Ad aprile avevo scritto un post con un titolo identico a questo ma con un punto interrogativo finale.
Le elezioni legislative di domenica scorsa consentono di sostituirlo con un punto esclamativo.
Si è verificata una cosa che era considerata possibile ma scarsamente probabile. Macron non è riuscito a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. E sono fortemente avanzati, in contemporanea, sia Mélenchon che Marine Le Pen.
Ancora più che in occasione delle presidenziali, Macron si conferma essere un presidente che non gode di un’opinione favorevole da parte della maggioranza dell’elettorato. In effetti, un presidente che è stato eletto due volte solo grazie all’inconciliabilità tra anti-establishment di destra e anti-establishment di sinistra.
Probabilmente Macron riuscirà a rappattumare una risicata maggioranza parlamentare creando una coalizione con gli ex-gollisti. Con il rischio però di spostare l’agenda di governo verso tematiche economiche e sociali ancora più invise alle due ali estreme (ma, sommandole, maggioritarie) dell’elettorato.
In pratica, un presidente e un governo che la maggioranza della popolazione percepisce sempre più lontani dalle esigenze della persona media, per non dire delle classi disagiate.
Un presidente, tra l’altro, fallimentare nel tentativo dichiarato (nel 2017 molto più che nel 2022) di riformare la UE mitigandone le pesantissime disfunzioni.
L’establishment
è ancora in sella. Ma le tensioni all’interno dell’eurosistema sono sempre più
evidenti.
Cristian D'Avola: comunque aggiungiamo anche la forte astensione dell'elettorato che in Francia come in Italia sta diventando maggioritaria. Il che significa che la popolarità di Macron è in caduta ancora più marcata.
RispondiEliminaVero però anche che l'astensione gioca a favore dell'establishment.
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