La Germania
sfora, da parecchi anni, il limite massimo del 6% previsto da trattati
e regolamenti UE per il rapporto tra surplus commerciale e PIL. E lo sfora di
parecchio, raggiungendo sistematicamente livelli dell’8-9%, senza che la
commissione UE si senta in dovere di sollevare il problema.
Ma la Germania,
al contrario di alcuni anni fa, realizza questo surplus in larghissima parte
fuori dall’Eurozona. Il saldo export – import con il resto dell’unione
monetaria europea, che costituiva il grosso dell’attivo fino al 2012, è
attualmente quasi in pareggio.
L’austerità
“prescritta” e adottata dai paesi mediterranei dell’Eurozona – tra cui, anche e
soprattutto, l’Italia – ha calmierato l’export tedesco verso questi paesi. Le
aziende tedesche l’hanno compensato con maggiori esportazioni verso America e
Asia, anche grazie all’indebolimento dell’euro che si è verificato in
concomitanza (a partire da fine 2014) con le aspettative, e poi con l’avvio, del
programma di Quantitative Easing da parte della BCE.
Se il surplus
tedesco sfora i limiti, ma grazie soprattutto all’interscambio extra Eurozona,
è giusto per questo non intervenire sullo sforamento (in quanto non si creano
problemi all’interno dell’unione monetaria europea) ?
No. Un surplus
commerciale molto alto realizzato da un’area economica rilevante, quale è
l’Eurozona, è destabilizzante perché per definizione impone ad altri paesi di
essere in deficit.
E un alto
surplus da parte della Germania, anche se realizzato prevalentemente fuori
dall’Eurozona, implica una delle seguenti due cose.
Se gli altri
paesi dell’unione monetaria europea non sono, nel loro complesso, in deficit
commerciale, deve essere in deficit – e in misura rilevante - il resto del
mondo. In altri termini, il totale dell’Eurozona è in forte surplus, e il resto
del mondo è in forte deficit. Questa è la situazione odierna.
Altrimenti,
l’Eurozona può essere in equilibrio solo a condizione che il surplus tedesco
verso il resto del mondo sia compensato da un deficit (sempre verso il resto
del mondo) degli altri stati membri.
In sintesi:
Prima
possibilità (le cose come stanno oggi): Germania in surplus verso il resto del
mondo ma non verso il resto dell’Eurozona; resto dell’Eurozona complessivamente
in equilibrio; QUINDI resto del mondo in deficit.
Seconda
possibilità (riequilibrio Eurozona verso resto del mondo ma senza che la
Germania accetti di ridurre il suo surplus): Germania in surplus verso il resto
del mondo ma non verso il resto dell’Eurozona; QUINDI resto dell’Eurozona in
deficit verso il resto del mondo.
L’alto surplus
tedesco è, quindi, comunque
destabilizzante, e dovrebbe essere contenuto.
E la Germania
potrebbe tranquillamente agire in questo senso, non (necessariamente) riducendo
le sue esportazioni, ma espandendo la propria domanda interna (per esempio abbassando le tasse o aumentando gli investimenti pubblici) e quindi le
importazioni.
Alcune doverose
precisazioni: non penso proprio che la Germania farà nulla di tutto questo.
Ed è quindi sterile chiederlo: anche perché l’Italia è in grado di uscire dai
vincoli dell’Eurosistema e di risolvere la crisi senza chiedere nulla alla
Germania.
Con emissioni di Moneta Fiscale che rilancino la domanda interna italiana e in parte, nella
misura opportuna, la competitività delle nostre aziende (riducendo il cuneo fiscale effettivo), l’Italia può produrre una notevole ripresa della sua
produzione e della sua occupazione, senza alcun rilevante impatto negativo sui
saldi commerciali esteri (oggi attivi, peraltro, per oltre 50 miliardi
all’anno).
Rimarrà
l’effetto destabilizzante degli squilibri commerciali tra Germania e resto del
mondo: problema che non possiamo risolvere noi, ovviamente, e che costituisce
un punto di dibattito principalmente tra Germania e USA.
Va anche detto
che gli USA sono una grande economia, ed assorbire buona parte di un surplus
tedesco di 250 miliardi all’anno non li entusiasma (anzi) ma è un’inefficienza
con cui possono convivere (che poi lo
vogliano è un altro discorso: ma qui,
ripeto, l’Italia può poco o nulla).
Quanto sopra,
tuttavia, mette in evidenza che è fuori strada chi insiste a dire "l’Italia dovrebbe una buona volta rispettare le regole, come fa la Germania”. Il tema
dei surplus commerciali è una prova (e non certo l’unica) che l’atteggiamento
tedesco nei confronti delle regole UE è molto semplice: le rispetta (e strilla
per richiederne il rispetto) dove le conviene.
Altrimenti, non
si preoccupa neanche più di tanto di contestarle. Le ignora.
Giovanni Greco: Non solo, ma, come insegna Warren Mosler, un surplus commerciale è un deficit in termini REALI, cioè una fuoriuscita di beni e servizi verso l'estero: l'operaio tedesco non produce per se stesso o per altri suoi connazionali, ma per la clientela estera, in cambio di attività puramente finanziarie a beneficio dei suoi datori di lavoro.
RispondiEliminaInfatti mantenere il megasurplus commerciale è interesse non dalla popolazione tedesca nella sua totalità, ma delle elites industriali e finanziarie. Ma sono quelle che prendono le decisioni...
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