cieol: Grazie fin tanto che si votano quelli che fanno parte dei carcerieri.

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    1. Non è chiarissimo che ci sia qualcuno, tra chi si presenta a chiedere voti e ha possibilità di ottenerne in misura significativa, che non sia dalla parte dei carcerieri, o voglioso di esserne cooptato.

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  2. Direi un'analisi perfetta e condivisibile in tutti i suoi aspetti!

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    1. Troppo buono... ma spero di aver centrato il punto chiave.

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  3. Gabriele Ascione: Non dipende da fattori soggettivi, come la coesione interna. Nella storia moderna dell'Europa sono emerse alcune grandi potenze che hanno condizionato e controllato la formazione e lo sviluppo degli altri stati. Dalle guerre napoleoniche in poi è stata la GB il dominus europeo e mondiale. Fino alla seconda guerra mondiale, quando è diventata il fratellino minore degli USA. Perfino la nascita dello stato unitario italiano fu possibile solo "surfando" tra interessi e debolezze delle potenze europee.
    Si tratta di fattori oggettivi.
    Oggi una possibile sovranità nazionale potrebbe realizzarsi solo a seguito di un sostanziale indebolimento dell'imperialismo USA (e fratellino).
    Come quando l'Europa dell'est si è liberata del patto di Varsavia (anche se ora alcuni sembrano voler correre in bocca all'altro leone).

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    1. La coesione interna invece c’entra: spiega perché queste grandi potenze nazionali sono sorte altrove.

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    2. Gabriele Ascione: Francia, Regno Unito, Spagna, l'Impero austriaco avevano meno coesione interna ed omogeneità dell'Italia. Se si formarono grandi stati nazionali prima del nostro e se questi poterono spesso affermare la propria sovranità in misura maggiore di quanto abbia fatto l'Italia è per fattori oggettivi, geopolitici e contingenti.
      Volere non è potere, anche se la volontà è una condizione indispensabile.

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    3. Non avevano il Vaticano in casa…

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    4. Gabriele Ascione: si, è stato effettivamente un fattore importante. Ma non determinante (come tutti i fattori sovrastrutturali).
      A me sembra che il fattore strutturale che determinò i destini dell'Italia, dell'Europa e del mondo sia stato lo sviluppo, nel XVI secolo, dell'arte europea della navigazione, con l'incremento esponenziale del traffico marittimo, oceanico e su scala mondiale.
      Traffici che arricchirono e fecero grandi i Paesi Bassi, il Portogallo, la Spagna, il Regno Unito e in misura diversa la Francia. L'effetto arrivò fino alle estreme coste del nord Europa (Russia compresa: Pietro il Grande, San Pietroburgo ...)
      Rimasero a margine i paesi mediterranei, tra questi l'Italia.
      Se poi la GB emerse come la maggiore potenza imperiale fu sempre per il mare: la difesa offerta dall'oceano, la possibilità di decidere quando e dove combattere.
      Mentre sul suolo d'Europa le potenze si dilaniavano in guerre che duravano decenni, decimando popolazioni e risorse, sul suolo della GB si videro solo delle guerre civili, di minore impatto e che ne delinearono la fisionomia.
      Poi sulla scia dell'espansione imperiale, lo sviluppo della rivoluzione industriale.
      Arrivati al XIX secolo gli equilibri erano ormai consolidati, al punto che gli stati italiani e la stessa unità nazionale furono pesantemente condizionati dalle maggiori potenze.
      Vedo quindi dei fattori strutturali a cui il Vaticano, la presunta indole italica, la tradizione comunale e tutti gli altri portati e condizionamenti culturali e politici, hanno aggiunto poco di sostanziale.

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    5. Ma anche prima che la scoperta dell'America riducesse il peso del Mediterraneo nei commerci mondiali, l'Italia aveva sì delle potenze commerciali e finanziarie di grossissimo peso - Pisa, Genova, Firenze, Venezia - ma l'unità nazionale non si formava e il paese era costantemente oggetto di invasioni e scorrerie da parte dei vicini europei. Dal Cinquecento in poi il peso economico dell'Italia è sceso, ma il peso politico non c'era nemmeno prima, o non per quanto sarebbe stato lecito attendersi. E le disunioni interne sono state l'elemento chiave.

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