martedì 22 ottobre 2024

Goldman Sachs dice che

 

Goldman Sachs è diventata pessimista sulle prospettive di lungo termine del mercato azionario, perlomeno di quello USA. Negli ultimi giorni, mentre l’indice S&P500 oscillava intorno a 5.850, ha pubblicato uno studio affermando che per i prossimi dieci anni c’è da attendersi un rendimento medio del 3% circa.

Tenuto conto che di questo rendimento circa l’1,5% è dato dai dividendi, questo vorrebbe dire terminare l’anno 2034 (può sembrare una data lontana ma arriva in fretta…) intorno a 6.800.

Sono sempre mille punti in più, direte. Ma in dieci anni. Quest’anno mille punti, abbondanti, li abbiamo fatti in dieci mesi.

Io ho un mio metodo di stima del fair value, del valore corretto dell’indice azionario, che probabilmente anzi sicuramente non è molto scientifico ma che mi è sempre parso affidabile. Ed è il seguente.

Parto da 1.500 a fine 2009. Perché 1.500 ? perché in quel momento la borsa, benché in ripresa dai minimi post fallimento Lehman, stava intorno a 1.100, veniva considerata sottovalutata da più conosciuti value investors a partire da Warren Buffett, e in effetti ha riservato grosse soddisfazioni agli investitori negli anni successivi.

Poi ogni anno aggiungo l’inflazione, tolgo i dividendi e aggiungo il rendimento di lungo termine del mercato azionario USA, che Jeremy Siegel, il più conosciuto studioso della materia, stima tra il 6,5% e il 7%.

Per la precisione aggiungo ogni anno il 6,666666%. Periodico. Perché non il 6,75% ? perché mi piacciono i numeri periodici.

Risultato ? l’S&P dovrebbe stare a 4.200. Invece, dicevo, è a 5.850, che significa una sopravvalutazione del 40%.

Quindi ha ragione Goldman a prevedere vacche magrette nel futuro ? probabilmente sì, ma a mio parere esagera. Lo stesso metodo di proiezione del fair value per fine 2034 prevede 8.500 abbondanti, non 6.800. Il che significa un rendimento medio non del 3% ma del 5-5,5%.

Che è un po’ meglio ma certo non è un granché.

Di sicuro comunque quale che sia il punto di arrivo ci saranno oscillazioni. Quindi in dieci anni arriverà il momento in cui sarà interessante incrementare l’esposizione.

Ma effettivamente quel momento non è oggi.

3 commenti:

  1. Anthony Ironmaker: lo SP500 effettivamente sopravvalutato. Ma il Russell 2000?

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    1. Penso un po' meno, ma il peso delle 500 major è predominante. Magari non lo è il 2000 al netto delle 500. E forse neanche lo SP493...

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  2. una sana e consapevole diversificazione salva i risparmiatori dallo stress e dai vai "beppe scienza" del momento....

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