martedì 25 marzo 2014

Fiscal Compact: dove può arrivare la follia eurista ?


Renzi sta disperatamente cercando le coperture per le sue manovrine espansive, e naturalmente sta constatando l’ovvio. Cioè che tagliando (o tassando) da una parte per spendere (o detassare) dall’altra, non si risolve sostanzialmente NULLA.

Un’economia in situazione di forte depressione della domanda si risolleva, facilmente e rapidamente, immettendo potere d’acquisto nell’economia reale. I magheggi a saldo zero per definizione non immettono niente e sono, quindi, una strada senza uscita.

Nel frattempo incombe lo spettro del fiscal compact, che dovrebbe comportare pesantissime misure di riduzione del rapporto debito pubblico / PIL italiano.

Naturalmente metterle in atto sarebbe un perfetto esempio di cane che insegue la propria coda. Il tentativo di rispettare i termini del fiscal compact, per esempio tramite una grossa patrimoniale, abbatterebbe domanda, consumi e PIL e impoverirebbe ulteriormente il paese, senza che gli obiettivi di “risanamento” della finanza pubblica vengano minimamente raggiunti.

Ora, lasciatemi sintetizzare un concetto che per chi segue regolarmente questo blog è peraltro molto chiaro.

I vincoli UE – in particolare il deficit / PIL al 3% e il fiscal compact - sul piano economico hanno senso solo sotto un aspetto. L’Italia ha un debito pubblico denominato in una moneta di cui non controlla e non gestisce l’emissione. Quindi ha bisogno di rifinanziarlo sul mercato.

Se non ci riesce, ne seguono grosse turbolenze sui mercati finanziari e anche per il sistema bancario italiano, che detiene buona parte dei titoli del debito pubblico.

Questa preoccupazione giustifica, superficialmente, i vincoli UE. Ma – appunto – solo superficialmente, perché è ormai evidentissimo, dopo quasi tre anni di politiche di austerità, che tasse e tagli abbattono il PIL e producono l’innalzamento, non la riduzione, del rapporto debito pubblico / PIL.

Ora, la Riforma Morbida rilancia la domanda e il PIL italiano immettendo potere d’acquisto nell’economia reale mediante uno strumento monetario (i CCF) che NON PUO’ causare default, perché non esiste obbligo di rimborso da parte dello Stato emittente.

Immaginiamo che Renzi voglia utilizzare questa strada. Non avrebbe che da dire: rilancio l’economia italiana e per due anni (la durata prevista, per i CCF, tra il momento della loro emissione e il momento in cui saranno utilizzabili per pagare tasse) non ci sono oneri per la finanza pubblica italiana. E’ tutto beneficio, perché maggior PIL significa maggiori entrate fiscali. L’ammontare di debito pubblico che può dare luogo a default (cioè del debito pubblico che è effettivamente debito) scende, e scende PIU’ RAPIDAMENTE di quanto previsto dai vincoli UE.

Che cosa mi dici, cara UE ? che non credi alla ripresa prodotta dal maggior potere d’acquisto in circolazione ?

Beh senti non capisco l’argomentazione… non vedo proprio perché aumentare il potere di spesa dei cittadini e diminuire il carico fiscale in un’economia depressa non debba innalzare domanda, produzione e occupazione… ma COMUNQUE se ne parla tra due anni.

Se ho ragione io, abbiamo risolto ogni problema.

Se no, vedremo quali altri interventi attivare. MA NON OGGI. TRA DUE ANNI.

Nel caso in cui Renzi non sia in grado di dire questo. O comunque se si blocca di fronte a una UE che esprime opinione scettica o negativa…

…allora c’è solo una spiegazione possibile. E chi mi legge mi può dare atto, credo, di non essere una persona incline a interpretazioni cospiratorie.

Non potremmo più neanche pensare che il problema sia una (sia pure titanica, gigantesca) dimostrazione di incompetenza da parte di questa classe politica (italiana ed europea).

