giovedì 15 dicembre 2022

Indipendenza delle banche centrali: perché non va

 

Il mio amico Paolo Canziani è tutt’altro che un euroausterico: anzi, come me, critica l’euro da prima che esistesse, da quando era ancora solo un progetto. Tuttavia è perplesso in merito alle conclusioni che si traggono dal mio recente post riguardante l’(inopportunità della) indipendenza delle banche centrali.

Se è vero, come è vero, che una banca centrale indipendente rende il governo dipendente da lei stessa, e se crediamo nella democrazia, la conclusione che se ne deriva è che la banca centrale debba essere DIPENDENTE dal governo. Perché altrimenti la banca centrale DIVENTA il governo. Un governo non eletto dalla popolazione.

E in effetti, se la banca centrale deve dipendere dal governo, tanto vale fare del tutto a meno della BC, e affidare le funzioni di emissione monetaria direttamente al Ministero dell’Economia. Ne avevo parlato tempo addietro.

Su questo punto, Paolo esprime il timore che si ritorni alla situazione di certi periodi dell’impero romano, quando alcuni imperatori “tosavano” le monete d’oro pretendendo che mantenessero lo stesso valore.

In merito a questa obiezione, ci sono varie risposte.

La prima, è che se devo scegliere tra due rischi, preferisco una (presunta) tendenza inflattiva di governi che devono conquistarsi il mandato passando dalle consultazioni elettorali, rispetto alla tendenza deflattiva e predatoria di un establishment finanziario che non deve rendere conto alla popolazione.

La seconda, è che in regime di fiat money il mondo lo è dal 1971. Siamo sprofondati nell’iperinflazione ? no, eccessi d’inflazione in effetti li abbiamo visti solo negli anni 70-80, e poi oggi: ma in connessione a problemi di approvvigionamento e forniture di materie prime (il petrolio allora, il gas oggi), non di comportamenti irresponsabili dei governi (quantomeno nelle economie avanzate).

La terza, è che il paese meno inflattivo, in particolare oggi, è stato ed è proprio quello in cui la banca centrale è più dipendente dal governo, che tiene i tassi a zero, che compra enormi quantità di titoli di Stato emettendo moneta: il Giappone.

La quarta, è che l’establishment finanziario è enormemente potente e influente. Proprio per questo richiede un contrappeso. E l’unico possibile è un assetto politico-istituzionale che renda l’emissione monetaria dipendente dal governo. Questo non eliminerà l’influenza della grande finanza, ma creerà  necessarissimi argini e calmieri.

Il problema, nel mondo odierno, non è una grande finanza troppo debole, ma TROPPO FORTE, nei confronti della politica. Dare in mano a quel sistema anche l’emissione monetaria è la strada per cancellare la democrazia. Il che sarebbe inaccettabile anche se fosse premiante in termini di efficienza economica – e la storia di questi ultimi decenni mostra che non lo è.

 

3 commenti:

  1. Luigi Secchi: Come compromesso, si potrebbe: abolire l'indipendenza della banca centrale e sottometterla al governo/parlamento. istituire un "comitato" con solo potere valutativo, che giudichi l'operato della banca centrale governativa.

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    1. Mi preoccupa il modo in cui verrebbero scelti i membri del comitato...

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  2. Erno Ferri: Nel 1971 potevamo avere dei dubbi, oggi abbiamo delle certezze confermate ampiamente dalle esperienze, la banca centrale indipendente dal governo non solo diventa essa stessa il governo, un governo non democratico, ma viene ad essere l’espressione del potere finanziario. In sistema di libera circolazione dei capitali l’oligarchia finanziaria internazionale diventa arbitro dei destini dei paesi. Altre conseguenze sono l’aumento delle disuguaglianze e la concentrazione in pochissime mani della ricchezza.

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