mercoledì 13 aprile 2022

Francia: l’elettorato è diventato anti-establishment ?

 

I risultati del primo turno delle presidenziali francesi hanno dato luogo a diverse interpretazioni.

Da un lato, si è sottolineato lo spostamento degli elettori verso posizioni anti-establishment.

Dall’altro, si fa notare che dei tre principali candidati – Macron, Le Pen e Mélenchon – è proprio Macron, il candidato establishment per eccellenza, ad aver ottenuto la maggior crescita di consensi. 

In effetti Macron è salito dal 24% al 27,8%, Marine Le Pen dal 21,3% al 23,2% e Mélenchon dal 20% al 22%.

Quest’ultimo punto è corretto, ma non racconta tutta la storia. La crescita di Macron è stata, in buona sostanza, prodotta dalla devastante erosione dei consensi subita dai due tradizionali “pilastri del sistema”, i repubblicani (crollati dal 20% al 4,8%) e i socialisti (dal 6,4% all’1,8).

Marine Le Pen è invece salita nonostante la comparsa sulla scena di Zemmour, che pur ottenendo un risultato inferiore alle attese ha comunque raggiunto il 7,1%.

Una riflessione più completa può essere effettuata sommando i voti di tutti i candidati classificabili come anti-establishment.

Nel 2017 avevamo:

Anti-establishment di destra: Le Pen + Dupont-Aignan + Asselineau = 21,3% + 4,7% + 0,9% = 26,9%

Anti-establishment di sinistra: Mélenchon + Poutou + Arthaud + Cheminade = 19,6% + 1,1% + 0,6% + 0,2% = 21,5%.

Quindi anti-establishment 48,4%, establishment (per differenza) 51,6%.

Nel 2022 la situazione è diventata:

Anti-establishment di destra: Le Pen + Zemmour + Dupont-Aignan = 23,2% + 7,1% + 2,1% = 32,4%.

Anti-establishment di sinistra: Mélenchon + Roussel + Poutou + Arthaud = 22,0% + 2,3% + 0,8% + 0,6% = 25,7%.

Quindi anti-establishment 58,1%, establishment 41,9%.

Lo spostamento verso l’anti-establishment effettivamente c’è, ed è tutt’altro che marginale: dieci punti.

Tutto questo fa differenza ? con ogni probabilità, non sul risultato finale delle elezioni presidenziali. Al ballottaggio, come cinque anni fa si sfideranno Macron e Le Pen. L’esito sarà più equilibrato rispetto al 2017, quando finì 66,1% a 33,9%.

Ma non fino al punto da ribaltare l’esito. Marine Le Pen, al 32,4% dell’anti-establishment di destra potrà aggiungere – si stima – forse un terzo dell’anti-establishment di sinistra. Diciamo otto-nove punti, che la porterebbero al 41%.

Forse un altro 8% dell’anti-establishment di sinistra potrebbe astenersi al ballottaggio. Col che il 41% di Marine Le Pen salirebbe automaticamente a 41 / 92 = 44,5% circa.

Non è da escludere che un 1-2% arrivi dai Repubblicani, crollati al primo turno, come detto, al 4,8% (rispetto al 20% ottenuto da Fillon nel 2017). E sul piano aritmetico una piccola spinta a Marine Le Pen potrebbe essere fornita da tassi di astensione più alti, presso l’elettorato filo-establishment, rispetto all’anti-establishment di destra.

In definitiva, anche la combinazione di fattori, tra quante ragionevolmente possibili, più sfavorevole a Macron lo vede vincente. Con qualcosa tipo quattro punti di margine, 52% - 48%.

Per ipotizzare un esito finale diverso bisogna immaginare un’ondata lepenista maggioritaria presso i melenchoniani. E francamente questo mi sembra fuori dalla realtà.

Certo, Macron si è indebolito. Certo, il suo indebolimento potrebbe produrre una maggioranza fragile in occasione delle elezioni parlamentari, che si terranno a giugno, e quindi difficoltà nella sua futura azione di governo.

Ma avremo comunque – cioè avranno i francesi – Macron per altri cinque anni. Anche se una percentuale di elettori nettamente maggioritaria, e in forte crescita rispetto al 2017, preferirebbe di gran lunga un presidente diverso. Ma funzionerà ancora, a suo favore, la spaccatura dell’anti-establishment tra destra e sinistra.

2 commenti:

  1. Che differenza c'è tra debito pubblico e privato e è vero che quello italiano è più basso degli altri principali paesi in Europa e nel mondo, e perché ci si specula di meno ?

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    1. Il debito pubblico è quello delle istituzioni governative o sovranazionali, il debito privato è tutto il resto (mutui ipotecari, finanziamenti al consumo, debiti aziendali ecc.). Vero, il debito pubblico italiano è alto ma il debito privato è tra i più bassi non solo in Europa ma in tutto l'OCSE. Si specula anche sul debito privato quando è in forma di obbligazioni scambiate sul mercato, ma spesso non è debito in forma di titoli ma di finanziamenti non destinati al trading, e la speculazione in quest'ultimo caso è difficile da attuare.

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