L’unica spiegazione che rimarrebbe è una perversa, persecutoria volontà di distruggere l’economia italiana, il benessere dei suoi cittadini e i loro risparmi.

14 commenti:

  1. penso che l'ultima che hai detto è quella giusta , ogni tentativo, fatto da questa seppur insufficiente classe dirigente , di trovare risorse e sistemi è sempre stato rifiutato dalla UE e in particolare dalla germania , figurati i tuoi , ottimi , CCF. Considera che ancora adesso e nonostante tutto continuiamo a resistere a dimostrazione di quanta iniziativa e fantasia abbiamo , figurati con una soluzione come la tua che ci consentirebbe di ritornare GRANDI in breve tempo . No non ce lo permettaranno mai !

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    1. E' possibile, nel qual caso non resta che agire autonomamente (cosa perfettamente possibile, anzi doverosa...)

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  2. Se i ccf riuscissero veramente a funzionare, poi per assurdo (che in realtà assurdo non è) porterebbero più problemi che benefici.
    La domanda interna, riprendendosi, essendo la moneta non svalutata continuerebbe a eivolgersi principalmente verso i beni esteri aumentando il disequilibrio della bilancia dei pagamenti. Punto e a capo, tutto inutile.
    La fluttuazione del cambio è sempre stata e rimane la miglior soluzione per risolvere i disequilibri economici tra economie diverse quali sono le economie europee, specialmente quella tedesca.

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    1. Non è così e basta leggere la proposta in dettaglio per rendersene conto:

      D. La composizione dell’intervento di 200 miliardi – 80 alle aziende private, 70 ai lavoratori, 50 in spesa pubblica – è arbitraria ?
      R. La composizione esatta sarà il frutto di decisioni politiche. E’ però fondamentale l’ordine di grandezza destinato alle aziende.
      D. Perché ?
      R. Perché occorre riallineare il costo del lavoro per unità di prodotto italiano a quello dei membri più efficienti dell’eurozona, in particolare della Germania. 80 miliardi sono il 18% circa dei costi di lavoro delle aziende private italiane.
      D. E questo riporta la competitività italiana a livelli tedeschi ?
      R. Esattamente, in modo analogo (anche se con un altro meccanismo) a quanto farebbe la “spaccatura” dell’euro e il conseguente riallineamento valutario.
      D. Quindi viene meno una fonte di squilibri ?
      R. Esatto: se non viene migliorata la competitività italiana, buona parte del sostegno della domanda prodotto dai CCF va ad alimentare domanda di prodotti esteri e squilibra la bilancia commerciale.
      D. Invece in questo modo…
      R. …le aziende italiane diventeranno immediatamente più competitive ed esporteranno di più, e guadagneranno mercato interno nei confronti delle importazioni.
      D. Non sarà un danno per la Germania ?
      R. No, perché in aggiunta a quanto sopra, l’Italia otterrà anche una forte ripresa economica, il che aumenterà il suo import, compreso di prodotti nordeuropei.
      D. Quindi rispetto a oggi…
      R. Oggi i saldi commerciali italiani sono all’incirca in pareggio, ma a livelli depressi. Con la ripresa dell’economia, i due effetti si compenseranno – più import per la maggior domanda, maggior export netto per la maggior competitività – e la bilancia commerciale italiana rimarrà in equilibrio, ma a livelli decisamente più alti.

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    2. Sul lungo termine i CCF che fine fanno?

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    3. Comunque se si continua così ancora per poco, 200 miliardi saranno bruscolini e non serviranno a un bel niente se non ad allungare un po' l'agonia...

