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martedì 19 dicembre 2023

Ma quanti economisti cascano sulla partita doppia ?

 

Sul sito Eurointelligence, promosso e coordinato da Wolfgang Munchau, leggo oggi un pezzo di analisi economica che inizia con il seguente paragrafo:

Per essere (stando all’articolo) un “grande economista monetario”, Charles Goodhart dimostra di avere qualche “piccola” lacuna in materia di ragioneria, partita doppia e contabilità nazionale. La prima ragione da lui citata per temere che l’occidente sia destinato a una crisi fiscale è infatti il livello troppo basso dei tassi di risparmio.

Per cui non si riuscirebbe a finanziare i deficit pubblici salvo monetizzarli, creando inflazione incontrollata.

Caro Goodhart, ma è così difficile capire che, essendo il deficit del settore pubblico pari all’eccesso della spesa governativa rispetto alle tasse raccolte, il deficit medesimo si traduce, centesimo per centesimo, in FORMAZIONE DI RISPARMIO PRIVATO ?

I soldi immessi nell’economia tramite il deficit pubblico NON SI BRUCIANO. Rimangono all’interno del settore privato. Certo, circolano perché chi li riceve a un certo punto li spende. Ma spendendoli, li passa a un altro esponente del settore privato stesso – azienda o individuo che sia. Sempre risparmio privato di qualcuno è.

Le economie occidentali potrebbero non riuscire a raggiungere i loro obiettivi perché cercano di produrre beni e servizi eccedenti la loro capacità produttiva. Questo potrebbe creare problemi dal lato dei deficit COMMERCIALI esteri, oppure generare eccessi di inflazione.

Ma la supposta “carenza di risparmio privato” non c’entra veramente, MA VERAMENTE, NULLA.

 


giovedì 6 aprile 2023

Alberto Bagnai, la Moneta Fiscale e la partita doppia


In merito alla dichiarazione di voto di Alberto Bagnai, per conto del gruppo parlamentare Lega, in occasione della conversione dell’ultimo decreto legge sul tema Superbonus, mi sembrano opportuni alcuni commenti di natura tecnica. In particolare su questo passaggio:


E ancora più specificamente sulla parte finale:

“Nel momento in cui può circolare illimitatamente, un credito diventa moneta, cioè diventa un’attività finanziaria di qualcuno e, nel mondo della partita doppia, quindi, diventa anche necessariamente una passività finanziaria di qualcun altro, e quel qualcuno altro è lo Stato. Questo è scritto nel manuale Eurostat.

Quindi, punto fermo: ognuno ha diritto alle sue opinioni – e qui ne abbiamo sentite tante – ma, purtroppo, nessuno ha diritto alla sua contabilità, altrimenti si finisce nei tribunali o si finisce sotto l’attacco dei mercati”.

Se Bagnai ha detto quello che pensa, ne deriva in primo luogo che non ha letto il manuale Eurostat.

Eurostat ha infatti chiarito inequivocabilmente che la recente modifica del Manual on Government Deficit and Debt (MGDD) (intervenuta nei primi mesi del 2023, molto dopo che il Superbonus e i crediti fiscali immobiliari avevano iniziato a esistere e a circolare) NON ha cambiato nulla per quanto riguarda la definizione di debito pubblico, in particolare ai sensi dei trattati UE (il “debito di Maastricht”).

Il nuovo MGDD afferma (molto discutibilmente, ma questo è un altro discorso) che i crediti fiscali a circolazione illimitata debbano incidere sul deficit pubblico nell’anno in cui vengono emessi, e non negli anni in cui vengono utilizzati per conseguire sconti fiscali. Ma i crediti fiscali NON RIENTRANO MAI nel debito di Maastricht. Questo era vero prima e rimane vero oggi.

Sul tema della partita doppia, Bagnai aggiunge poi: “nel momento in cui può circolare illimitatamente un credito diventa moneta, cioè diventa un’attività finanziaria di qualcuno e, nel mondo della partita doppia, quindi, diventa anche necessariamente una passività finanziaria di qualcun altro, e quel qualcuno altro è lo Stato”.

Qui il punto è: “un’attività finanziaria di qualcuno” è “necessariamente una passività finanziaria di qualcun altro” ? Se leggete lo stato patrimoniale di una società ci troverete, in avere, il capitale azionario. A fronte del quale ci sono azioni possedute dagli azionisti, che sono sicuramente attività finanziarie. Ma che NON sono passività finanziarie della società, perché in avere vanno le passività E IL PATRIMONIO NETTO. E il capitale azionario rappresenta appunto la titolarità economica del patrimonio. Cosa ben distinta da una passività finanziaria.

Riassumo se non fosse chiaro: in avere vanno PASSIVITA' E PATRIMONIO, che sono due cose distinte, e il patrimonio NON è una passività, tantomeno una passività finanziaria.

E che dire della moneta ? certo, va in avere nello stato patrimoniale dell’istituto di emissione. Ma come si fa ad affermare che è una “passività finanziaria”, nel momento in cui non deve essere rimborsata a nessuno ? è appunto moneta E NON DEBITO, NON PASSIVITA'.

Le affermazioni di Bagnai sarebbero corrette solo se si definisse “passività finanziaria” qualsiasi tipo di partita che va in avere nello stato patrimoniale di una società, di un ente o anche di una persona fisica. Ma allora che senso ha parlare di passività “finanziarie” e non chiamarle passività e basta ? E comunque, anche così, le passività (finanziarie o meno) sono un cosa, la moneta è un’altra e il patrimonio netto un’altra ancora

Qui per una volta ha più logica la posizione dei trattati UE, che si preoccupano del debito pubblico, ma secondo la definizione di Maastricht. Debito che comprende quello che si va a reperire sul mercato, non i crediti fiscali. Debito che quindi NON include, assolutamente NO, la Moneta Fiscale.

In sintesi: la partita doppia dice che i conti devono quadrare, e quindi che a fronte di un movimento in dare ci deve essere un movimento in avere. A fronte di un'attività, che va in dare, ci deve essere qualcosa in avere. Ma questo qualcosa può essere una passività finanziaria, una passività non finanziaria, o qualche altra cosa ancora.

Tutto questo è perfettamente coerente con la partita doppia e con il MGDD di Eurostat. Mentre NON lo è l'intervento di Bagnai.