domenica 21 marzo 2021

Monti e la distruzione della domanda interna

 

Credo sia opportuno chiarire un equivoco, relativo a un’intervista rilasciata da Mario Monti a Fareed Zakaria nel 2012. Intervista molto nota ma molto mal compresa.

Si parla di quando Monti era presidente del consiglio del suo (catastrofico) governo.

Trovate qui il video e il testo. Il punto chiave è il seguente (dal minuto 2:10).

Zakaria: “In Italia, come lei dice, avete fatto più consolidamento fiscale di qualsiasi altro paese. Avete anche realizzato riforme strutturali. Ora, da dove arriverà la domanda ? Serve che qualcuno acquisti i vostri prodotti. State dicendo che la Germania dovrebbe essere il compratore ?”

Monti: “Beh noi stiamo migliorando la nostra competitività grazie alle riforme strutturali. In effetti stiamo distruggendo domanda interna via consolidamento fiscale. Da qui in poi, serve un intervento sulla domanda in Europa, un’espansione della domanda. Come lei ha chiaramente indicato, in Italia abbiamo problemi perché abbiamo ottenuto ottimi risultati sul piano fiscale – ma saranno davvero sostenibili nel lungo termine se il denominatore, il PIL, non cresce ?”.

L’equivoco è che queste frasi di Monti, o più esattamente quella evidenziata, sono state interpretate nel senso che il suo obiettivo fosse distruggere domanda interna per eliminare il deficit commerciale (che in effetti dal 2014 in poi è diventato un robusto surplus, “grazie” al crollo delle importazioni causato, come era logico aspettarsi, dalla violenta contrazione della domanda interna).

La mia opinione è che il (confuso) pensiero di Monti fosse un altro. Nella sua testa, il consolidamento fiscale e le riforme strutturali erano una necessità imprescindibile. Per ottenere una contrazione dei rapporti deficit pubblico / PIL e debito pubblico / PIL, era però ovviamente necessaria anche la crescita del denominatore.

Il consolidamento fiscale invece abbatteva la domanda interna e di conseguenza il PIL. Perché il meccanismo funzionasse, era quindi necessaria un’azione espansiva da parte di altri paesi, in particolare altri paesi dell’Eurozona – primo fra tutti la Germania.

Che cosa ne deduco ? che Monti NON aveva in mente il deficit commerciale come problema, ma il deficit e il debito pubblico. Il consolidamento fiscale li avrebbe fatti calare A CONDIZIONE CHE la domanda interna persa in Italia fosse sostituita da domanda esterna. Il che richiedeva, come detto sopra, una forte azione espansiva da parte dei nostri principali partner commerciali. Leggasi in primo luogo Germania. Ma la finalità non era la sistemazione dei conti con l’estero, bensì la riduzione dei saldi passivi del bilancio pubblico.

Questo assolve Monti ? no, per niente. Per due ragioni.

La prima è che la riduzione del deficit e del debito pubblico è un obiettivo sbagliato se si tenta di raggiungerlo in un contesto economico depresso; e l’Italia era ancora in quella situazione al momento dell’avvento di Monti, in quanto soffriva dei postumi della crisi finanziaria mondiale del 2008.

In secondo luogo, la repressione della domanda interna era, come detto, controproducente ANCHE ai fini del riequilibrio delle finanze pubbliche, SE NON accompagnata da una forte azione espansiva proveniente dall’estero. E questa azione espansiva chi mai aveva dato assicurazioni a Monti che sarebbe stata effettuata ? nessuno, tantomeno i tedeschi.

Anche accettando il concetto (in realtà sbagliato) che l’accoppiata contrazione domanda interna / espansione domanda estera fosse la strategia migliore, Monti ha attuato la prima parte senza poter intervenire sulla seconda. Ne è risultata la peggior catastrofe economica della storia del nostro paese, quantomeno dall’unità d’Italia in poi.

Il mio giudizio su Monti quindi è pesantemente (con tutti i superlativi possibili) negativo. Ma mi sembra utile chiarire che il suo scopo NON era quello di riequilibrare i conti con l’estero, ma di risolvere un (presunto) problema di finanza pubblica. Questo, perlomeno, è quanto risulta sulla base di quell’intervista.

 

4 commenti:

  1. Luca Pieroni: Dal decreto di venerdì non mi pare che la musica sia cambiata di molto. La domanda interna non verrà certo sostenuta da quelle misure. Inoltre le stesse producono perdita di competitività laddove all'estero non devono preoccuparsi di stare in piedi avendo ricevuto copiosi contributi e possono essere aggressivi anche sul fronte dei prezzi oltre che da una operatività recuperata. Lasciamo stare il tema della disparità sociale (da cui il calo della domanda interna) che pare non interessi a nessuno. Come disse Einaudi, "gli italiani la risolveranno a prescindere da quanti danni continuiamo (... noi politici) a procurare. E lo disse Einaudi che aveva ben poco da biasimarsi.

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    1. Secondo me Einaudi aveva invece molto da biasimarsi - era un antikeynesiano - ma questo è un altro discorso. Sul resto sono d'accordo.

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  2. Mario Massimiliano Fornaro: Al tempo fu quasi osannato perché lo Spread calava ...

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    1. Osannato dai media di regime ma solo da quelli. Tra l'altro lo spread prima è calato ma poi si è ri-impennato e solo il whatever it takes di Draghi l'ha poi fatto scendere definitivamente. Il disastro dell'economia reale invece ahinoi è rimasto.

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