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    4. Vengono utilizzati per pagare imposte. Nel 2015 (poniamo) si cominciano a emettere 200 mld di CCF all'anno, dal 2017 si utilizzano quelli emessi due anni prima. Ci sono quindi costantemente 400 mld di CCF in circolazione (a partire da fine 2016 in poi).
      No, non sono bruscolini. Sono quanto serve a riportare la domanda ai livelli che producono il pieno impiego, cioè il riassorbimento di tutta la disoccupazione prodotta dalla crisi.
      Certo, prima si comincia e meglio è - ogni giorno che passa sono vite rovinate, risorse sprecate, persone che soffrono senza alcun motivo...

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  3. Una delle condizioni per potersi candidare alle europee nel M5S è quella di essere in linea con i 7 punti della proposta di Grillo per l'europa. Ritiene che la proposta della "riforma morbida" sia compatibile con i suddetti punti? e in particolare con il referendum sull'euro?

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    1. Punti incompatibili non ce ne sono. Casomai, pur potendo essere mantenuti come obiettivi, non sono indispensabili per implementare la Riforma Morbida. Chiarisco:
      UNO, Referendum per la permanenza nell’euro.
      DUE, Abolizione del Fiscal Compact.
      TRE, Adozione degli Eurobond.
      QUATTRO, Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune.
      CINQUE, Investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo di deficit di bilancio.
      SEI, Finanziamenti per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni.
      SETTE, Abolizione del pareggio di bilancio.
      I punti QUATTRO e SEI non sono, evidentemente, di stretta attinenza alla Riforma Morbida. Non sono incompatibili, ma neanche ad essa necessari.
      I punti DUE, CINQUE e SETTE non sono incompatibili e sicuramente è opportuno eliminare questi vincoli (il pareggio di bilancio tra parentesi è stato inserito nella Costituzione italiana ma non è previsto da trattati internazionali). Tuttavia la Riforma Morbida è attuabile anche se vengono mantenuti, PURCHE’ sia chiaro che i vincoli si applicano a deficit e debito ESCLUSA la quota riconducibile a emissioni di Certificati di Credito Fiscale (il che è corretto perché i CCF sono una forma di moneta: non sono debito).
      Punto TRE: la Riforma Morbida permette allo Stato italiano di finanziarsi mediante emissione della sua nuova forma di moneta sovrana (i CCF). Questo rende superflui gli Eurobond.
      Punto UNO: la Riforma Morbida restituisce all’Italia sovranità monetaria e possibilità di sviluppare politiche di pieno impiego, rispettando anche i vincoli di equilibrio commerciale verso l’estero. Tutto questo SENZA attuare il breakup dell’euro. La decisione se sostituire completamente l’euro con una valuta circolante nazionale, quali le Lire Fiscali (per esempio secondo le modalità descritte negli articoli 17.3.2014 e successivi) può essere presa in seguito, e sicuramente (con le modalità descritte) può essere condizionata a un referendum.

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  4. Nell'articolo si legge: "L’Italia ha un debito pubblico denominato in una moneta di cui non controlla e non gestisce l’emissione".

    Ma l'Italia chi? Cosa? Italia in che senso? L'italia fa parte di tutti gli organismi che emettono l'euro. Tutti i rappresentanti sono scelti dai parlamenti e dai governi con beneplacito di tutti i partiti politici. Ma cosa scrivete?

    Ma chi dovrebbe emetterla scusate? I singoli italiani? Ci mettiamo una stampante a casa e ci stampiamo i soldi? Cosa intendete per Italia?

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    1. Per Italia si intende la Repubblica Italiana, tramite organismi sotto il diretto controllo dei cittadini ed eletti mediante corretti meccanismi di democrazia rappresentativa. NON si intende né la BCE né l'Unione Europea, tecnocrazie autoreferenziali che pretendono di essere isolate da qualsiasi forma di verifica e responsabilizzazione in merito ai risultati conseguiti. Con risultati oggi sotto gli occhi di tutti.

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    2. Questo organismo sotto il diretto controllo dei cittadini si chiama Parlamento. Esiste già. Fondate un partito, scegliete i candidati, convincete la gente, presentatevi alle elezioni e vincetele.

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    3. oh adesso ci siamo capiti

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