mercoledì 1 novembre 2017

Supermercati, buoni sconto e CCF

Piccolo addendum a un post di qualche giorno fa - addendum non (troppo) tecnico ma credo utile per mettere ulteriormente a fuoco la natura non debitoria dei CCF.

S’è visto che i buoni sconto emessi da un’azienda di distribuzione non rientrano nell’indebitamento finanziario. In effetti non sono indebitamento a nessun titolo: i principi contabili internazionali (gli IFRS, International Financial Reporting Standards) non prevedono nemmeno che debbano essere registrati a bilancio.

Nel momento in cui avrà luogo un’operazione di vendita, e il compratore presenterà il buono sconto per ottenere una riduzione del prezzo rispetto al listino, l’azienda di distribuzione registrerà un fatturato pari all’effettivo corrispettivo pagato. Tutto qui.

Del resto, lo stato di salute finanziaria di un’azienda di distribuzione dipende, naturalmente, anche dall’ammontare del suo indebitamento. Ma si parla dell’indebitamento che tale effettivamente è: del debito, in altri termini, che deve essere rimborsato in moneta.

Un’azienda di distribuzione non va in insolvenza perché ha emesso buoni sconto. I buoni sconto sono uno strumento di promozione delle vendite. Può essere, a questo scopo, più o meno efficace: ma non incrementa il rischio finanziario dell’emittente.

Avete mai sentito parlare di una catena di supermercati fallita per aver emesso troppi buoni sconto ???

Lo stesso vale per i CCF. Ed è quindi perfettamente coerente e comprensibile che Eurostat non li consideri debito finanziario.

E del resto, l’architettura dell’Eurosistema è finalizzata a limitare il rischio di insolvenza degli stati membri. Il Fiscal Compact richiede che tutti gli stati membri dell’Eurozona raggiungano il pareggio di bilancio e riducano, gradualmente ma regolarmente, il rapporto tra debito pubblico lordo e PIL fino al 60%.

Lo scopo di questa richiesta è limitare il rischio che singoli stati possano non essere in grado di rifinanziare il proprio debito pubblico, con le prevedibili conseguenze in termini di instabilità e di turbolenze finanziare.

Se uno stato emette CCF e produce una ripresa di produzione, occupazione e PIL, mantenendo nello stesso tempo in equilibrio il saldo tra incassi e pagamenti in euro, ed evitando quindi qualsiasi incremento del debito pubblico (quello VERO, quello che realmente è debito: quello da rimborsare in euro) le finalità del Fiscal Compact risultano conseguite.

Con il “piccolo” effetto collaterale di avviare una significativa ripresa dell’economia, e di risolvere, finalmente, le pesantissime disfunzioni dell’Eurosistema…


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