Di tanto in tanto, qualche politico se ne esce con la scoperta che se l’economia italiana è bloccata da dieci anni abbondanti, una ragione (forse la principale ?) è che il risparmio “giace inattivo sui conti correnti”.
Cito dati a memoria giusto per avere in mente qualche ordine di grandezza: l’ultima volta che ho controllato, i depositi dei residenti italiani presso il sistema bancario erano pari a circa 1.700 miliardi, mentre le attività finanziarie totali (che includono anche titoli di Stato, fondi d’investimento, obbligazioni societarie, titoli di credito di vario tipo, partecipazioni azionarie) erano nell’intorno di 5.000.
Bene, definire quei 1.700 miliardi “soldi congelati” sembra implicare che se quell’ammontare diminuisse, l’economia riceverebbe una spinta, un’iniezione di vitalità. E che i depositi siano soldi inattivi, in quanto tesaurizzati.
Dal che si deduce (non è una novità) che la partita doppia è una disciplina scarsamente nota a molti politici.
Ci sono tre vie (che non si escludono l’una con l’altra) tramite le quali l’economia può rivitalizzarsi (a prescindere dalla riapertura delle attività che arriverà, si spera presto, quando termineranno le restrizioni introdotte per fronteggiare la crisi Covid).
La prima è la crescita del deficit di bilancio pubblico: lo Stato aumenta la spesa o diminuisce le tasse, e quindi immette potere d’acquisto nel sistema economico.
La seconda è l’espansione del credito: le banche aumentano i finanziamenti erogati, e anche questo accresce il potere d’acquisto di famiglie e aziende (anche se, in questo caso, a fronte di una crescita del debito privato, da rimborsare a scadenza).
La terza è l’aumento del surplus commerciale: la differenza tra esportazioni e importazioni si accresce, grazie a miglioramenti di competitività delle aziende e/o a una più forte domanda netta estera.
Se si verificano una o più delle tre cose sopradescritte, le attività finanziarie possedute dai residenti italiani non diminuiscono, ma al contrario aumentano. Dovrebbe quindi essere chiaro che veder scendere i depositi bancari non è affatto un indice di vitalità dell’economia, e vederli salire non è qualcosa di cui preoccuparsi.
Se quanto detto sopra non vi è chiaro, può essere utile un’ulteriore riflessione. Fatta salva la modesta (in valore) quota di transazioni che viene regolata in contanti, se gli scambi nell’ambito dell’economia – le compravendite di beni, servizi e attività finanziarie - aumentano, significa qualcuno preleva soldi dai propri depositi bancari e li usa per pagare qualcun altro, accreditando il conto corrente di quest’ultimo.
L’ammontare di depositi bancari non corrisponde a soldi che “rimangono congelati”. Se gli scambi all’interno dell’economia si accrescono, i saldi attivi presso le banche rimangono esattamente gli stessi. Qualcuno preleva ma per pagare qualcun altro, che automaticamente accresce i suoi depositi.
Inoltre, se si espande il credito bancario, i saldi attivi aumentano. Se mi erogano un mutuo, immediatamente si accrescono i miei depositi presso la banca. Certo, quei soldi li uso subito, in genere per comprare una casa. Il che vuol dire che il deposito incrementale non sarà più mio ma sarà trasferito al venditore. Ma sempre di un deposito incrementale si tratta.
Molti politici
queste cose non le capiscono perché non vanno oltre i luoghi comuni. Fate una
riflessione in più: eviterete parecchi errori e parecchie trappole dialettiche.
Marco Sertore: Come sempre il suo articolo è eccezionale. Questo ci voleva proprio. Fino a cinque minuti fa prima di leggerlo ero come quei politici...
RispondiEliminaTroppo buono... l'economia non è complicata, ma spesso è controintuitiva.
EliminaRilancio citandoti
RispondiEliminaOttimo !
EliminaIo sono NAZIONALISTA ma dare il benestare all autoproclamato Principato di Seborga in Liguria e creare un mini paradiso fiscale stile Cayman o Irlanda o paesi bassi per poi dividersi i proventi tra Seborga staterello sotto l'Italia e l'Italia stessa non sarebbe una cattiva idea ci sarebbe un giro d affari di decine di miliardi che anziché andare alle Cayman o a Panama o in altri paradisi fiscali rimarrebbero in Italia che ne pensa !?
RispondiEliminaLuco
Un'ideuzza interessante. Noi siamo contro i paradisi fiscali ma se non eliminate i vostri, allora per reciprocità ci facciamo il nostro... niente male come arma di pressione. Ci vorrebbe "solo" un governo che faccia l'interesse del paese.
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