“La risposta al problema dev’essere europea”, questo è uno dei ritornelli preferiti degli eurofili / euroentusiasti. Alla domanda “europea perché ?” (fatto salvo che per “Europa” intendono, come di consueto, “UE”) la risposta è chiara, semplice e sbagliata.
La risposta dev’essere unita e determinata (dicono) da parte di ventisette paesi che agiscono “come un sol uomo”, perché è ovvio, è chiaro, è incontrovertibile che in ventisette uniti si ottengono cose che in ventisette separati non sarebbero possibili.
La risposta è chiara, semplice, ma sbagliata, per almeno un paio di ragioni.
Quando ci si mette insieme in parecchi, A VOLTE (non sempre) si crea un effetto di sinergia, ma ALTRE VOLTE (anzi sempre) si creano problemi di coordinamento. Detto altrimenti, se anche c’è la volontà di spingere tutti nella stessa direzione, parecchio tempo deve essere dedicato a fare in modo che gli sforzi siano effettivamente incanalati in modo da ottenere effetti migliori, per ognuno dei singoli, di quelli conseguibili da soli. E non necessariamente ci si riesce.
Ma, peggio ancora, spesso e volentieri la volontà di spingere tutti nella stessa direzione non c’è, perché opinioni, interessi e volontà politica divergono. L’euro è una moneta debole per la Germania e avvantaggia la competitività tedesca, è una moneta forte per l’Italia e svantaggia la competitività italiana. L’immigrazione clandestina è un problema grave per i paesi UE di frontiera, molto meno per gli altri. L’(eventuale) embargo al gas russo sarebbe un danno pesantissimo per tedeschi e italiani, decisamente meno per i francesi che hanno il nucleare.
Il ruolo della UE, in altri termini, dev’essere sussidiario e non predominante. La UE deve agire quando è chiaro al di là di ogni ragionevole dubbio che il suo intervento consente di ottenere cose che a tutti i ventisette interessano, e che in ventisette uniti e compatti si ottengono meglio rispetto ad agire isolati.
SOLO a queste condizioni attivare la “risposta europea” ha un senso.
Altrimenti la UE
finisce per restare quello che è sempre stata: un potentissimo strumento per
creare burocrazia, diseguaglianze e inefficienze.
Nico Borzone: Concordo. Mi permetto aggiungere, secondo mia personale esperienza, che quando si vogliono unire due realtà distinte il risultato è una differenza più spesso che una somma. Quando più di due è il nulla.
RispondiEliminaDalle fusioni si perde più spesso di quanto si guadagni, in altri termini.
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