La Riforma Morbida del sistema monetario europeo, che è il principale argomento trattato
in questo blog, è “morbida” nel senso che non prevede una “rottura” deflagrante
della moneta unica ed evita quindi le difficoltà e i rischi associati a tale
evento.
Se non c’è
rottura, ma c’è d’altra parte la necessità di ripristinare la sovranità
monetaria italiana – e di tanti altri paesi europei a cui l’attuale assetto
dell’Eurozona impedisce di sviluppare corrette politiche macroeconomiche –
l’alternativa è una procedura di affiancamento. L’Italia riprende ad emettere
un suo strumento monetario, che convive con l’euro ed è utilizzabile per
ripristinare adeguati livelli di domanda e per ridurre il carico fiscale che
grava sul lavoro.
In merito a
quest’ultimo punto, la riduzione del carico fiscale sul lavoro è necessaria per
riportare la competitività delle aziende italiana ai livelli dei paesi più
efficienti dell’Eurozona, in particolare della Germania, evitando quindi che il
recupero di domanda si diriga in proporzione eccessiva verso l’acquisto di
prodotti esteri, permettendo alle aziende italiane di esportare di più, e di
conseguenza evitando che si riformino sbilanci nei saldi commerciali italiani
verso l’estero.
La versione
originaria del progetto CCF permette di conseguire questi risultati, e potrebbe
anche costituire un assetto permanente della futura Eurozona. In questa ipotesi
l’euro sopravvive, nel senso che monete e banconote in circolazione continuano
a essere quelle di oggi, e che l’unità di conto per i bilanci delle aziende,
per i rapporti di debito e credito, e per la contabilità nazionale rimane
l’euro.
E’ plausibile
tuttavia che questo sia in effetti un passaggio verso una situazione finale in
cui il nuovo strumento monetario nazionale diventerà, a tutti gli effetti,
l’unica moneta legale in circolazione, sostituendo quindi l’euro nei suoi impieghi correnti.
Da una
situazione di partenza in cui i Certificati di Credito Fiscale convivono
insieme all’euro, si arriverebbe quindi a trasformare i CCF in Nuove Lire,
quindi nella moneta circolante di utilizzo predominante in Italia.
Alcuni dei
prossimi articoli saranno dedicati a esaminare le possibili modalità e tempi di
questo passaggio. Mi pare che un esame esauriente del tema richieda di
analizzare e descrivere la transizione con riferimento, come minimo, ai
seguenti aspetti.
UNO, debito
pubblico e finanza pubblica in genere.
DUE,
finanziamenti, mutui e rapporti di debito privato in genere.
TRE, contratti
di lavoro.
QUATTRO,
contratti di affitto.
CINQUE,
contratti di somministrazione.
SEI, vendite al
dettaglio.
SETTE, pensioni
(pubbliche e private).
OTTO, possibili
problemi per privati il cui reddito si trasforma in Nuove Lire, a fronte di
passività residue in euro (e come risolverli / prevenirli).
NOVE, possibili
problemi per aziende il cui reddito si trasforma in Nuove Lire, a fronte di
passività residue in euro (e come risolverli / prevenirli).
Altri punti si
potranno aggiungere, e/o alcuni di quelli qui elencati potranno essere meglio
precisati e qualificati, anche in seguito a commenti, obiezioni e richieste di
chiarimenti che mi aspetto di ricevere (e per i quali ringrazio in anticipo !)
Buongiorno, interessante la sua proposta, ma c'è un punto importante da risolvere. Quale? Il fatto che in Europa l'autorizzazione ad emettere moneta è della BCE. Quindi per potere emettere una moneta sostitutiva o vivere parallelamente si deve ritornare ad essere sovrani nell'emissione della moneta e quindi una volta usciti dal vincolo, si fa un cambio alla pari 1 euro = 1 nuova lira e tutti devono accettarla altrimenti non paghiamo a nessuno oppure devono aspettare che dagli euro entranti per le nostre esportazioni vengano utilizzati per loro.
RispondiEliminaLa BCE ha attualmente il monopolio (direttamente o via autorizzazione a terzi) dell'emissione di banconote e monete metalliche, non di titoli come i CCF (che sono titoli di stato, ma di natura monetaria e non di debito in quanto a fronte di essi sussisterà un impegno di accettazione da parte dello stato, non di rimborso).
EliminaQuanto al secondo punto, nel periodo in cui i CCF convivono con l'euro (quindi non si è ancora verificata la transizione completa) è effettivamente importante che l'Italia abbia un equilibrio di saldi commerciali esteri e di bilancia dei pagamenti in genere. Ma questo viene ottenuto tramite un altro meccanismo, citato nell'articolo: "L’Italia riprende ad emettere un suo strumento monetario, che convive con l’euro ed è utilizzabile per ripristinare adeguati livelli di domanda e per ridurre il carico fiscale che grava sul lavoro. In merito a quest’ultimo punto, la riduzione del carico fiscale sul lavoro è necessaria per riportare la competitività delle aziende italiana ai livelli dei paesi più efficienti dell’Eurozona, in particolare della Germania, evitando quindi che il recupero di domanda si diriga in proporzione eccessiva verso l’acquisto di prodotti esteri, permettendo alle aziende italiane di esportare di più, e di conseguenza evitando che si riformino sbilanci nei saldi commerciali italiani verso l’estero."
seguo da tempo la sua " Riforma Morbida" e attendo con interesse i prossimi
RispondiEliminaarticoli da lei elencati. colgo l' occasione per informarla che ho contattato l' Hoepli
di Genova, e ho appreso che il vs. libro -purtroppo- non è ancora uscito. GFC
Siamo in stampa questa settimana (finalmente !!)...
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