Ma è così difficile far ragionare chi si preoccupa del “finanziamento del deficit” e del “drenaggio di risorse finanziarie che rischiano di non lasciare spazio agli investimenti produttivi” ?
Preoccuparsi di questi “problemi” equivale a credere che le economie funzionino ancora in regime di “moneta-merce”, di cui l’esempio classico è il gold standard.
Se l’unica moneta esistente fosse l’oro, lo Stato naturalmente non potrebbe metterla in circolazione in quantità superiore alle riserve aurifere che possiede. E se non le avesse, dovrebbe farsele prestare da qualcuno.
Ma il regime aureo è scomparso totalmente dal mondo nel 1971, con la fine degli accordi di Bretton Woods.
Oggi, quando lo Stato fa deficit, cioè quando spende più di quello che tassa, NON ha il problema né di “reperire risorse finanziarie” né di “drenare risorse che altrimenti verrebbero utilizzate per altri impieghi”.
Al contrario. Lo Stato, spendendo più di quanto tassa, IMMETTE risorse finanziarie nel sistema privato.
Se esagera, può sorgere un problema di inflazione. Ma il finanziamento del deficit non è MAI un problema.
Si pretende che lo sia solo perché lo Stato si impone limitazioni prive di senso economico, al punto di demandare l’emissione di moneta a banche centrali “indipendenti” (da che cosa ? dal controllo democratico) o, nel caso della BCE, addirittura sovranazionali.
Il finanziamento del deficit pubblico è semplicemente
un problema inventato ad arte. Allo scopo di strumentalizzarlo e di limitare la
sovranità popolare su una funzione fondamentale per la corretta gestione dell’economia.
Domenico Preziosi: la tua analisi mette in luce contraddizioni importanti del sistema attuale, ma la difficoltà nel convincere chi la pensa diversamente spesso deriva non solo dalla comprensione economica, ma anche da convinzioni politiche e culturali radicate.
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